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Top Ten: tante nomination, nessun Oscar!

American Hustle non ha vinto nessuna delle 10 nomination, ma non è la prima volta che succede...

American Hustle - Bradley Cooper, Christian Bale

03.03.2014 - Autore: Marco Triolo
Ogni tanto succede: un film prende una scorta di nomination da qui all'eternità e non ne vince nemmeno una. Quest'anno è capitato ad American Hustle e The Wolf of Wall Street: dieci candidature il primo (miglior film, regia, montaggio, i quattro attori, sceneggiatura originale, costumi, scenografie), cinque il secondo (film, regia, sceneggiatura non originale, Leonardo DiCaprio e Jonah Hill). Ma nessun Oscar da piazzare sulla libreria a prendere polvere. E dire che, se da un lato Scorsese era perdente annunciato, all'annuncio delle nomination il film di David O. Russell prometteva di vincere forte: poi, pian piano, si è delineata una realtà in cui erano 12 anni schiavo, Gravity e Dallas Buyers Club i più papabili per le categorie principali.

Non è, come detto all'inizio, la prima volta che accade: cogliamo dunque l'occasione per ricordare i primi dieci film nella lunga lista di quelli che sono stati totalmente ignorati pur collezionando una caterva di nomination.



Due vite, una svolta (1977)
Undici nomination (miglior film, regia, sceneggiatura originale, fotografia, scenografie, suono, montaggio e gli attori Anne Bancroft, Shirley MacLaine, entrambe protagoniste, Mikhail Baryshnikov, attore non protagonista, e Leslie Browne, attrice non protagonista) per questo dramma di Herbert Ross che non vinse nulla. Il motivo ha un nome e cognome: Annie Hall, ovvero Io & Annie di Woody Allen, che gli strappò buona parte dei premi. Ma anche Julia, con le vittorie dei migliori attori non protagonisti Jason Robards e Vanessa Redgrave, fece la sua parte.



Il colore viola (1985)
Steven Spielberg avrebbe dovuto attendere Schindler's List prima di essere incensato all'Academy. La sua prima grande occasione la ebbe però nel 1985, con Il colore viola. Il suo dramma sulla storia di una famiglia di neri nell'America razzista del primo Novecento ottenne undici nomination (miglior film, sceneggiatura non originale, fotografia, scenografie, costumi, canzone, colonna sonora, trucco e le attrici Whoopi Goldberg, protagonista, Margaret Avery e Oprah Winfrey, non protagoniste) ma si scontrò senza speranza con La mia africa. Fu uno scandalo l'esclusione dalle nomination di Spielberg come regista.



Gangs of New York (2002)
La storia di Scorsese agli Oscar è risaputa, e ne abbiamo già discusso qui e qui. Non stupisce, dunque, che Gangs of New York rientri in questa classifica: dieci candidature (miglior film, regia, attore a Daniel Day-Lewis, sceneggiatura, fotografia, scenografie, costumi, montaggio, suono, canzone), ma l'ingombrante presenza del musical Chicago a stendere un'ombra su tutta la faccenda.



Il grinta (2010)
Come Scorsese, anche i fratelli Coen non sono amatissimi dall'Academy. Hanno avuto la loro chance di vittoria con Non è un paese per vecchi (quattro Oscar), e da allora i giurati hanno archiviato la pratica per passare ad altro. Delle dieci nomination ottenute da Il grinta (miglior film, regia, sceneggiatura non originale, fotografia, costumi, mix sonoro, montaggio sonoro, scenografie, gli attori Jeff Bridges e Hailee Steinfeld), nemmeno una è finita nelle mani dei due fratelli. Le statuette se le sono spartite Il discorso del re, Il cigno nero e The Fighter.


 
Piccole volpi (1941)
William Wyler, nel corso della sua carriera, avrebbe vinto tre Oscar (per I migliori anni della nostra vita, Ben-Hur e alla carriera). Piccole volpi, invece, non vinse proprio nulla: ottenne nove nomination (miglior film, regia, sceneggiatura non originale, scenografie per il bianco e nero, montaggio, musiche, l'attrice protagonista Bette Davis e le non protagoniste Patricia Collinge e Teresa Wright). Fu sorpassato, tra gli altri, da Com'era verde la mia valle.



I peccatori di Peyton (1957)
Nove nomination anche per I peccatori di Peyton di Mark Robson: miglior film, regia, sceneggiatura non originale, fotografia e gli attori Lana Turner, Arthur Kennedy, Russ Tamblyn, Hope Lange e Diane Varsi. Troppo forte, però, la competizione de Il ponte sul fiume Kwai e Sayonara.



Quo Vadis (1951)
A bocca asciutta anche Quo Vadis, classico peplum di Mervyn LeRoy che ebbe la sfortuna di uscire lo stesso anno di Un americano a Parigi, Un tram che si chiama Desiderio e Un posto al sole. Ottenne otto nomination: miglior film, gli attori Leo Genn e Peter Ustinov, fotografia a colori, scenografie per un film a colori, costumi per un film a colori, montaggio e colonna sonora.



La storia di una monaca (1959)
Il 1960 fu l'anno del record di Ben-Hur: undici statuette su dodici candidature. Il povero Storia di una monaca di Fred Zinnemann fu annichilito. Otto erano le sue nomination: miglior film, regia, attrice a Audrey Hepburn, sceneggiatura non originale, fotografia a colori, suono, montaggio, colonna sonora. La Hepburn aveva già vinto un Oscar per Vacanze romane e ne avrebbe ottenuto uno postumo per il suo impegno umanitario nel 1993.



Quelli della San Pablo (1966)
Otto nomination (miglior film, fotografia a colori, scenografie per un film a colori, suono, montaggio, colonna sonora e gli attori Steve McQueen, protagonista, e Mako, non protagonista) per il film di guerra di Robert Wise, che perse contro Un uomo per tutte le stagioni (riscatto di Fred Zinnemann dopo La storia di una monaca) e Chi ha paura di Virginia Woolf?, tra gli altri.



Elephant Man (1980)
Niente da fare anche per Elephant Man, capolavoro di David Lynch che si scontrò con Gente comune e Toro scatenato, uscendone con le ossa rotte. Otto candidature: miglior film, regia, attore protagonista (John Hurt), sceneggiatura non originale, scenografie, costumi, montaggio e colonna sonora. Il film ebbe comunque peso nella storia degli Oscar: fu a causa di alcune lettere di protesta per la mancata candidatura a un premio speciale per il trucco che l'Academy decise, l'anno seguente, di istituire finalmente, la categoria del make-up.