Ogni volta è la stessa storia. Esce un film violento e, prima ancora di vederlo, molti si scatenano a fare supposizioni sul suo impatto sulla società, prospettando scenari da incubo in cui persone altrimenti placide vengono spinte ad azioni violente. È un dibattito che in genere arriva dall'America, dove c'è un problema molto più grosso, il controllo delle armi, che non viene mai affrontato direttamente. Si preferisce invece cercare dei capri espiatori, e Joker, il film di Todd Phillips che ha vinto il Leone d'Oro ed esce in questi giorni in tutto il mondo, è il capro espiatorio perfetto.
L'opinione pubblica è in buona parte lanciata verso una condanna preventiva del film, specialmente dopo che (in maniera molto corretta, va detto) le famiglie delle vittime di Aurora hanno scritto alla Warner Bros. per chiedere che prenda una posizione sul gun control. Ricordate la strage di Aurora? Fu perpetrata da un pazzo in un cinema del Colorado, durante una proiezione de Il cavaliere oscuro – Il ritorno. In quel caso fu più difficile scagliarsi contro il film: era il terzo capitolo di una saga d'autore molto apprezzata, incentrata su un eroe. Joker, invece, è accusato di dipingere un ritratto positivo di un maniaco omicida.
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In realtà non è così: l'Arthur Fleck di Joaquin Phoenix diviene sì un simbolo nel film, ma non certo di qualcosa di positivo. E il discorso è più complesso, e ha a che fare con l'insorgere dei movimenti populisti. Ne abbiamo ampiamente parlato nella nostra recensione.
Eppure l'opinione pubblica è una forza inarrestabile. E, quando prende di mira un film, il dibattito è destinato a non fermarsi per un bel pezzo. Almeno fino al prossimo film controverso. Ecco dunque dieci pellicole che hanno avuto lo stesso effetto, scatenando infinite discussioni sui limiti della violenza e la censura sul grande schermo.
Il classico di Stanley Kubrick è uno dei più violenti film mai fatti. Kubrick la intendeva come satira sociale contro il pericolo del neo-totalitarismo. Eppure la sua natura controversa portò la censura britannica a ritirarlo dalle sale, dopo un paio di casi di violenza in parte ispirati dal film.
Quando il film di Michael Winner uscì, a metà anni '70, la violenza dilagava per le strade delle metropoli americane. L'architetto vigilante di Charles Bronson divenne l'icona di una fantasia di rivincita borghese contro le mele marce ai margini della società Al di là del fatto che il film è ancora oggi un thriller magistrale, in effetti il messaggio è piuttosto controverso, e fu molto osteggiato dalla critica dell'epoca.
L'angosciante film di Pier Paolo Pasolini costò al produttore Aurelio Grimaldi una condanna per oscenità (poi revocata) e ispirò la rappresaglia di un gruppo di neofascisti in un cinema di Roma. Dopo una serie di traversie legali, che portarono anche alla distribuzione di una versione censurata del film, la Corte di Cassazione si pronunciò per la libera circolazione di Salò nel 1978.
Il capolavoro di Martin Scorsese è uno dei pochi film ad aver effettivamente “ispirato” un atto di violenza. John Hinckley Jr. attentò, nel 1981, alla vita del presidente Ronald Reagan, a detta sua per attirare l'attenzione di Jodie Foster, star del film da cui era ossessionato.
Come Salò, anche Cannibal Holocaust di Ruggero Deodato fu accusato di oltraggio al buon costume. Durante il processo, che risultò inizialmente nella condanna di Deodato, dello sceneggiatore Gianfranco Clerici, dei produttori e del distributore a quattro mesi di reclusione, il regista fu costretto a convocare i quattro attori protagonisti (tra cui Luca Barbareschi) per dimostrare che erano ancora vivi.
Soggetto di Quentin Tarantino, regia di Oliver Stone per uno dei più dissacranti pezzi di satira sulla violenza nella società americana e sulla spettacolarizzazione della stessa da parte dei media mai realizzati. Un film a cui certamente Todd Phillips ha guardato quando ha scritto Joker. Entrambi sono stati attaccati per le stesse ragioni, l'eterno equivoco per cui la rappresentazione esplicita della violenza al cinema viene ogni volta scambiata per la sua apologia.
Mel Gibson non è certo un regista sottile, ma l'intuizione de La passione di Cristo è folgorante. Nessuno aveva mai trattato la Passione come un horror, ma è innegabile che le torture degli antichi romani fossero più simili a quelle inflitte al pover Jim Caviezel che alla versione edulcorata mostrata generalmente. Comunque, un film che scatenò eterne polemiche anche in seno ai fedeli.
Il più celebre film di Eli Roth e quello che forse è il più iconico tra i torture porn, quel sottogenere horror che mostra le torture nella maniera più esaustiva ed esplicita. Per sua stessa natura, un film che provoca reazioni estreme nel pubblico, e dunque nell'opinione pubblica.
A Serbian Film (2010)
Bandito in diversi stati e attaccato per la sua spesso gratuita rappresentazione di necrofilia, pedofilia, pornografia e abusi sui minori, A Serbian Film di Sr?an Spasojevi? è effettivamente una patata bollente. Il regista lo intende come una parodia del politicamente corretto che domina il cinema serbo di oggi, ma il tema dell'attacco al politicamente corretto può avere derive gravi (come il populismo).
The Hunt (2019)
Ecco un film che non è nemmeno uscito. Prodotto dalla Blumhouse del guru del cinema di serie B Jason Blum, The Hunt è, nella vena de La notte del giudizio, un thriller politico che racconta di una caccia all'uomo organizzata da ricchi liberal annoiati. Di certo si tratta di un'opera che fa dell'ironia e della satira la sua arma, e che comunque si poggia su un canovaccio vecchissimo (quello de La pericolosa partita, classe 1932). Eppure questo non ha impedito che venisse rimandato a data da destinarsi dopo le due stragi ravvicinate di Dayton, Ohio, ed El Paso, Texas, e le relative polemiche.
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