
I dieci film più deludenti del 2017 secondo Film.it

I film più deludenti del 2017
Accenna un sorriso Michael Fassbender nei panni dell'androide Walter. Quello che non sa è che è proprio lui ad aprire e chiudere la nostra top ten di fine anno incentrata sulle delusioni cinematografiche del 2017.
Attenzione: delusioni, non film brutti! Vi presentiamo dunque i dieci titoli per i quali nutrivamo delle grandi aspettative e che ci hanno lasciato con l'amaro in bocca.
Eccoli nelle prossime dieci foto, classificati in ordine alfabetico.
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Alien: Covenant, di Ridley Scott
Sembra incredibile vivere in un'epoca in cui Prometheus improvvisamente è un film riuscito. Ma è così: basta vedere Alien: Covenant per capirlo.
L'aspettativa era: "dopo le folli elucubrazioni di Prometheus, Ridley Scott è rinsavito e ha realizzato il vero prequel di Alien". Il risultato, invece, è stato: "Prometheus bis per tre quarti, il remake di Alien svelto in venti minuti e la rivelazione più sciatta possibile sulla mitologia della saga".
Davvero, Scott è riuscito a prendere la creatura più affascinante e misteriosa del cinema di fantascienza e banalizzarne i natali con sconcertante malizia. Trasformando una poesia in un rendiconto aziendale di fine anno.
Leggi anche: nel sequel di Alien, Ridley Scott promette più alieni e meno androidi

Guardiani della Galassia Vol. 2 di James Gunn

L'inganno, di Sofia Coppola
Osannato a Cannes - dove Sofia Coppola ha vinto il premio alla migliore regia - L'inganno è meno "grande film" e più un "vorrei ma non posso". La regista fa un lavoro eccellente di costruzione di tensione (quella erotica in primis). Ma fa atterrare il film in fretta, senza mai accedere fino in fondo dentro le sue protagoniste.
Il giardino delle vergini suicide era un grande esordio. Lost in Translation raggiungeva direttamente la "zona capolavoro", ma da allora la Coppola non è più riuscita a raggiungere quei livelli di cinema, scegliendo sempre progetti interessanti sulla carta ma poco memorabili nell'esecuzione.
L'inganno è come questi ultimi film, nonostante un cast perfetto e una confezione tecnica (fotografia, scenografia, costumi) da standing ovation.

Happy End, di Michael Haneke
Michael Haneke confuso. Inizialmente avrebbe dovuto girare un film, poi ha avuto un'altra idea e ha assemblato a quest'ultima parti del progetto originale. Quindi due film in uno. Anche per questo, Happy End sembra un "Haneke minore" che esplora temi già conosciuti all'interno della filmografia del regista e che racconta di personaggi non particolarmente interessanti nonostante il loro animo disgustoso.

Justice League, di Zack Snyder (e Joss Whedon)

Kingsman: Il cerchio d'oro di Matthew Vaughn
E invece Il cerchio d'oro soffre esattamente del problema che ci aspettavamo, ma speravamo che venisse evitato: ora che Eggsy (Taron Egerton) è un Kingsman a tutti gli effetti la saga non ha più senso di esistere. Il bello era vedere un buzzurro diventare spia gentleman, ma ora che lo è diventato era necessario trovargli un nuovo arco narrativo.

La legge della notte, di Ben Affleck
Gone Baby Gone, The Town (il suo migliore), Argo. C'era grande attesa per il nuovo film da regista di Ben Affleck. Una "period piece" tratta dall'omonimo romanzo di Dennis Lehane. Poteva essere un grande gangster movie con inseguimenti, sparatorie, tradimenti... ma Affleck non permette mai allo spettatore di entrare nel film. Anzi, sembra che lui stesso voglia uscirne più in fretta possibile, galoppando freneticamente verso il finale. Ed eliminando diversi protagonisti fuori scena. La crisi personale di Affleck si riflette sul suo lavoro. E La legge della notte è un film già dimenticato.

La Torre Nera di Nikolaj Arcel

Il tuo ultimo sguardo, di Sean Penn
Sean Penn non ha mai sbagliato dietro la macchina da presa. Anzi, a partire da Lupo solitario, ha sempre raccontato un'America che raramente abbiamo visto sullo schermo.
Lo ha fatto mostrando una notevole capacità di sporcarsi le mani per arrivare alle tenebre. Un'oscurità da cui è uscito con lo splendido Into the Wild. Il suo quinto film è però un abominevole pasticcio in cui unisce love story al tema della guerra e agli orrori del Terzo Mondo. Suscitando un'imprevedibile reazione di comico involontario. Un il film sbagliato. Sbagliatissimo. E a tratti imbarazzante.

L'uomo di neve, di Tomas Alfredson
Tipico esempio di progetto che include grandi talenti ma che finisce per riverlarsi un'operazione di talenti sprecati. C'era alla base lo splendido giallo di Jo Nesbo, c'era il regista del capolavoro La talpa e c'era Michael Fassbender nei panni del poliziotto Harry Hole...
Cosa poteva andare storto? Risposta: l'approccio al progetto con il pilota automatico. L'uomo di neve, con i suoi tempi morti e la sua messa in scena piatta, sembra un film per la TV. Uno di quelli che mandano in onda in un qualsiasi sabato pomeriggio...