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34 Torino Film Festival: i 10 film da non perdere

Un percorso attraverso le sezioni più ricche della manifestazione torinese

18.11.2016 - Autore: Mattia Pasquini (Nexta)
Finalmente è arrivato il momento, il Torino Film Festival riapre i battenti. Quest'anno per la 34esima volta, dal 18 al 26 novembre. E per l'ennsima volta ci sarà solo l'imbarazzo della scelta, considerati i 158 lungometraggi e documentari, dei quali 46 opere prime e seconde e 43 anteprime mondiali. L'organizzazione ha dovuto visionare più di 4000 titoli, ma per noi il compito sarà più semplice e più arduo insieme, invece…

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Senza soffermarsi sul Between Us di apertura e il Free Fire di chiusura, sul già apprezzato Elle di Paul Verhoeven (visto a Cannes) e sui tanti italiani che troveremo tra Festa Mobile, il concorso Torino 34 e TFFdoc - o Italiana.Corti - abbiamo voluto evidenziare dieci film, che sarebbe davvero un peccato perdere. A partire dall'ultimo, splendido, film di Eastwood & Hanks…

SULLY (Festa Mobile)
di Clint Eastwood
(USA, 2016, 95’)
Il 15 gennaio 2009 il volo US Airways 1549, partito da New York e diretto a Charlotte, s'imbatte, dopo il decollo, in uno stormo di uccelli che causa il malfunzionamento di entrambi i motori. Il pilota Chesley “Sully” Sullenberger effettua un ammaraggio sulle acque del fiume Hudson, salvando la vita di 150 passeggeri e dell’equipaggio. Eastwood racconta il “Miracolo sull’Hudson”, con Tom Hanks nei panni del protagonista e Aaron Eckhart in quelli del copilota Jeff Skiles.


SADIE (Festa Mobile/Film Commission Torino Piemonte)
di Craig Goodwill
(Canada/Italia, 2016, 92’)
Una giovane scrittrice, autrice di romanzi erotici di successo, viene convinta da un suo ex a trascorrere, con una misteriosa altra donna, alcuni giorni in una lussuosa e isolata villa in Italia: ma ad attenderla ci sono i demoni del suo passato. Le belle Analeigh Tipton e Marta Gastini sono le protagoniste di un film sensuale e onirico, ricco di violenza e mistero, che cavalca la linea sottile tra piacere e dolore, tra desiderio e realtà.


ROMEO AND JULIET (Festa Mobile)
di Kenneth Branagh
(UK, 2016, 184’)
Romeo e Giulietta sono stati a New York tra i portoricani, a Praga tra i nazisti, a Verona Beach nei 90. Eccoli ora in una piazza italiana anni 50, con ragazzi in giacca scura e ragazze in gonna a palloncino, frati in bicicletta e un dandy attempato che scambia battute con amici più giovani (l'eccezionale Mercuzio di Derek Jacobi). Energica, felliniana e vitale, la versione di Branagh, con Lily James e John Madden (Cenerentola e il Principe nel suo ultimo film).


PORTO (Torino 34)
di Gabe Klinger
(USA/Francia/Portogallo/Polonia, 2016, 75’)
Un ragazzo americano e una ragazza francese s'incrociano e si amano a Porto, per una notte che durerà nella loro memoria e segnerà la loro vita. Opera prima del documentarista Gabe Klinger, è l'ultimo film girato da Anton Yelchin, è prodotto da Jim Jarmusch e ha brani in voce off di Chantal Akerman. Sospeso, avvolto nella dolce e calda coperta della malinconia, tra Nouvelle Vague, rapsodie jazz e decostruzioni narrative quasi sperimentali e impressioniste.


FREE STATE OF JONES (Festa Mobile)
di Gary Ross
(USA, 2016, 139’)
Matthew McConaughey è Newton Knight, contadino del Mississippi che, sul finire della Guerra Civile, disertò l'esercito confederato, fu leader di una rivolta che portò alla creazione di uno Stato Autonomo e lottò contro la segregazione e il razzismo. Gary Ross (Pleasantville e Hunger Games) ha scritto, prodotto e diretto un film che, sospeso tra intensità febbrile e pacifica riflessività, racconta una pagina misconosciuta della storia americana.


SADAKO V KAYAKO (After Hours)
di Kôji Shiraishi
(Giappone, 2016, 98’)
Dopo Freddy vs. Jason, il combattimento che tutti stavano aspettando: gli spiriti maligni delle serie horror giapponesi contemporanee più amate, rispettivamente The Ring e The Grudge, uno contro l’altro, senza esclusione di colpi, “scontro di titani” che manderà gli appassionati in delirio. Non guardate quel filmato, chiudete i pozzi, non entrate in quella casa: Sadako e Kayako sono tornate!


YOGA HOSERS (After Hours)
di Kevin Smith
(USA, 2016, 88’)
Due inseparabili quindicenni, appassionate di yoga, che dopo la scuola lavorano come commesse in un emporio canadese, si trovano a fronteggiare un Male antico che emerge dai boschi e che si manifesta sotto forma di minuscoli nazisti fatti di bratwu?rst. Dopo Tusk, il secondo capitolo della trilogia horror-comedy True North di Kevin Smith: protagoniste la figlia del regista Harley Quinn Smith e Lily-Rose Depp. Papà Johnny torna nei panni di Guy LaPointe.


KATE PLAYS CHRISTINE (Festa Mobile) - Premio Cipputi
di Robert Greene
(USA, 2016, 110’)
Kate Lyn Sheil è scritturata dal regista Robert Green per interpretare un biopic su Christine Chubbuck, la giornalista suicidatasi in diretta tv nel luglio del '74. Green la segue mentre, a Sarasota, Kate incontra persone e visita luoghi per capire chi fosse Christine e perché ha compiuto quel gesto. Tra documentario e ricostruzione, un film disturbante che indaga le complesse pieghe delle psicologie e i lati oscuri della rappresentazione mediatica; e che fa il paio con il CHRISTINE di Antonio Campos in concorso in Torino 34)


MR. FREEDOM (Cose che verranno)
di William Klein
(Evviva la libertà, Francia, 1969, 35mm, 95’)
Un supereroe americano è inviato a Parigi dal capo della Freedom Inc. per combattere i "rossi". Lo aiuta una femme fatale discinta, mentre un Mujik Man stalinista e un dragone gonfiabile maoista lo combattono. La folle satira diretta nel 1969 da Klein, fotografo americano espatriato in Francia, autore di Lontano dal Vietnam e di Eldridge Cleaver, mescola pop art, fumetto, trash ante litteram. Con Delphine Seyrig, Serge Gainsbourg, Philippe Noiret, Donald Pleasance.


JUBILEE (I Did It My Way: Essere Punk)
di Derek Jarman
(UK, 1978, 106’)
1977, Giubileo per i 25 anni di regno di Elisabetta II: tra macerie, falò, slum degradati, plastica, chiese trasformate in discoteche, dominio inconsulto dello showbiz, l'Inghilterra brucia. Se ne accorge Elisabetta I, trasportata da un angelo nella Londra moderna, dove incontra una scatenata banda punk femminile. Secondo lungometraggio di Jarman, il primo film punk britannico (e ancora uno dei più belli) è un urlo di rabbiosa disillusione e nichilismo.

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