Il Plum Cake di frutta secca, la torta Mondrian e dolci di melograno e spezie ci accolgono in una realtà parallela, fatta dei gelati all'azoto di un esclusivo ristorante milanese. Una realtà che rapidamente lascia il passo alla vera essenza dei nostri due protagonisti, Edoardo Leo e Anna Foglietta (qui l'intervista), coppia giovane e ricca di ottimi propositi e principi. E di null'altro. Un incipit intelligente, nel quale sono già insiti lo humor e la premessa di questo Che vuoi che sia, nuova 'riflessione' del quarantaquattrenne romano sulla nostra modernità e la crisi, che segue il più convincente Noi e la Giulia, ma che conferma la buona vena - creativa e registica - del suddetto.
Uno sfogo a tratti, più che una riflessione vera e propria (quella, lasciata alla ricettività degli spettatori, idealmente chiamati a scegliere tra chi abusa dei selfie e chi no, chi abdica alla propria vita per la popolarità da social e chi no). Nel quale si avverte tanto la romanità dell'autore (nei rimandi al Verdone più citato o a battute campanilistiche storiche) quanto il desiderio di omaggiare la città che fa da scenario alla vicenda (una Milano tanto stigmatizzata nelle macchiette, quanto esaltata dalla fotografia di Alessandro Pesci nelle riprese notturne dei Navigli o aeree dei grattacieli di piazza Gae Aulenti).
Uno sfogo che è generazionale, ma soprattutto culturale, come detto, verso un imbarbarimento delle abitudini e nell'utilizzo di certa tecnologia. Verso la pigrizia civica che spesso questo porta con sé e la deriva spersonalizzante e vile della quale tutti facciamo esperienza ogni giorno attraverso le nostre identità digitali. E che spinge chi resiste a cedere, a lasciarsi catturare dal vortice… In questo caso, a vendere la propria intimità (dignità? rispettabilità? diversità?) nel tentativo di trarre vantaggio da qualcosa di troppo più grande, di approfittare di un moloch incontrollabile.
Che infatti reagisce. "Hai voluto sfidare il popolo di Internet?" è l'ammonimento chiave, che anche il trailer ci aveva mostrato, ma in questo senso siamo dalle parti di Faust e Mefistofele (inizialmente nelle vesti di un giovane imprenditore-guru fin troppo caricaturale). Se non fosse che, per fortuna, in una commedia l'anima non si perde mai. Anzi. E che la nostra tradizione del genere - per quanto rinnovata o rivisitata - prevede da sempre un colpo di scena finale risolutore, e consolatorio. Più ancora della ormai ricorrente citazione di Eco sugli imbecilli del web o della reazione scomposta ai loro riti ("E taggame!"), seppur meno 'di rottura'.
Soprattutto considerando i 'bastian contrari' messi in scena da Edoardo Leo (con dinamiche familiari originali e simpatiche), pronti a 'cedere' al porno più che all'autoscatto in nome del più capitolino e salvifico "masticazzi!". Dei quali però non si approfondisce la crisi, sicuramente estranea alla linea narrativa principale, ma trattata in maniera forse troppo ellittica e distante prima di risolverla con una sorta di rassicurante "ritorno nella riserva". Ma nel film sono molte le 'sconnessioni', risolte più dal montaggio che dallo sviluppo. Che a tratti scivola nello stereotipato, sempre rialzandosene grazie alla simpatia dei personaggi (più i principali o i 'secondari' Massimo Wertmuller e Bebo Storti, che la coppia Rocco Papaleo-Marina Massironi) e del tono generale nel gestire l'avventura.
Che vuoi che sia, in sala dal 9 novembre 2016, è distribuito da Warner Bros.
Uno sfogo a tratti, più che una riflessione vera e propria (quella, lasciata alla ricettività degli spettatori, idealmente chiamati a scegliere tra chi abusa dei selfie e chi no, chi abdica alla propria vita per la popolarità da social e chi no). Nel quale si avverte tanto la romanità dell'autore (nei rimandi al Verdone più citato o a battute campanilistiche storiche) quanto il desiderio di omaggiare la città che fa da scenario alla vicenda (una Milano tanto stigmatizzata nelle macchiette, quanto esaltata dalla fotografia di Alessandro Pesci nelle riprese notturne dei Navigli o aeree dei grattacieli di piazza Gae Aulenti).
Uno sfogo che è generazionale, ma soprattutto culturale, come detto, verso un imbarbarimento delle abitudini e nell'utilizzo di certa tecnologia. Verso la pigrizia civica che spesso questo porta con sé e la deriva spersonalizzante e vile della quale tutti facciamo esperienza ogni giorno attraverso le nostre identità digitali. E che spinge chi resiste a cedere, a lasciarsi catturare dal vortice… In questo caso, a vendere la propria intimità (dignità? rispettabilità? diversità?) nel tentativo di trarre vantaggio da qualcosa di troppo più grande, di approfittare di un moloch incontrollabile.
Che infatti reagisce. "Hai voluto sfidare il popolo di Internet?" è l'ammonimento chiave, che anche il trailer ci aveva mostrato, ma in questo senso siamo dalle parti di Faust e Mefistofele (inizialmente nelle vesti di un giovane imprenditore-guru fin troppo caricaturale). Se non fosse che, per fortuna, in una commedia l'anima non si perde mai. Anzi. E che la nostra tradizione del genere - per quanto rinnovata o rivisitata - prevede da sempre un colpo di scena finale risolutore, e consolatorio. Più ancora della ormai ricorrente citazione di Eco sugli imbecilli del web o della reazione scomposta ai loro riti ("E taggame!"), seppur meno 'di rottura'.
Soprattutto considerando i 'bastian contrari' messi in scena da Edoardo Leo (con dinamiche familiari originali e simpatiche), pronti a 'cedere' al porno più che all'autoscatto in nome del più capitolino e salvifico "masticazzi!". Dei quali però non si approfondisce la crisi, sicuramente estranea alla linea narrativa principale, ma trattata in maniera forse troppo ellittica e distante prima di risolverla con una sorta di rassicurante "ritorno nella riserva". Ma nel film sono molte le 'sconnessioni', risolte più dal montaggio che dallo sviluppo. Che a tratti scivola nello stereotipato, sempre rialzandosene grazie alla simpatia dei personaggi (più i principali o i 'secondari' Massimo Wertmuller e Bebo Storti, che la coppia Rocco Papaleo-Marina Massironi) e del tono generale nel gestire l'avventura.
Che vuoi che sia, in sala dal 9 novembre 2016, è distribuito da Warner Bros.