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Edgar Wright lascia Ant-Man: il futuro della Marvel in mano ai mestieranti?

Sembra proprio che i Marvel Studios non abbiano più posto per gli autori

Edgar Wright

26.05.2014 - Autore: Marco Triolo
Weekend di fuoco per i Marvel Studios: due grosse defezioni hanno messo seriamente nei guai un progetto e fatto leggermente vacillare, ma senza troppe ripercussioni, un altro.

Il primo, naturalmente, è Ant-Man, primo installment della Fase Tre dell'Universo Marvel, che partirà subito dopo Avengers: Age of Ultron. In realtà, nonostante sia previsto per il luglio 2015, il film era in lavorazione da ben prima di Iron Man, ai tempi in cui i Marvel Studios non avevano ancora un programma coerente. Tant'è vero che lo Studio aveva proposto la cosa a Edgar Wright, un autore che generalmente si fa i suoi film senza tanto preoccuparsi di parole come “franchise”, “brand” e roba simile. Tant'è vero che, al netto della corsa ai Vendicatori, Wright aveva immaginato un film “alla Bond”, in cui avrebbe affiancato il vecchio Ant-Man, Hank Pym (Michael Douglas), e quello giovane, Scott Lang (Paul Rudd). Una mossa che, se il film fosse stato concepito da Kevin Feige dopo Avengers, sarebbe stata evitata come la peste: Pym è una figura chiave dell'Universo Marvel cartaceo e non se lo sarebbero certo giocato se non fosse stato per l'idea di Wright, che Feige ha sempre tentato di rispettare anche se voleva dire perdere uno dei membri fondanti dei Vendicatori. Ecco che per loro adesso arriva la beffa: all'indomani delle dimissioni di Wright (dovute alle lamentele di alcuni dirigenti che avrebbero fatto riscrivere la sceneggiatura di Wright e Joe Cornish a degli scribacchini di serie B), lo Studio si ritrova per le mani un progetto il cui cast è già scritturato e non può permettersi di rielaborare lo script per riportare Hank Pym nel ruolo centrale. La visione autoriale di un autore che poi non hanno voluto li ha incastrati.


Wright con gli amici di una vita Simon Pegg e Nick Frost, protagonisti della "Trilogia del Cornetto"

L'altro progetto è la serie Netflix su Daredevil. In questo caso, l'annunciato showrunner Drew Goddard (Lost, Cloverfield, Quella casa nel bosco) ha passato la palla a Steven S. DeKnight, autore di Spartacus. Qui però sembra che la mossa sia dovuta al coinvolgimento di Goddard nello spin-off di The Amazing Spider-Man 2 incentrato sui Sinistri Sei, impegno che non gli avrebbe lasciato tempo di scrivere tutta la serie di Devil. Goddard figura comunque come sceneggiatore dei primi due episodi e rimarrà come produttore esecutivo.

Il fatto che i due “divorzi” siano stati annunciati insieme è una coincidenza, perché Goddard era già andato via a marzo. Eppure è indicativo di un dato incontestabile: per come è costituita ora, la Marvel non può più permettersi di lavorare con “menti pensanti”, autori con una loro visione e poco inclini a sottomettersi alle richieste di Feige e degli executive, e ai dettami del “franchise”. Wright era troppo originale, troppo coraggioso. La notizia del suo addio ad Ant-Man è un colpo al cuore, ma non si può dire che sia totalmente inaspettata. Il solo fatto che il film sia stato rimandato per così tanto tempo la dice lunga: quale altro regista sarebbe stato così paziente, rielaborando continuamente la propria agenda per venire incontro alle necessità di uno Studio? È un miracolo che Wright abbia sopportato così a lungo, e a testimonianza della sua pazienza c'è anche la voce secondo cui, nonostante gli fosse stata strappata di mano la sceneggiatura, lui si fosse detto disponibile a leggere la nuova stesura prima di decidere.


Joss Whedon e Drew Goddard sul set di Quella casa nel bosco

È un brutto segno? Non totalmente. Certo, ci fa perdere completamente l'interesse in Ant-Man, un film che senza un'idea forte di regia e sceneggiatura non ha molto senso di esistere. Ma d'altro canto sapevamo che Feige è ormai il solo a controllare l'andazzo dell'Universo Marvel, e sappiamo anche che la forza del franchise sta nell'avere una figura di riferimento così determinata e, ammettiamolo, capace di muovere le pedine. Ma sempre di pedine si tratta. Basta vedere i nomi che hanno diretto i film della Fase Due: Thor ha detto addio a Kenneth Branagh, sostituito da Alan Taylor de Il trono di spade. Joe Johnston ha lasciato Captain America nelle mani di Anthony e Joe Russo. Mestieranti, per quanto capaci, gente abituata a lavorare all'interno delle logiche degli Studios.

James Gunn, regista de I guardiani della galassia, è intervenuto per dire la sua sul divorzio, usando però parole molto equilibrate per non infastidire nessuno, né l'amico Edgar né i suoi datori di lavoro. “A volte hai amici coinvolti in una relazione – scrive – Li ami entrambi individualmente […] ma lentamente capisci che non sono fatti per stare insieme”. E conclude: “Credo che questo sia vero sia nel caso di Edgar Wright che della Marvel”.

Molto più esplicito, e allo stesso tempo sottile, Joss Whedon, che su Twitter ha postato questa foto.



I fan di Wright avranno capito: il regista inglese è noto per L'alba dei morti dementi, Hot Fuzz e La fine del mondo, che insieme costituiscono la “Trilogia del Cornetto”. Come dice sempre Stan Lee: “Nuff said”.

Per saperne di più:
La nostra intervista a Drew Goddard
La nostra intervista a Joe Cornish
La nostra intervista a Kevin Feige
La nostra intervista a James Gunn