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Colin Firth: “Non lavorerei più con Woody Allen”. Ma il regista si difende

Continuano a piovere gli attacchi delle celebrità contro il regista, accusato di molestie dalla figlia adottiva ma già scagionato anni fa

Magic in the Moonlight

19.01.2018 - Autore: Marco Triolo (Nexta)
Colin Firth si unisce al coro delle celebrità che si sono messe dalla parte di Dylan Farrow, figlia adottiva di Woody Allen e Mia Farrow che da anni accusa il padre di molestie sessuali. “Non lavorerei più per lui”, ha dichiarato l'interprete di Magic in the Moonlight nelle scorse ore al Guardian.
 
I rinnovati attacchi a Woody Allen - da cui lo ha difeso solo Alec Baldwin per ora - sono un'appendice alquanto controversa al neonato movimento Time's Up, con cui le donne di Hollywood hanno dichiarato la loro sfida all'omertà intorno ai casi di molestie che hanno travolto l'industria cinematografica e televisiva americana. Il rischio, in questo caso, è che le ottime intenzioni e motivazioni del movimento vengano compromesse da un'accusa che come minimo va messa in dubbio. O per lo meno valutata in maniera più complessa di una semplice presa di posizione social.
 
Perché le accuse ad Allen non sono nuove, questo teatrino si è svolto già anni fa, con una lettera aperta della Farrow pubblicata nel 2013. Le accuse sono state contestate non solo da Allen, ma anche da Moses Farrow, fratello adottivo di Dylan che sostiene che Mia Farrow fosse una madre violenta e ossessiva e che abbia fatto il lavaggio del cervello alla figlia.
 
Dylan sarebbe dunque convinta di ciò che dice, e lo sottolinea anche Woody Allen in un comunicato che ha diffuso di recente in risposta alle accuse rinnovate dalla figlia in un'intervista rilasciata alla CBS:
 
“Quando queste accuse furono avanzate per la prima volta più di 25 anni fa, venni indagato sia dalla Child Sexual Abuse Clinic dell'ospedale Yale-New Haven, sia dal New York State Child Welfare. Entrambi indagarono per diversi mesi e conclusero in maniera indipendente che non c'era stata nessuna molestia. Al contrario, scoprirono che probabilmente una bambina vulnerabile era stata spinta a raccontare la storia da una madre rabbiosa durante una separazione controversa.
 
Il fratello maggiore di Dylan, Moses, ha detto di aver visto la loro madre fare esattamente questo – manipolare senza sosta Dylan, tentando di ficcarle in testa che suo padre fosse un pericoloso predatore sessuale. Sembra che abbia funzionato e, tristemente, sono certo che Dylan creda davvero alle cose che dice.
 
Ma anche se la famiglia Farrow sta cinicamente usando l'opportunità concessa dal movimento Time's Up per ripetere queste accuse screditate, ciò non le rende più vere adesso di quanto lo siano state in passato. Non ho mai molestato mia figlia, come hanno concluso tutte le indagini un quarto di secolo fa”.
 
Nessuno può realmente sapere cosa sia avvenuto in quella casa, tranne chi era presente. Ma di sfumature ce ne sono parecchie, considerando anche che i due figli hanno versioni diametralmente opposte. Eppure sembra proprio che Hollywood non sia disposta a sentire ragioni, nella sua corsa ormai maniacale verso l'epurazione della vecchia guardia.