I dieci migliori film del 2018 secondo Film.it
Cold War, di Pawel Pawlikowski
Quali sono i dieci migliori film usciti nel 2018? La scelta è difficile, come lo è sempre. Di grandi film ne escono tanti in un anno, ed è dura includerli tutti in una lista di appena dieci. Perciò tenete presente che questa Top Ten è molto soggettiva e risente dei gusti della nostra redazione. Ma pensiamo che possa essere un'ottima guida per iniziare a recuperare i titoli che vi siete persi nel 2018. La lista include, in ordine alfabetico, solo film usciti effettivamente in Italia nel corso dell'anno. Di quelli già usciti nei Paesi d'origine, ma non ancora da noi, tratteremo, se necessario, nella Top Ten dell'anno prossimo...
Iniziamo da Cold War. Quando è stata l'ultima volta che avete visto al cinema una grande storia d'amore? Cold War è la risposta a questa domanda. Da una parte un film che sembra venuto fuori da un buco nero collegato agli anni Cinquanta, dall'altra una grande opera cinematografica necessaria per i tempi che corrono. Non un mattone, anzi un film puro e chiaro, semplice per come racconta la forza dei sentimenti dei suoi protagonisti. Il polacco Pawlikowski ci apre gli occhi su un qualcosa che stiamo perdendo di vista: le nostre emozioni, il contatto con i nostri sentimenti e il tocco degli altri esseri umani. Un capolavoro.
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Dogman, di Matteo Garrone
Senza dubbio il miglior film italiano dell'anno, Dogman è un racconto allo stesso tempo onirico e viscerale. Matteo Garrone torna in forze a raccontare la violenza delle periferie, il disagio, gli emarginati. Marcello Fonte è un'incredibile rivelazione, in un'opera asciutta, scarna e potente.
La forma dell'acqua, di Guillermo del Toro
Un Leone d'Oro che, al termine di Venezia 2017, ha sorpreso un po' tutti. Ma non per la qualità del film, quanto perché, di solito, il cinema di genere non viene troppo considerato nel palmares di grandi festival. Eppure La forma dell'acqua merita tutte le lodi ricevute. Al di là di una sceneggiatura che a volte è fin troppo schematica, il film è una fiaba toccante che ribalta la visione degli anni '50 americani come epoca d'oro, per raccontare ancora una volta (come sempre nel cinema di Guillermo del Toro) storie di emarginati, migliori e più nobili della classe dominante.
Hereditary: Le radici del male, di Ari Aster
Il male serpeggia tra i personaggi di Hereditary e anche dall'altra parte dello schermo, sotto i nostri piedi. L'horror cult di Ari Aster è un film gelido e terrificante che ci avvolge con una coperta di paura e non ci lascia andare. L'inquadratura finale di Toni Collette rimane a tormentare la nostra mente anche mesi dopo la visione del film. Viva il cinema horror che non ha bisogno di alzare il volume per tormentare chi sta a guardare. Disagio post-visione garantito.
Mektoub, My Love: Canto uno, di Abdellatif Kechiche
Come nel cinema di Richard Linklater, Abdellatif Kechiche azzecca l'andamento erratico della vita vera in questo piccolo capolavoro. Mektoub, My Love racconta l'estate di un giovane aspirante sceneggiatore, che torna nella sua cittadina natale nel sud della Francia. Tra amore, sesso, amicizia e frustrazioni giovanili, non succede realmente nulla, eppure succede tutto.
Mission: Impossible - Fallout, di Christopher McQuarrie
Un film di Tom Cruise è garanzia di spettacolo e di carisma da star. Il sesto capitolo di Mission: Impossible mantiene queste premesse. E sorprende anche. Non solo perché si tratta del franchise action più efficace sulla piazza, ma anche perché, dopo sei film, la saga ha ancora qualcosa da dire. È in grado di osare e raccontare per la prima volta l'uomo dietro il maschio alpha protagonista di queste storie. Fallout è una giostra cinematografica, un concentrato di adrenalina efficace al 100% se visto con il massimo della risoluzione audio/video. Ecco una saga sempre in grado di superarsi ad ogni capitolo.
A Quiet Place, di John Krasinski
Roma, di Alfonso Cuaron
Ancora un Leone d'Oro, il primo vinto da un film Netflix. Che prova una volta per tutte che i "film Netflix" altro non sono che "film". Possono essere brutti o belli, o bellissimi, come in questo caso. Cuaron torna nel suo Messico per raccontare una storia semi-autobiografica, ambientata nella Città del Messico dei primi anni '70. Una storia intima che non rinuncia allo stile magniloquente e perfettamente orchestrato di uno dei registi più geniali in circolazione.
Tre manifesti a Ebbing, Missouri, di Martin McDonagh
Dopo In Bruges e 7 psicopatici, Martin McDonagh firma un'opera terza di enorme maturità. Scritto e diretto con mano sicura da McDonagh, Tre manifesti a Ebbing, Missouri rivolge il suo sguardo a un'America di provincia, apparentemente pacifica eppure attraversata dalla stessa violenza delle grandi città. Una violenza insita nel DNA delle persone. Grandissimi Frances McDormand e Sam Rockwell, entrambi premiati con l'Oscar, ma anche Woody Harrelson dà un'interpretazione esemplare.
Tully, di Jason Reitman
Charlize Theron mamma di tre figli molto vicina all'esaurimento e alla depressione. Così la troviamo nell'ottimo film di Jason Reitman, passato in sala più veloce di una meteora. Il regista di Juno e Tra le nuvole ritrova Diablo Cody in sceneggiatura e ci regala un film "scomodo”, che non ha paura di raccontare il lato oscuro della maternità e che si avventura in un epilogo molto rischioso, dal quale esce a testa alta. Il meglio del cinema americano di quest'anno.