Noi e la Giulia

Noi e la Giulia

Diego, Fausto e Claudio sono tre quarantenni insoddisfatti e in fuga dalla città e dalle proprie vite, che da perfetti sconosciuti si ritrovano uniti nell'impresa di aprire un agriturismo. A loro si unirà Sergio, un cinquantenne invasato e fuori tempo massimo, ed Elisa, una giovane donna incinta decisamente fuori di testa. Ad ostacolare il loro sogno arriverà Vito, un curioso camorrista venuto a chiedere il pizzo alla guida di una vecchia Giulia 1300. Questa minaccia li costringerà a ribellarsi ad un sopruso in maniera rocambolesca e lo faranno dando vita a un'avventura imprevista, sconclusionata e tragicomica, a una resistenza disperata ...quella che tutti noi vorremmo fare… se ne avessimo il coraggio.

VALUTAZIONE FILM.IT
TITOLO ORIGINALE
Noi e la Giulia
GENERE
NAZIONE
Italia
REGIA
CAST
DISTRIBUZIONE
Warner Bros
DURATA
115 min.
USCITA CINEMA
19/02/2015
ANNO DI DISTRIBUZIONE
2015
di Mattia Pasquini

Una volta la commedia italiana raccontava il nostro Paese, in maniera ironica, amara, tragicomica, sognante o realistica, ma lo raccontava. Ci si potevano trovare i sogni e le miserie di noi tutti, l'umanitÀ che a tanti piace continuare a considerare un nostro tratto distintivo e la rappresentazione di un momento della Storia patria, soprattutto a livello sociale. Purtroppo, ormai, tutto ciÒ È diventata merce rara nel nostro cinema. E sia detto senza volontÀ di riproporre stereotipi o critiche aprioristiche, ma solo per rendere piÙ evidente la differenza e introdurre le lodi per il nuovo Noi e la Giulia di Edoardo Leo.

L'attore, regista e autore romano 'ricomincia da Tre', e al terzo colpo prende in pieno il bersaglio. Non che Diciotto anni dopo (2010) e Buongiorno papÀ (2013) fossero deprecabili - non a caso la citazione di Troisi, che insisteva caparbiamente nel difendere le "tre cose (ben) riuscite" - ma stavolta siamo di fronte a un felice connubio di ogni possibile elemento preso in considerazione. Certo, senza che questo suoni ingeneroso all'apprezzabile Leo sceneggiatore, il merito sta molto nell'aver saputo scegliere una storia di base di pregio come il Giulia 1300 e altri miracoli (2011) di Fabio Bartolomei. Ma si sente che le stesse corde risuonano nella sensibilitÀ del giovane regista e interprete.

Per situazioni e dinamica (ma anche la presenza di Fresi aiuta, in questo senso) non siamo poi tanto lontani dal recente Smetto quando voglio, ma in questo caso una maggior profonditÀ e ampiezza tematica danno modo di sbilanciarsi e pensare spontaneamente a una versione aggiornata dei Soliti Ignoti dell'immenso Monicelli. Di nuovo c'È quella convivenza di figure tipiche - del paese e del momento storico - e quel senso di speranza disperata che rischia di scontrarsi contro un fallimento che, alla fine, È difficile riconoscere del tutto come tale… Una ambiguitÀ e una presenza civile che qui Leo gestisce in maniera equilibrata, con pochi cali (soprattutto in qualche concessione finale a certe stigmatizzazioni modaiole che gli prendono la mano) e grazie alle scelte di cast.

Su tutti quelle di due colonne come Claudio Amendola, spettacolare nel rude nostalgico Sergio, e Carlo Buccirosso, continua fonte di sorprese nell'impiegatizio Vito, capaci di dare spessore al racconto e di fornire ora la sponda ora la spinta per le dinamiche narrative incentrate sul terzetto di quarantenni insoddisfatti e disperati completato da un preciso e gradevole Luca Argentero. Cresciuti anche loro con i sogni sballati e illusori della loro generazione, hanno abbandonato la chimera del 'Chiringuito sulla spiaggiÀ e ora cercano la (ri)costruita quiete di rustici e casali. A ogni costo.

Anche a costo di riscoprire il concetto di "resistenza civile" e di riscoprirsi intolleranti ed esausti davanti all'ingiustizia assurta a normalitÀ. PerchÉ - con i dovuti distinguo - per certe cose È giusto combattere. Per insegnare la bellezza, per esempio, per poter sperare che con essa si riesca a salvare il mondo. Almeno quello piccolo, che ci circonda. In cui viviamo le nostre giornate e nel quale abbiamo spesso paura di accogliere il diverso trincerandoci dietro pregiudizi e stereotipi.

Un pregio di questo film È anche questo, di saper parlare di piaghe profonde, come la Camorra, rendendola ridicola, semplice, banale, insensata (geniale in questo senso l'utilizzo dei ragazzi di Gomorra in una veste completamente diversa); facendoci scoprire a riderne, pur preoccupati. E se non bastasse, non vi preoccupate, nel corto circuito che scaturisce dall'incontro della generazione 'del Piano B' con l'Italia che non È mai uscita di scena vi assicuriamo che non saranno pochi gli scambi da 'circoletto rosso' (le battute sui 'tre pedali' e la media 'casello-casello' dopo la prima guida sono irresistibili) che contribuiranno ad abbattere ogni resistenza.