Festiva del Cinema di Venezia 2015
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Sangue del mio sangue – La recensione da Venezia

Marco Bellocchio in concorso alla Mostra con un’opera tra passato e futuro dell’Italia

Sangue del mio sangue

08.09.2015 - Autore: Marco Triolo (Nexta), da Venezia
Passato e presente italiano si incontrano in Sangue del mio sangue, il nuovo film di Marco Bellocchio presentato in concorso al Festival di Venezia. Un'opera divisa in due: nella prima parte si racconta di un processo per stregoneria nella Bobbio seicentesca, nella seconda si passa ai giorni nostri per narrare l'attualità del nostro Paese, consumato dalla disonestà e incapace di risollevarsi da questa stasi dannosa a causa di una vecchia generazione che non intende lasciare il posto al nuovo. Le due metà sono unite dai temi in comune e dalla scelta di utilizzare gli stessi attori in ruoli diversi.

Il regista sceglie la sua città natale per un racconto morale con ottimi spunti: c'è la casta del clero, la santa inquisizione, disposta a strangolare vite innocenti per portare avanti un sistema fatto di profezie che si auto-adempiono, in un circolo vizioso che solo un atto di misericordia umana, non divina, può sbloccare. C'è l'Italia di oggi, il predominio dei furbetti sugli onesti e una classe di potenti che aggrappati alle proprie poltrone a discapito del nuovo.

Il tutto è raccontato con estrema ironia, specialmente nella seconda parte. Non mancano tocchi surreali, grotteschi, e un certo gioco divertito con una figura classica del genere horror come il vampiro, inteso qui metaforicamente come un parassita che sopravvive a scapito della salute di un'intera società. Perché, come si dice nel film, Bobbio è il mondo. La chiusura è ottimista e lascia intravvedere un cambiamento nello status quo e un passaggio del testimone alle nuove generazioni che forse potrebbe salvare il nostro Paese.

Se c'è da trovare un difetto al film è l’aspetto puramente tecnico. Per un film il cui messaggio principale è “largo al nuovo”, è realizzato in maniera terribilmente vecchia e superata. La fotografia, spesso ottenuta con luce naturale, è buia e piatta, il sonoro è registrato in quella presa diretta ovattata e distorta a cui ci ha abituati il cinema d’autore italiano nato quando l’era delle grandi produzioni nostrane, in cui il sonoro era realizzato in post-produzione, è finita. Dopo aver visto, sempre in concorso a Venezia, due opere come L’attesa e A Bigger Splash, realizzate da autori che fanno parte di una nuova generazione attenta alla ricerca estetica e sonora tanto quanto i loro colleghi delle altre cinematografie mondiali, Sangue del mio sangue risulta incredibilmente datato. Ed è un vero peccato, perché con una più elaborata post-produzione, il film avrebbe potuto essere ancora più coerente ed eloquente di quanto è nella condizione attuale.

In uscita il 9 settembre, Sangue del mio sangue è distribuito da 01.

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