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Hereditary - Le radici del male, la recensione dell'horror che vi entrerà sotto la pelle

Le immagini e le atmosfere dell'ottimo film di Ari Aster potrebbero rimanere nella vostra mente e tormentarvi a lungo

29.07.2018 - Autore: Pierpaolo Festa
Aprite le porte a Hereditary - Le radici del male e avrete paura. Non ci riferiamo solo a quei brividi, grandi o piccoli, che ci costringono a chiudere gli occhi durante la visione: non sono niente in confronto al senso di disturbo che il film lascia sulla pelle anche settimane dopo averlo visto.

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Sul momento rimaniamo come ipnotizzati a guardare l’orrore che invade lo schermo e sequenze in cui l’equilibrio della “normalità” viene spezzato per fare spazio a momenti di vero brivido. Attimi come la scena in cui un personaggio brucia vivo sono solo un paio di manifestazioni chiare di un senso di disagio molto più profondo che questo film, un’opera prima, provoca nello spettatore.
 
Nel corso di due ore piene il male crea un percorso, serpeggiando avanti e indietro dallo schermo alla sala, mostrandosi di sfuggita ai nostri occhi fino a un epilogo in cui raggiunge la piena visibilità. L’ambizione del regista Ari Aster lo porta a confrontarsi con Rosemary’s Baby: seppur usando il cult di Polanski come cianografia, Hereditary trova la sua strada. Non sempre si ha la possibilità di vivere una potente esperienza horror al cinema, quella di un film che ti entra sotto la pelle: Hereditary ci riesce. Sullo schermo assistiamo al manifestarsi del male attraverso rituali, sedute spiritiche e chiare enunciazioni demoniache. Per un po' ci si ritrova in preda a risate da tic nervoso che reagisce all'horror, ma questa sensazione ha breve durata. Quando è il male a sorridere davvero allora la musica cambia. Sono tante le immagini del film che tornano a tormentarci: un personaggio perde litri di sangue ma reagisce alla cosa con un'espressione allegra, un uomo nudo emerge lentamente dal buio. Questi "quadri" non si dimenticano, così come la teoria che il film sostiene: meglio diffidare perfino dei familiari più vicini. 



Aster racconta la caduta nella follia dei suoi protagonisti e non ha paura di affidare lo spettatore a personaggi che devono confrontarsi con la parte peggiore di sé stessi. Ecco dunque una madre che dichiara al figlio più grande di non averlo mai voluto: la scena è scioccante e Toni Collette è spaventata mentre pronuncia quelle battute. Spaventosa soprattutto. L’attrice australiana appare in quasi tutte le scene del film, in prima linea davanti alla distruzione della sua famiglia: vent'anni fa lanciava la sua carriera con la nomination all'Oscar per Il sesto senso (migliore attrice non protagonista), per questo ruolo meriterebbe una nuova occasione alla statuetta dell'Academy. 

Pauroso, furbo (per come rimaneggia una storia certamente non originale e per il modo in cui ci viene venduto: come "film più spaventoso dell'anno") Hereditary è potente e potrebbe rimanere scolpito tra gli horror di Hollywood più interessanti di questo secondo decennio del ventunesimo secolo. 

Hereditary - Le radici del male è distribuito nei cinema da Key Films/Lucky Red