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Oscar Night da copione, 7 premi a Gravity tra pizze e selfie

Poche le emozioni in una delle edizioni più prevedibili di sempre. I siparietti della DeGeneres non consolano Scorsese e DiCaprio, ancora snobbati

Ellen e le sue star da Oscar<br>

03.03.2014 - Autore: Mattia Pasquini
Dovevano essere gli Oscar di 12 anni schiavo, e così è stato. Più o meno. D'altronde non è raro che gli Oscar non brillino per originalità e sorprese, ma qualche chicca riescono sempre a regalarcela per fortuna. O quasi sempre. Visto che in questa 86esima edizione si fatica a trovare momenti indimenticabili o particolarmente commoventi…



A parte, forse, il Grazie a Diego Armando Maradona di Paolo Sorrentino, vincitore del Miglior Film in Lingua Straniera con La Grande Bellezza. Sicuramente motivo di orgoglio per noi italiani, anche se in molti avranno sorriso nel sentire il breve discorso del regista napoletano: "Ringrazio le mie fonti di ispirazione: Federico Fellini, i Talking Heads, Martin Scorsese e Diego Armando Maradona, e grazie a Roma, a Napoli e alla mia più grande bellezza personale, Daniela, Anna e Carlo; grazie a mio fratello Marco, mia sorella Daniela e questo è per i miei genitori, Sasà e Tina".

Per il resto, pochi a spartirsi la torta, con le telecamere della ABC a fare avanti e indietro dal palco principale ai posti riservati alla squadra di Gravity, chiamata in causa ben sette volte durante la serata. Il conteggio finale la dice lunga: 7 Gravity, 3 Dallas Buyers Club e 12 anni schiavo, a seguire gli altri (Gatsby 2, Frozen 2, Her, Blue Jasmine e La grande bellezza 1). Raramente si era avuta una distribuzione tanto avara dei premi, con 29 film nominati a bocca asciutta.



Due in particolare: American Hustle, ignorato 10 volte (che, per quanto moderna e divertita 'Stangata', poteva sperare giusto sulla Sceneggiatura Originale e sul poker di attori, tutti molto bravi), e The Wolf of Wall Street, a dimostrazione di un problema dell'Academy con Martin Scorsese e Leonardo DiCaprio. Purtroppo (per loro), va detto, il primo si scontrava con il film dell'anno - lungamente esaltato e portato in trionfo da Toronto fino a Los Angeles senza un cedimento - il secondo con un Matthew McConaughey sempre più ispirato in ogni ruolo che interpreta (magra consolazione, era anche nel film di Scorsese) e che - dopo aver abbracciato per primo proprio il deluso e sportivo Leo - ci ha regalato uno dei discorsi più incredibili della serata.

"Grazie all'Academy, a tutti i membri, agli altri nominati" ha iniziato, continuando col "regista, Jared Leto, Jennifer Garner". Esaurito il 'dovuto', però, si è poi prolungato in un monologo molto sentito, e interpretato con una certa enfasi, dedicato a "qualcuno cui guaradre e qualcuno da raggiungere". Dio, nel primo caso, cui lui ha confessato di guardare sempre (ma anche il padre, morto, che festeggia in Paradiso), e se stesso nel secondo. Ma un se stesso dieci anni in avanti. Il suo 'eroe', da sempre. Da quando ragazzino mirava a essere il se stesso di 25 anni, poi di 35 anni, eccetera "…per continuare a inseguirlo". E poi, immancabile, il ringraziamento alla mamma, presente in platea, che "ci ha insegnato il rispetto di noi stessi".



Un leit motiv ricorrente, nella maggior parte dei discorsi principali, Sorrentino compreso. Le mamme, presenti e non, di Steve McQueen, Jared Leto e tanti altri. Una mano di buoni sentimenti, che da queste parti non fanno mai male, soprattutto davanti alla nazione incollata alla tv. Peccato che si abbia troppo spesso l'impressione di assistere a una rappresentazione di facciata, uno spettacolo dai lineamenti modificati dal lifting, come quelli che per tutta la sera (e più che in precedenti occasioni) abbiamo visto far mostra di sé nelle varie riprese. L'Oscar in questo senso va - tristemente - agli zigomi di Sally Field, alla bocca di Kim Novak e all'intera Liza Minelli, irriconoscibile!

Finto o non finto, encomiabile il discorso di Jared Leto, Miglior Attore Non Protagonista per Dallas Buyers Club, che apre le porte del Dolby Theater verso il mondo esterno. "A tutti i sognatori là fuori che ci stanno guardando, in posti come l'Ucraina o il Venezuela, voglio dire 'Ci siamo' - ha detto l'attore, non nuovo a queste dimostrazioni di sensibilità e noto per il suo impegno verso l'ambiente. - Mentre voi combattete per realizzare i vostri sogni e vivere l'impossibile, noi pensiamo a voi stasera". "Voglio ringraziare - ha aggiunto, tornando sul film e sul premio - i 36 milioni di persone che hanno perso la loro battaglia contro l'AIDS e tutti coloro che hanno vissuto delle ingiustizie a causa di chi fossero o chi amassero; stanotte, io sono qui davanti al mondo con voi e per voi". Una dichiarazione toccante, ma secondo molti condizionata dalle critiche ricevute nello scorso discorso di ringraziamento per non aver fatto alcun riferimento del genere…



Nonostante tutto, però, sono stati anche gli Oscar di Lupita Nyong'o e delle sue lacrime sincere mentre stringeva quella statuetta come se gliela volessero portare via, dell'emozione di Alfonso Cuaron, Miglior Regista, che nel suo discorso pian piano scivola dall'inglese allo spagnolo, la sua 'lingua del cuore', quando passa a ringraziare la moglie e gli affetti più cari. O di Cate Blanchett, che ringrazia Woody Allen (dopo aver avuto paura di esser coinvolta nella sua querelle epistolar-familiare) per averla scelta per Blue Jasmine, e di Spike Jonze, sempre gentilissimo e sorridente, che ritira il premio per la splendida sceneggiatura di Lei. E del 'selfie' di gruppo di Ellen DeGeneres, per il resto conduttrice non particolarmente spumeggiante (vedasi la distribuzione di pizze farcite ai vari Harrison Ford, Bradley Cooper, Martin Scorsese, Meryl Streep… Ma perché non si affida la Oscar Night a Jim Carrey? Vederlo in scena tre minuti è stato uno spettacolo, soprattutto per la sua imitazione del Bruce Dern di Nebraska), che ha messo insieme - come si vede nella foto - Jared Leto, Jennifer Lawrence, Channing Tatum, Meryl Streep, Julia Roberts, Ellen, Kevin Spacey, Brad Pitt, Lupita Nyong'o e suo fratello Peter e Angelina Jolie (anche se in un altro c'erano anche Brad Pitt, Chiwetel Ejiofor e Benedict Cumberbatch), sorridenti come ragazzini in gita scolastica.


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