Festiva di Cannes 2014
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Tarantino a Cannes: “Il vero cinema è morto”

Il regista maestro di cerimonia dell'evento di chiusura a Cannes dedicato a Sergio Leone. Dichiara: “Mi sono dato bella calmata dopo il furto della mia sceneggiatura”

Quentin Tarantino

23.05.2014 - Autore: Pierpaolo Festa, da Cannes
“Mi sono dato una bella calmata da quando la sceneggiatura di quello che doveva essere il mio nuovo film è stata trafugata a Hollywood”. Quentin Tarantino lo ammette nel corso di uno one man show in sala stampa, l'unica apparizione concessa ai giornalisti ventiquattro ore prima che sia lui il maestro di cerimonie alla chiusura del Festival di Cannes, dove presenterà la versione restaurata di Per un pugno di dollari: “Non celebro soltanto i cinquant'anni del capolavoro di Sergio Leone – afferma il regista – Quella non fu solo la nascita dello spaghetti western, piuttosto si tratta del primo action di genere della storia del cinema”.

In realtà la festa tarantiniana è un doppio evento dedicato sia a Leone sia ai vent'anni di Pulp Fiction celebrati stasera a Cannes, dove il film sarà proiettato in spiaggia alla presenza del regista e della sua musa Uma Thurman. Quel film ha marchiato un'epoca, aprendo un filone di Crime movies e finendo per essere imitato a più non posso: “In realtà non penso che gli altri abbiano sempre copiato da me – dice Tarantino – Piuttosto ho capito che c'era qualcosa nell'aria all'epoca: io sono stato il primo di tanti che sono arrivati subito dopo di me e che di certo non ho influenzato. Eppure sì, mi piace pensare che come Leone viene celebrato per gli action di genere, io sono stato il primo a fare i Crime movies”.



La copia di Pulp Fiction viene presentata a Cannes in 35mm, è a quel punto che Tarantino dichiara: “Oggi il cinema, almeno come lo intendevo io, è morto. Il digitale è la morte del cinema. Serve una ragione per fare in modo che la gente voglia tornare in sala e non vedere i film nei loro home theatre in altissima risoluzione. Tutti hanno l'home theatre, nessuno ha più i 35mm. Ecco dunque cosa fa la differenza. La guerra è persa oggi. Questa generazione di spettatori, dipendenti da TV e da digitale, è senza speranze. Mi auguro che ci sia una nuova ondata di romanticismo con le prossime generazioni e che la pellicola torni a essere apprezzata, un po' come oggi i vecchi album di fotografie tornano di moda a poco a poco”.

Otto film in ventidue anni, tutti celebrati e rimasti nella memoria cinematografica, venerati da un pubblico “tarantinato” a partire da Le iene e Pulp Fiction: “Voglio che le persone si aspettino tanto da me e attendano i miei film come un grande evento cinematografico – afferma Quentin – Anche io ero così da ragazzino: non vedevo l'ora che uscisse il nuovo film di De Palma. E lo attendevo per settimane. Ricordo ancora “la settimana di Scarface” quando facevo il conto alla rovescia all'uscita. Lo andai a vedere nel primo spettacolo del primo giorno di programmazione. Da solo. Non volevo che nessuno mi parlasse del film, il primo commento doveva essere mio. Poi andavo allo spettacolo della mezzanotte dello stesso giorno, stavolta con i miei amici. Dunque considero un privilegio che ci siano persone che amano così tanto il mio lavoro”.



A proposito dell'amore per Leone, Quentin continua: “Lui riuscì a vedere le cose prima di chiunque altro. Fu il primo a usare la musica non più in sottofondo ma in prima linea. Il primo a montare il film basandosi anche sulla musica e non il contrario. Ricordo ancora quando vidi Il buono, il brutto, il cattivo al cinema. Avevo cinque anni. Lo capii? Non troppo. Ma lo amai pazzamente”.

L'amore per il Western guida il regista di Pulp Fiction, che fino a qualche mese fa pensava di tornare dietro la macchina da presa per girare The Hateful Eight, un western che sarebbe diventato il suo I magnifici sette: “Recentemente abbiamo fatto una lettura pubblica con alcuni attori. Ed è stato bellissimo. Non mi aspettavo tanto impegno in un evento del genere: invece abbiamo provato e riprovato, messo tanta passione e il pubblico era totalmente coinvolto. È stato bellissimo leggerlo dal vivo. Lo porterò al cinema? Non lo so. La coltellata alla schiena che mi hanno dato dopo il furto della sceneggiatura si sta rimarginando. Non so però se il film vedrà mai la luce. Forse sì, forse no. Forse lo porterò a teatro. Forse entrambe le cose”.

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