
True Detective in home video: 10 ragioni per amare la seconda stagione

True Detective: 10 ragioni per amare la stagione 2
Bistrattata, sottovalutata, incompresa, fatta oggetto di scherno sui social durante la messa in onda. La seconda stagione di True Detective è stata attaccata duramente da critica e pubblico: dal cast al plot, dai dialoghi alle scene madri, ogni singolo dettaglio della serie è stato analizzato e demolito sistematicamente. Ma perché? Forse perché nessuno si aspettava una dipartita così brusca dalla prima stagione, ben più "spirituale" nei temi e nella risoluzione.
Fatto sta che a noi è piaciuta molto e, ora che Warner l'ha distribuita in DVD e Blu-Ray, vi diamo dieci buone ragioni per amarla e recuperarla. Seguiteci...
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True Detective 2, adesso in DVD e Blu-Ray
Gli otto episodi di True Detective 2 tornano adesso in DVD e Blu-Ray distribuiti da Warner Bros. Entertainment Italia.

La scoperta
Siccome tutto il mondo l'ha demolita, scoprire il valore della seconda stagione di True Detective dovrebbe essere la spinta principale a recuperarla. Se la guarderete con occhi liberi da ogni pregiudizio, non potrete che ammirare il mondo cupo e la metropoli tentacolare in cui si svolgono le tragiche vicende di un gruppo di perdenti determinati a fare giustizia.

Il cast
Nei ruoli principali troviamo un gruppo di attori in grande spolvero: Colin Farrell torna ai massimi livelli nel ruolo dello sgradevole sbirro alcolizzato Ray Velcoro, corrotto eppure mosso da un codice morale che alla fine lo riabilita agli occhi dello spettatore. Rachel McAdams è nervosa e violenta nella parte di Ani Bezzerides. Taylor Kitsch dimostra di poter essere intenso nella parte del poliziotto di strada Paul Woodrugh. Ma la vera riscoperta è Vince Vaughn, troppo spesso sottoutilizzato in ruoli comici e invece perfettamente in grado di sostenere una parte complessa e ambigua come quella del boss malavitoso Frank Semyon.

Il nichilismo
True Detective 2, a differenza della prima stagione, è un vero noir. Del noir classico ha i personaggi tormentati, coinvolti in schemi spesso troppo grandi per loro, ma soprattutto il nichilismo totale. I protagonisti della stagione sono tutti individui complessati, traumatizzati, con vite disfatte da tragedie o dalle loro stesse azioni irresponsabili. Un tratto caricato, e per questo incompreso da critica e pubblico, ma che contribuisce molto al fascino di questi otto episodi.

Los Angeles
La rappresentazione dei sobborghi di Los Angeles - rappresentati dalla fittizia cittadina di Vinci - è quanto mai cupa e disperata. La metropoli è tentacolare e non lascia scampo, una giungla di cemento che si contrappone alla lussureggiante ma altrettanto claustrofobica vegetazione della Louisiana nella prima stagione.

L'omaggio a Lynch
I protagonisti si ritrovano spesso in un locale che sembra quello di Twin Peaks. Lì vengono ambientate visioni che escono dritte dritte dal cinema di David Lynch, un omaggio sentito che però si sposa perfettamente con il tono angosciante della serie.

L'orgia
C'è una scena, nella sesta puntata, che vale da sola "il prezzo del biglietto". Ani è costretta a infiltrarsi sotto copertura a un'orgia tenuta dai burattinai della cospirazione su cui indagano i protagonisti. La scena è una vera e propria discesa all'inferno della corruzione morale, un incubo alimentato dalle droghe, un trip nei recessi più oscuri della psiche.

La sparatoria
Altrettanto da antologia la sparatoria a metà esatta della stagione, al termine della quarta puntata. Non si capisce perché, ma anche questa scena è stata attaccata perché "implausibile". E invece è un'apoteosi di violenza che, lungi dall'essere gratuita, lascia i protagonisti ancora più confusi e disperati di prima.

Justin Lin
Per i fan di Fast & Furious, Justin Lin (anche autore del nuovo Star Trek Beyond) è un nome di sicuro richiamo. La sua abilità nel mettere in scena l'azione ha riabilitato la saga di Toretto, ma qui Lin dimostra controllo e occhio cinematografico anche al di fuori dell'azione vera e propria.

A Tarantino non è piaciuto
Neanche Quentin Tarantino ha amato la stagione 2 di True Detective. Ma Tarantino non può sempre aver ragione, no? Questa è la vostra occasione per provarlo!

Il finale
Per quanto forte, la prima stagione si concludeva con un finale forse anche troppo "mistico", che risolveva l'intreccio in maniera eccessivamente semplicistica. La stagione 2 raggiunge invece un climax doloroso, in linea con il suo nichilismo. Impossibile non farsi coinvolgere fino in fondo.