Biennale Venezia 2014
NOTIZIE

La trattativa: Grandi applausi per Sabina Guzzanti

Venezia accoglie il prezioso documento sul rapporto tra stato e mafia. "Senza la trattativa il nostro sarebbe un paese migliore"

Sabina Guzzanti

03.09.2014 - Autore: Marco Triolo, da Venezia
Quest'anno a Venezia la selezione dei film italiani continua a sorprendere. Presentato fuori concorso, La trattativa di Sabina Guzzanti è un riuscito documento che fonde ricostruzione, filmati d'epoca e testimonianze per dare una comprensibile visione d'insieme sulla trattativa tra stato e mafia che sarebbe partita – il condizionale è d'obbligo anche se l'evidenza schiacciante – subito dopo la stagione delle stragi del 1992-1993. La Guzzanti ci porta per mano in un percorso fatto di prove cancellate, intrallazzi ad alti livelli e omertà, che conduce fino alla sua personale ossessione, Silvio Berlusconi.

In questo senso La trattativa si colloca nella manciata di film realizzati negli ultimi anni come una sorta di riflessione sul ventennio berlusconiano. Solo che, in questo caso, anziché analizzarne le conseguenze se ne prendono in esame le origini. L'ex premier appare anche brevemente, interpretato ovviamente dalla Guzzanti, e viene implicato senza mezzi termini nella contrattazione con i vertici della mafia. Forza Italia sarebbe uno strumento creato da Dell'Utri per dare voce alle esigenze mafiose in politica.


Una scena del film.

Qualche sostenitore di Berlusconi storcerà sicuramente il naso, eppure è tutto lì, nelle carte dei processi. Le prove schiaccianti ovviamente non ci sono e nel film si sottolinea come non esistano verbali delle dichiarazioni più scottanti sul magnate televisivo di Arcore. Eppure la quantità di indizi e testimonianze è tale che ci si potrebbe coprire la distanza da qui alla luna. "Tutto quello che viene detto nel film è documentato - avverte la regista all'incontro con la stampa - Non sono stati trovati colpevoli, ma i processi sono fatti solo per trovare i responsabili penali. L'idea del film è che sia necessario svincolarsi dai processi per prenderci le nostre responsabilità come cittadini".

Alla regista va dato il merito di non indugiare troppo su Berlusconi ma di dipingere un ritratto ampio. Una consapevolezza agghiacciante coglie lo spettatore negli ultimi minuti del film: stato e mafia sono così legati che, a meno di grossi sconvolgimenti, non ci potrà mai essere un cambiamento. Eppure rimane un briciolo di speranza, che sta tutto nelle parole di Falcone: “La mafia è un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani ha un principio, una sua evoluzione e avrà quindi anche una fine”. "Nell'approfondire la materia, ho attraversato momenti di depressione e paura - ammette la regista - Pensavo, come tutti, me ne vado, che ci sto a fare qui. Lo scopo del mio film è mettere tutti, anche chi non legge saggi o giornali, in grado di capire dei fatti che hanno cambiato la democrazia italiana. L'idea generica che stato e mafia siano collusi è nemica di un'idea più precisa, che riguarda le parti delle istituzioni, ancora oggi al potere, che hanno preso quelle decisioni". "Se non ci fosse stata la trattativa, l'Italia sarebbe oggi un Paese diverso e migliore. Purtroppo le istituzioni hanno paura della democrazia e scelgono sempre un'altra strada".



Il film è anche ottimamente confezionato e sfoggia la fotografia di Daniele Ciprì e le musiche di Nicola Piovani. Spesso, la regista sceglie di rompere la quarta parete, utilizzando carrellate che escono letteralmente dai set per svelare la finzione e facendo interagire gli attori con il pubblico. Non manca una dose di ironia che sembra essere ormai stata adottata come arma per comunicare l'incomunicabile, sin da successo di La mafia uccide solo d'estate.

La trattativa solleverà certamente polemiche, ma intanto è stato accolto da un lungo e caloroso applauso all'anteprima di Venezia. "Sono giorni che non capisco niente, rispondo fischi per fiaschi alle interviste. Non mi aspettavo certo questa accoglienza".

La trattativa sarà distribuito da BIM a partire dal 2 ottobre.

Per saperne di più, leggete le recensioni dei tre italiani in concorso a Venezia:
Anime nere
Il giovane favoloso
Hungry Hearts