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Villeneuve: "L'unico modo per fare il sequel di Blade Runner  era essere arroganti"

L'intervista al regista canadese che raccoglie l'eredità di Ridley Scott richiamando vecchie icone come Harrison Ford e cercandone nuove in Ryan Gosling e Jared Leto

27.09.2017 - Autore: Pierpaolo Festa (Nexta)
Berlino - La storia del come Denis Villeneuve sia riuscito a dirigere Blade Runner 2049 è come "un film nel film". E' lo stesso autore canadese a raccontarla a noi, partendo da una busta che gli è stata messa sotto gli occhi da un gruppo di potenti di cui non rivela l'identità. Una busta con una scritta molto semplice al centro: "Queensborough". "Mi trovavo in un sotterraneo nel New Mexico... e loro mi hanno messo davanti questa busta". Loro chi? Il regista non lo rivela, continua invece a parlare della busta: "'Queensborough non esiste' - mi dicevano - Quello è il copione del nuovo Blade Runner... non lo ha ancora letto nessuno".

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Mancano pochi giorni all'arrivo nei cinema di Blade Runner 2049 e Villeneuve si presenta in giacca e cravatta e con un'espressione più o meno rilassata (a cui, è chiaro, ha lavorato tanto prima di parlare con la stampa), ma più lo si guarda negli occhi, più si capisce che quest'uomo è stato nella trincea più profonda fino a pochissimo tempo fa. La trincea... sarebbe il set del sequel che arriva esattamente trentacinque anni dopo l'originale. Una delle scommesse cinematografiche del nuovo millennio che secondo lo stesso Villeneuve è "persa in partenza". O quasi. "Non importa quanto questo film piacerà al pubblico, nel momento in cui sarà paragonato all'originale non ci sarà storia. Quel film è un capolavoro. Vincerà sempre. Ce lo siamo detti con Ryan Gosling... e poi abbiamo capito che una volta accettato questo pensiero, allora saremmo stati liberi. Ridley Scott mi ha dato la sua benedizione. E le 'chiavi di casa'. A quel punto tutto quello che ho fatto è stato essere arrogante...".



Facciamo un passo indietro e torniamo alle trincee: sono proprio quelle il posto in cui Villeneuve è andato a girare il suo Blade Runner, parafrasando Werner Herzog che diceva sempre che il compito di un regista è arrivare fino all'inferno e lì trovare il film per poi tornare al mondo reale. "Più volte ho detto che Ryan Gosling è stato la mia musa. Ma vi dico di più: lui è venuto alla guerra con me. Abbiamo fatto questo film insieme nel fango. Non ce l'avrei mai fatta senza di lui, perché ho capito che non ero mai solo. Ad ogni scena cercavamo insieme di capire come renderla al meglio. Mi ha dato tutto e gli devo veramente tanto".

In che modo crede che Gosling potrà riuscire a essere iconico come Harrison Ford nel primo film?
Per me Ryan Gosling ha la stessa qualità di Clint Eastwood e cioè può rimanere nel totale silenzio ma la sua presenza rimane potentissima. E questo è un dono: lui incarna all'istante il personaggio. Sembra veramente che non stia recitando.

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Poco fa ha usato il termine "arrogante", cosa vuol dire?
Che una volta avuto il benestare di Ridley Scott, allora mi sono impossessato di quel mondo. Sì, Blade Runner 2049 è una lettera d'amore al primo film, ma ha anche il coraggio di essere diverso. Ho preso delle decisioni creative che trasformano il film e gli fanno seguire un'altra strada rispetto all'originale.

Per esempio?
Be' certamente il film descrive un mondo più deprimente di quello visto nel primo. La situazione per l'umanità è precipitata, in primis da un punto di vista ambientale. La popolazione mondiale è diminuita e le istituzioni non hanno più soldi. Tutto il sistema è sull'orlo del crollo.



Dunque a parte il seguito della storia, cosa voleva raccontare con questo sequel? Di cosa parla secondo lei Blade Runner 2049?
E' una riflessione sui limiti dell'umanità. Pone delle domande chiare ma lascia la risposta a voi: cosa ci definisce umani? Anche noi veniamo programmati come replicanti, attraverso l'educazione e il nostro background. E poi, credo questo film sia una riflessione poetica sui sogni infranti.

Parliamo della prima volta che ha mostrato il film a Ridley Scott. E' giusto immaginarla fuori dalla sala mentre fuma una sigaretta dopo l'altra nel totale nervosismo. E' andata così?
Non proprio, ma ero nervoso. Ho chiesto al mio assistente di non dirmi nulla. Non volevo sapere quale sarebbe stato il giorno della proiezione per Ridley. Sapevo che sarebbe arrivato, ma non volevo trovarmi lì. Ed è vero, era una cosa che mi provocava tanto nervosismo. Poi un giorno qualcuno è venuto da me dicendomi che Ridley lo aveva adorato. Un altro momento di tensione è stato quando ho mostrato il film a Harrison Ford. Lui però ha insistito di vederlo insieme a me: "ti avverto: io parlo tanto durante il film - mi ha detto - ti farò delle domande passo passo". Il suo invito in proiezione è stato molto generoso. 

Abbiamo parlato di Gosling come compagno di trincea. Parliamo di Harrison Ford...
Ah (il volto del regista si illumina, N.D.R.) Ho scoperto tante cose nuove del mio mestiere grazie al lavoro svolto con Harrison. Abbiamo sviluppato il personaggio insieme, lentamente attraverso tanti scambi di idee. Harrison adora lavorare in questo modo, condividendo il suo parere e il suo punto di vista su Deckard. E poi è uno che ama profondamente il set: anche quando non giravamo con lui, Harrison rimaneva in giro. Ed era emozionato come se stesse girando uno dei suoi primi film. Ecco, è stato molto commovente per me vederlo ancora con quel fuoco creativo che gli brucia dentro. 



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E' vero che inizialmente aveva proposto il personaggio interpertato da Jared Leto a David Bowie?
Assolutamente sì. Leggevo il copione e la mia prima associazione mentale per quanto riguarda il personaggio era proprio David Bowie. Si tratta di un ruolo che richiede quel tipo di carisma: non sei mai sicuro di quali siano le intenzioni di questo personaggio, se sia perfido o onesto. Bowie lo avrebbe incarnato alla perfezione. Del resto se pensiamo al primo Blade Runner, quel film grida "Bowie" ad ogni scena, come se il duca bianco fosse stata l'ispirazione principale dell'originale. All'epoca ne ho parlato con lo sceneggiatore il quale mi ha rivelato che anche lui aveva scritto il ruolo a posta per David Bowie. A quel punto lo abbiamo cercato. Lo volevamo davvero sul nostro set. Poi è successo quello che è successo. Quando ho incontrato Jared Leto... non sono rimasto deluso.

Blade Runner 2049 arriverà nei cinema dal 5 ottobre, distribuito da Warner Bros.