Free State of Jones

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L'incredibile storia vera di Newt Knight, il contadino del Sud degli States che durante la Guerra Civile Americana si ribellò all'esercito confederato. Con l'aiuto di un gruppo di agricoltori e di schiavi, Knight guidò una rivolta che portò la Contea di Jones a separarsi dagli Stati della Confederazione. Dalle sue nozze con l'ex schiava Rachel nascerà la prima comunità di razza mista del dopoguerra.

VALUTAZIONE FILM.IT
TITOLO ORIGINALE
Free State of Jones
GENERE
NAZIONE
Stati Uniti
REGIA
CAST
DISTRIBUZIONE
01 distribuzione
DURATA
139 min.
USCITA CINEMA
01/12/2016
ANNO DI DISTRIBUZIONE
2016
di Mattia Pasquini (Nexta)
 
Lo avevamo amato per Pleasantville, ma non si può negare che Gary Ross sia un regista desideroso di mettersi alla prova e coraggioso abbastanza da variare molto nelle storie che sceglie di raccontare… Lo dimostra il fatto che dopo il romanzo sportivo Seabiscuit e lo Young Adult Hunger Games abbia voluto dedicarsi al film storico con il Free State of Jonespresentato al Festival di Torino 2016, incentrato su quanto accaduto alla fine della Guerra di Secessione statunitense nel Mississippi.

La storia vera del disertore Newton Knight, interpretato da Matthew McConaughey, è l'occasione per riaprire una antica ferita e per tornare alle origini della questione razziale, ancora oggi tanto - troppo - di attualità negli States. "Uno scontro sul piano morale", lo definisce il regista, e su questo concentra la sua attenzione, il punto di vista sugli eventi descritti, sia quelli di fine '800, sia quelli dei brevi lampi nei quali seguiamo la vicenda legale del discendente dell'illuminato eroe-contadino, arrestato 85 anni dopo i fatti raccontati perché considerato Nero (pur se solo per un ottavo) e per aver quindi illegalmente sposato una moglie Bianca.

Questa l'immagine di Knight che emerge, forte anche della prova di un McConaughey fin troppo a suo agio nei panni del sudista (dati anche i suoi natali texani), e ormai troppo spesso. Un'immagine monoliticadiversa da quella tramandata alla storia da una sua bis-nipote nel 1951. Chiaramente quella che faceva comodo alla narrazione, che ha buon gioco nel mostrarcelo Robin Hood nella foresta di Sherwood nella fase di resistenza e guerriglia o novello Mosè in quella di guida del suo popolo a una terra promessa che, come sempre accade, si rivela poco incline a mantenere le stesse…

Al netto delle emozionanti scene della prima parte e del crescendo più legato alla lotta per l'indipendenza della strana comunità interrazziale (incredibile la sequenza del funerale), la vicenda sposta poi gradualmente la propria attenzione sulle ipocrisie di Nord e Sud nel momento della nascita della cosiddetta 'Land of the Free', gli Usa, a lungo alle prese - come racconta anche la sidestory detta - con una disuguaglianza legale inconcepibile e peggiori incongruenze affioranti ancora al giorno d'oggi (non a caso il film non ha avuto il successo sperato in Patria). Dalle prime elezioni 'libere' alla nascita del Ku Klux Klan il film però continua ad aggiungere carne al fuoco, senza darci e darsi il necessario spazio (e tempo) per gustarla o semplicemente curarla al punto giusto. Continuando a tenerci agganciati alla figura del suo protagonista, avvincente ma non altrettanto forte in empatia, o con l'indignazione, ma sempre in maniera discontinua, anche registicamente.