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Scandalo Oscar: gli attori e i registi che hanno boicottato la Notte delle Stelle

Spike Lee e Will Smith non sono i primi a denunciare l'Academy o semplicemente a rinunciare alla Notte delle Stelle. Da Marlon Brando a Woody Allen, ecco cinque casi celebri

Il padrino - Marlon Brando

25.01.2016 - Autore: Marco Triolo (Nexta)
Snobbare un Oscar non è da tutti, ma c'è chi se lo può permettere. Nel corso di ottantotto anni di cerimonie, c'è stato più di un caso di attori, attrici e autori che, per un motivo o per l'altro, hanno deciso di snobbare la Notte delle Stelle. Proprio in questi giorni, personalità come Spike Lee e Will Smith hanno annunciato che non parteciperanno alla premiazione degli Academy Awards in 28 febbraio, per protestare contro la disparità di trattamento verso le minoranze nella scelta delle nomination. Ma non sono i primi, né saranno gli ultimi, a rinunciare agli onori o semplicemente alla gloria della passerella. Scopriamo gli altri casi più memorabili.



Il più famoso è senz'altro quello di Marlon Brando che, nominato nel 1973 per Il padrino, vinse l'Oscar il 5 marzo, ma non si presentò. Al suo posto mandò Sacheen Littlefeather, attrice nativa americana, presidente del National Native American Affirmative Image Committee. L'attrice salì sul palco al momento dell'annuncio, ma anziché ritirare la statuetta, consegnò una lettera all'Academy e disse: “Rappresento Marlon Brando questa sera e mi ha chiesto di dirvi che purtroppo è costretto a rifiutare questo generoso premio. La ragione è il trattamento riservato agli indiani d'America nell'odierna industria del cinema”.



Nemmeno Woody Allen è mai stato un grande fan degli Oscar. Il regista e attore si è sempre rifiutato di partecipare alle serate di premiazione, spiegando: “Non ho alcun interesse per quel tipo di cerimonia. Penso che non sappiano davvero quello che fanno. Quando vedi chi vince – o non vince – capisci quanto poco senso abbia tutto quanto”. Allen decise di partecipare solo nel 2002, pochi mesi dagli attentati dell'11 Settembre, per mostrare alcuni spezzoni di film girati nella sua amata New York.



Katharine Hepburn, una delle icone femminili del ventesimo secolo, è nota, tra le altre cose, per le dodici nomination all'Oscar che ricevette in oltre ottant'anni di carriera. Ne vinse anche quattro, ma non partecipò mai a una serata di gala. Nel 1974, finalmente, apparve per consegnare il Thalberg Award al produttore Lawrence Weingarten. “Sono molto felice di non aver sentito nessuno urlare 'Era ora'. Sono la prova vivente che una persona possa aspettare quarantuno anni per smettere di essere egoista”. La Hepburn, comunque, esponeva fieramente le statuette vinte nella sua casa in Connecticut.



Un altro attore molto nominato fu Peter O'Toole, leggendario protagonista di Lawrence d'Arabia. “Una damigella e mai una moglie”, disse del trattamento ricevuto dall'Academy, che lo aveva candidato sette volte (sarebbero diventate otto nel 2007 con Venus) senza mai premiarlo. Poi ottenne un premio alla carriera nel 2003, ma inizialmente lo rifiutò. “Sono ancora attivo e potrei anche vincere l'amabile piccolo bastardo un giorno. Non potrebbe l'Academy rimandare questo onore fino a quando avrò ottant'anni?”, scrisse l'attore in una lettera. Poi, quando gli spiegarono che altri divi come Paul Newman e Henry Fonda avevano accettato premi alla carriera, finendo per vincere altri Oscar più avanti, O'Toole si calmò e accettò l'onore. “Una damigella e mai una moglie col cavolo – disse ritirando la statuetta dalle mani di Meryl Streep – Adesso ho il mio Oscar, che resterà con me finché morte non ci separerà”.



Di recente, è toccato infine a Jean-Luc Godard fare il prezioso. Nel 2010, l'Academy tentò in ogni modo di contattarlo perché intendeva onorarlo con un Oscar alla carriera. Godard non si fece mai trovare e alla fine spiegò ai giornalisti perché: “Se l'Academy vuole farlo, che lo faccia. Ma penso sia strano. Mi chiedo: quali dei miei film hanno visto? Li conoscono davvero? Il premio si chiama The Governor's Award. Vuol dire che me lo consegnerà Schwarzenegger?”. Ma c'era anche un altro motivo: Godard non aveva un visto per viaggiare in USA e nessuna intenzione di farselo. “E non voglio volare così a lungo”.