

Magic Mike

Magic Mike è uno spogliarellista di successo, ma nonostante i soldi e le donne non gli manchino vuole qualcosa di più. La sua cambia quando incontra Paige, una ragazza che potrebbe convincerlo a lasciarsi alle spalle quella vita.

Quello che è mancato alla stragrande maggioranza dei film di Steven Soderbergh è l'equilibrio tra la sua parte “seria”, tendente ad indagare le
contraddizioni sociali e politiche del nostro oggi, e il suo lato invece
più scanzonato e convincente, messo in evidenza in film come Out of Sight e la trilogia dedicata al furfante Danny Ocean.
Ciò che rende il suo ultimo Magic Mike uno dei suoi lungometraggi più riusciti è dunque il singolare
equilibrio che l'opera trova tra le parti più leggere e sfrontate e
l'analisi lucidissima ma mai moralistica su ciò che è oggi in America (e
quindi nella società occidentale?) la cultura dell'esibizione.
Soderbergh riesce a mettere in scena con ironia la versione
contemporanea dell'uomo-oggetto, ma allo stesso tempo è impassibile e
lucidissimo nel raccontarci che oggi la società statunitense vive un
momento di confusione economica, sociale, sessuale e psicologica che
rischia di tramortirla.
I vari personaggi messi in scena, senza diventare vuote metafore o
peggio ancora macchiette, rivelano ognuno alcuni degli aspetti sopra
indicati. Ad esempio la contrapposizione concettuale tra il gestore del
“wild bunch” di spogliarellisti Matthew McConaughey e il miglior performer della squadra Channing Tatum è sottile, precisa, sapientemente orchestrata fino al bel finale. Anche
il rapporto tra il professionista più navigato e il giovane entusiasta
che si lascia affascinare dai soldi facili, dalle donne e dalla vita
notturna, evita in questo modo di scadere nel didascalico.
Di Magic Mike alla fine rimangono impressi i dettagli che raccontano con
verità lo stato alterato in cui si trovano a vivere i protagonisti del
film. Le scene in cui Mike, ogni sera, stira e raggruppa le banconote
che ha guadagnato è la testimonianza riflessa di un'America che non riesce a vedere oltre l'oggi e cerca di accumulare senza produrre piani che possano garantirle
stabilità in futuro. Dietro le esibizioni, le luci sfavillanti, i locali
in festa e le belle donne, il domani è più che incerto.
Soderbergh dà il meglio delle sue capacità registiche nei numeri di
spogliarello, orchestrati come veri e propri momenti musical che
funzionano a dovere. Tutti i protagonisti maschili sono in parte e hanno
la presenza fisica necessaria ai ruoli. Meritevole di segnalazione è soprattutto McConaughey,
carismatico e affascinante, ma anche Tatum sta dimostrando di avere
presenza scenica. Magic Mike va visto senza preconcetti, perché sotto la
superficie della commedia c'è una parabola per niente conciliatoria sul
momento di incertezza che stiamo vivendo.