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Split - La nostra recensione del nuovo film di Shyamalan

Un thriller che gioca con le nostre aspettative, interpretato da un grande James McAvoy. E con una bella sorpresona finale

Split - James McAvoy

16.01.2017 - Autore: Marco Triolo (Nexta)
Prendiamo in esame la carriera di M. Night Shyamalan. Il regista di Philadelphia si è fatto conoscere nel 1999/2000 con una doppietta difficilmente replicabile, costituita da Il sesto senso e Unbreakable. Due film che ne hanno definito l'estetica e la poetica, quella capacità di narrare storie ambiziose e imprevedibili con pochi soldi e di centellinare le informazioni date al pubblico per aumentare l'effetto sorpresa. In parole povere: Shyamalan aveva fatto tesoro della lezione di Hitchcock e poteva parlare di fantasmi e supereroi senza nemmeno bisogno degli effetti speciali, ma semplicemente suggerendo le cose e lavorando di tensione e suspense per il resto. Poi è successo qualcosa, Shyamalan ha perso quell'ispirazione fulminante che ci aveva stregato, o forse, dopo tanti trucchi magici, abbiamo semplicemente imparato a guardare le mani del prestigiatore.



Finalmente, però, dopo una divagazione nel mondo dei blockbuster in due film, L'ultimo dominatore dell'aria e After Earth, che negavano il minimalismo che lo aveva reso grande, Shyamalan è tornato alle basi. Si è alleato con Jason Blum, produttore che ha fatto la fortuna proprio sfornando a raffica horror minimalisti finanziati con poco, e ha realizzato The Visit, un discreto ritorno alla forma con un “twist” finale degno dei suoi migliori. Split, però, è ancora meglio.

Split è un thriller piuttosto diretto, almeno rispetto allo standard a cui ci ha abituati Shyamalan. O meglio, lo è in apparenza, perché in realtà è un film dalla struttura complessa, che parte da un dettaglio per aprire le porte di un intero mondo. Un mondo che sta tutto dentro la testa del protagonista Kevin (James McAvoy), un uomo affetto da disturbo dissociativo dell'identità che ha ventitré personalità distinte, alcune buone e alcune non tanto. Si parte da una trama da thriller abbastanza tradizionale, con il pazzo che rapisce tre ragazze e le tiene prigioniere senza motivo apparente. Da lì il film si sviluppa in maniera sempre più imprevedibile, tra le visite di Kevin (o meglio, dei suoi vari alter ego) alla psichiatra Karen Fletcher (Betty Buckley), le indagini della stessa sulla scomparsa delle tre ragazze e il rapporto complicatissimo tra gli alter ego di Kevin e le sue prigioniere. Le motivazioni del “collettivo” che si nasconde dentro Kevin vengono a galla a poco a poco e non sono ciò che ci aspettiamo. Non è un segreto, essendo questo nella la frase di lancio sparata sui poster italiani, che in Kevin “risieda” una ventiquattresima personalità pronta a esplodere. Ma ciò che questa personalità rappresenta è la vera chicca che trascina il film in un terzo atto tutto da scoprire.



Shyamalan, come ci ha spiegato nella nostra intervista, ha portato avanti qui un'idea che aveva testato in The Visit, ovvero il cambio repentino di genere. Per tutto Split si è convinti di guardare una cosa, e alla fine ci accorgiamo di trovarci in un film di tutt'altro genere. È una trovata molto interessante che, oltretutto, qui viene dosata decisamente meglio. Centellinata, tanto per ribadire il concetto. Il regista si affida a due interpreti straordinari: McAvoy dimostra un controllo disumano e la capacità di non gigioneggiare, evitando una trappola in cui spesso cadono anche i più grandi. Anya Taylor-Joy, nel ruolo di Casey, la prigioniera più scaltra del trio, è una conferma dopo The Witch e sa essere molto più che una semplice final girl.

Stavolta non c'è un vero e proprio twist, ovvero Shyamalan non tenta di riscrivere il film in un colpo di scena a effetto. Il cambio di direzione è più sottile e sta proprio nel cambio di genere. Eppure una sorpresona finale c'è. E se volete il nostro consiglio non rovinatevela, perché va gustata e vi lascerà con una bella domanda a cui speriamo Shyamalan voglia dare una risposta molto presto.

In uscita il 26 gennaio, Split è distribuito in Italia da Universal Pictures. Qui il trailer del film.