Quanto è pericoloso un film come Joker? Le vittime di Aurora scrivono alla Warner Bros.

Un uomo disturbato si impossessa di un’arma da fuoco e da quel momento porta caos e follia a Gotham City. Questa è la premessa di Joker, un viaggio nella psicosi per raccontare le origini del celeberrimo villain dei fumetti DC. Un “cine-comic” che si fa pioniere di uno scatto ulteriore nell’evoluzione autoriale di questo genere di film: non solo perché ha vinto il Leone d’oro a Venezia, ma anche perché uscirà negli USA con il divieto ai minori di diciotto anni, e farà comunque una barca di soldi in tutto il mondo. Manca una settimana all’arrivo nelle sale del film con Joaquin Phoenix e la paura in America è che quest’opera riot che riflette sul malcontento sociale odierno potrà ispirare altri psicopatici e provocare altre tragedie. 

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Eventi come la strage di Aurora in Colorado, avvenuta il 20 luglio del 2012 durante una proiezione di mezzanotte de Il cavaliere oscuro – Il ritorno. Una tragedia in cui hanno perso la vita dodici persone e settanta sono rimaste ferite in seguito all'attacco perpetrato da un uomo armato. Sono proprio le vittime di Aurora e i loro familiari a farsi avanti con una lettera, chiamando in causa Warner Bros, studio che distribuirà Joker in tutto il mondo. 

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La letterà è stata firmata da Sandy e Lonnie Phillips, coppia che nella strage di Aurora ha perso la figlia ventiquattrenne Jessica Ghawi; Theresa Hoover, madre del diciottenne Alexander J. Boik ucciso nel cinema; Heather Dearman, la cui cugina ha perso un figlio ancora non nato e una bambina di sei anni; Tiina Coon, il cui figlio è stato testimone della strage. Sono stati loro a criticare la scelta dei realizzatori di aver creato una origin story in grado di suscitare le simpatie del pubblico “una cosa che ci ha provocato dei dubbi”. 

 

Sebbene la lettera supporti il diritto della Warner di girare il film e sposi totalmente il diritto alla libertà di parola ed espressione artistica, i familiari delle vittime chiedono allo studio di agire e unirsi al movimento per il controllo delle armi, evitando di appoggiare candidati politici che ricevono fondi da associazioni come la National Rifle Association (NRA).  

 

La risposta della Warner non si è fatta attendere: “La violenza legata alle armi nella nostra società è un tema urgente - si legge in un comunicato ufficiale - Inviamo il nostro più profondo affetto a tutte le vittime e alle famiglie coinvolte in queste tragedie. La nostra compagnia ha una lunga storia di donazioni alle vittime di violenze, incluse quelle di Aurora. Nelle ultime settimane ci siamo uniti ad altri leader del settore per spingere i decisori politici (...) ad affrontare questa epidemia. La Warner Bros. crede che uno degli scopi del raccontare storie sia quello di creare conversazioni difficili attorno a temi complessi. Non abbiate dubbi: né il personaggio di finzione del Joker né il film costituiscono un sostegno alla violenza che accade nel mondo reale. In alcun modo. Non sono queste le intenzioni del film, dei realizzatori o dello studio: questo personaggio non è un eroe". 

 

Anche Todd Phillips, regista del film, è intervenuto sull’argomento dichiarando ai microfoni di IGN: “Questo film parla dell'assenza dell'amore, dei traumi infantili e della mancanza di compassione nel mondo. Credo che le persone possano accettare questi messaggi”. 

Di certo la discussione generata dalle vittime di Aurora e proseguita dallo studio è vitale e urgente. Occorre anche ricordarsi che non è il cinema a creare mostri. Ma quei mostri hanno più possibilità di agire all'interno di un ambiente in cui qualcuno può acquistare un AK-47 online con un paio di centinaia di dollari.