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I film più deludenti del 2019 secondo Film.it

Quali sono oltre a Glass i titoli che più di tutti hanno deluso grandi aspettative?

30.12.2019 - Autore: GEDI Digital



Glass, di M. Night Shyamalan

E' durissimo inserire Glass all'interno di questa classifica. Il film di M. Night Shyamalan che chiude la trilogia iniziata con il bellissimo Unbreakable e il sorprendente Split sembra anche realizzato in fretta e pronto a sacrificare gran parte dei suoi elementi vincenti. Il lavoro di Shyamalan non convince mai pienamente, anzi annoia e delude. All'ottimo primo atto segue un rallentamento costante della parte centrale. Terzo atto ed epilogo vengono velocizzati fin troppo. Il colpo di scena finale non rispecchia le grandi sorprese a cui il regista ci ha abituati in passato. 



Star Wars: L'ascesa di Skywalker, di J.J. Abrams
 
Non era un compito facile chiudere la saga di nove capitoli iniziata da George Lucas. Eppure J.J. Abrams, e la produttrice Kathleen Kennedy, lo hanno affrontato nel modo meno onesto possibile. Cercando di far dimenticare un capitolo originale come Gli ultimi Jedi solo perché aveva osato troppo. E aprendo i rubinetti della nostalgia per confezionare un finale innocuo, e un po' codardo per come va a recuperare immagini e personaggi della trilogia originale pur di sollecitare un responso di pancia da parte del pubblico.  



IT - Capitolo Due, di Andy Muschietti

Un’occasione sprecata, questo è It Capitolo Due. Un horror sì ben confezionato, lineare, e con i suoi ottimi momenti. Ma mai all’altezza del solido primo capitolo. Un rapporto che, salvo pochissime eccezioni, ha dato vita a titoli velocemente dimenticati. La paura vera, che serpeggiava lungo tutto il Capitolo Uno, qui viene sostituita da una serie di spaventi a effetto e da una narrazione televisiva. Il gran finale di IT sembra un insieme di siparietti sfilacciati tra di loro. Alcuni veramente efficaci, la maggior parte invece sterili.


 
 
Sì, lo sappiamo: Noi è nella maggior parte delle liste dei migliori film dell'anno postate ovunque. Eppure lo abbiamo trovato davvero deludente. Dopo un debutto come Scappa – Get Out, da Jordan Peele ci aspettavamo ben di più. E invece il regista si affida troppo alla metafora sociale/etnica e dimentica di confezionare un horror che sappia spaventare e inquietare. Manca la tensione e si procede per shock e colpi di scena, ribaltamenti di prospettiva e momenti sopra le righe. Ma manca un credibile tessuto connettivo.



Terminator: Destino oscuro, di Tim Miller

Il nuovo film di Terminator, sesto capitolo della saga creata da James Cameron, doveva essere un reboot, ma ha finito per schiantarsi contro il botteghino. Il film è semplicemente “ottimo fan-service” che non regala alla saga tante possibilità di continuare a vivere. L’apocalisse della saga è diventata un vicolo cieco narrativo. Con poche sorprese, pochi brividi epici. Rimangono le icone di Arnold Schwarzenegger e Linda Hamilton, destinate a essere ricordate anche all’esterno di tutti questi film. 


 
 
Chissà se l'intenzione di Jim Jarmusch era proprio questa, o se, a metà della lavorazione, si è reso conto di non sapere che pesci pigliare e ha dovuto concluderla lo stesso. Fatto sta che I morti non muoiono è un film confuso, che non fa ridere come dovrebbe e non dice nulla di nuovo su un sottogenere abusato come quello degli zombie. Non si ride né con gli zombie né sugli zombie. Se l'idea era quella di muoversi sullo stesso terreno de L'alba dei morti dementi, realizzando un film di zombie vero, ma intriso di uno strano umorismo, la missione è decisamente fallita.



La casa di Jack, di Lars Von Trier

Ci sono i film bellissimi di Lars Von Trier. Ci sono quelli che dividono il pubblico. E poi ci sono quelli che urtano chi sta a guardare. Film come La casa di Jack, probabilmente il lavoro peggiore all'interno della filmografia del regista. Pochissime idee (praticamente zero) e cento per cento voglia di provocare e giocare con la pazienza di chi guarda. Matt Dillon si diverte in questo ruolo e dà il massimo: lui è l'unico a uscire a testa alta da un film poco sopportabile, frutto del lavoro di un regista in piena crisi creativa. Un film fragile, urtante e ripetitivo.  


 
 
Che delusione il terzo film da regista di Steven Knight! Dopo lo straordinario Locke, ci si aspettava grandi cose. Non certo un thrillerino così sciapo, così poco sexy (quando vorrebbe esserlo), che procede per cliché fino a un colpo di scena che definire vecchio sarebbe l'eufemismo del secolo. Una roba che, se fosse uscita esattamente così ma nel 1996, sarebbe stata comunque definita "derivativa". Nel 2019 sembra una videocassetta ritrovata per caso in soffitta.

 
 
Un filmetto che, più che un capitolo finale di una saga amatissima dal pubblico, sembra il pilot malriuscito di una serie TV. Qualche emozione la riserva giusto il finale, dove Rambo torna a fare quello che gli riesce meglio (attirare i nemici in trappola). Il resto è noia generica.



Jesus Rolls - Quintana è tornato, di John Turturro

Un pasticcio. Tutto qui. Questo è il progetto che ha ossessionato per anni John Turturro al punto da chiedere la benedizione dei Fratelli Coen per realizzare uno spinoff de Il grande Lebowski. Jesus Rolls è questo sequel ideale del cult con Jeff Bridges, e allo stesso tempo è il remake della commedia sexy I santissimi, pellicola del 1974 interpretata da Gerard Depardieu, Miou Miou e Jeanne Moreau. Di sexy c'è veramente poco, di cult non c'è traccia. Rimane un'unica scena con Jesus che gioca a bowling e un film sbagliato. Noioso. Povero di idee e fin troppo ricco di ego.