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Stasera in TV 9 maggio: le origini di Alien in Prometheus, il prequel di Covenant

Contrastato ed eccezionale, il film che segna il ritorno di Ridley Scott alla saga iniziata nel 1979 oggi torna d'attualità, e propedeutico alla visione del sequel.

09.05.2017 - Autore: Mattia Pasquini (Nexta)
Mentre ci avviciniamo all'Alien del 1979, con il nuovo Alien: Covenant, vale la pena 'ripassare' l'inizio della prequel saga voluta da Ridley Scott per spiegare l'origine degli Xenomorfi… Nel Prometheus del 2012 molte delle risposte, ma soprattutto le nuove domande alle quali si spera che i prossimi film risponderanno.

Il film. Nell'anno 2093 l'astronave Prometheus giunge, dopo un lungo viaggio, sul pianeta LV-233. A bordo c'è un team assemblato da un ricco imprenditore con il compito di rintracciare gli "Ingegneri", una specie aliena umanoide che secondo due archeologi ha dato origine alla razza umana sulla Terra.



Dietro le quinte. Prima che i parametri temporali della storia venissero cambiati, si era pensato a Max von Sydow e Rutger Hauer per il ruolo di Weyland, andato poi a Guy Pearce, a Michelle Yeoh e Angelina Jolie per quello di Meredith Vickers (Charlize Theron, inizialmente scelta come protagonista), mentre James Franco avrebbe potuto essere Holloway (anticipando così il cameo realizzato nel nuovo Alien: Covenant) invece di Logan Marshall-Green e Gemma Arterton, Carey Mulligan, Olivia Wilde, Anne Hathaway, Abbie Cornish e Natalie Portman si litigarono la Elizabeth Shaw andata poi a Noomi Rapace (il cui Uomini che odiano le donne Scott ammise di aver visto tre volte!). Sempre Scott avrebbe voluto inserire la backstory di un Ingegnere mandato sulla Terra per fermare l'escalation di violenza in atto… Un simbolismo cristologico che sarebbe stato troppo smaccato per un film tanto allegorico. E l'ennesima rinuncia per il regista, che avrebbe voluto far vivere e dormire sull'astronave gli attori per farli calare nel contesto e che si dovette accontentare di non rivelare loro molti dei colpi di scena per avere reazioni più sincere da loro. Una nota curiosa, la presenza della moglie di Ridley Scott, Giannina Facio, in un ennesimo cameo: qui la madre della Shaw nel sogno spiato da David poco prima del suo risveglio.

Perché vederlo. Siamo lontani dal 'Modern Prometheus' con cui Mary Shelley aveva pensato di battezzare il proprio Frankenstein o da quello descritto nel racconto breve di Kafka, soprattutto considerato che il film di Sir Ridley Scott avrebbe dovuto chiamarsi Paradise (e Alien: Covenant invece Paradise Lost. Ma il suo Prometheus resta un grande esempio delle capacità della fantascienza di farsi luogo di dissertazioni filosofiche e speculazioni sul significato dell'esistenza e sul concetto di divino e di creazione. Senza scomodare esempi epocali come Blade Runner o 2001: Odissea nello spazio - lontani per coerenza narrativa e unicità - qui la sfida si svolge su altri livelli, pur aggiungendosi a una ristretta schiera su un piano tematico. Con una grande attenzione ai meccanismi del genere e alle necessità insite nel progetto, Scott regala un 'incubo' più patinato e meno potente, ma ugualmente in grado di differenziarsi - per caratura e calibro - da molti prodotti moderni.



La scena da antologia. Il sacrificio con cui l'Ingegnere che vediamo all'inizio del film dà - o si suppone dia - origine alla razza umana resta un momento affascinante, ma come altri poco omogeneo al resto del film. Del quale è sicuramente più interessante ricordare il climax nel quale Elizabeth utilizza la capsula chirurgica per liberarsi di un indesiderato e inatteso ospite, per poi scappare da quanto estratto da se stessa e imbattersi in una ulteriore rivelazione, nodale per il prosieguo della vicenda (e per il sequel oggi in sala). Ma sono le molte scene eliminate a rivestire grande importanza nell'economia della intera saga, come quella dell'incontro dei superstiti con l'Ultimo Ingegnere e quella - mai filmata, perché cassata dallo script per motivi di ritmo - in cui avremmo visto Peter Weyland nel suo ufficio in una colonia marziana.

I premi. Nominato per i migliori 'Visual Effects' da Oscar e BAFTA, il film vinse solo premi minori (oltre al Biggest Disappointment of the Year dei Golden Schmoes Awards e il Not-So-Obviously Worst Film Award del Oklahoma Film Critics Circle): Best Art Direction di James Cameron e i premi a Michael Fassbender dei Fright Meter Awards e dei CinEuphoria Awards.

Dove e quando. Alle 23.05 su Rai 2, canale e del digitale terrestre e della piattaforma satellitare TivùSat.