Biennale Venezia 2014
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Venezia: il favoloso Leopardi di Martone e Germano

Ha convinto la stampa Il giovane favoloso, un film che va ben oltre il biopic per raccontare la vita del grande poeta italiano

Elio Germano

01.09.2014 - Autore: Marco Triolo, da Venezia
C’è la forza del vero cinema in Il giovane favoloso, il biopic di Giacomo Leopardi diretto da Mario Martone e interpretato da un ispirato Elio Germano. Per dirla tutta, biopic è un termine abbastanza limitante per un’opera che non tenta la strada dritta e senza pericoli della biografia di stampo televisivo, rischio maggiore in questo caso, ma devia verso i binari dell’impressionismo. Ci sono ovviamente parti in cui la storia viene raccontata in modo lineare, ma intervallate ad esse troviamo le scene migliori del film, quelle in cui la creatività sofferente di Leopardi viene espressa per immagini. Così "Dialogo della natura e di un islandese" diventa una sequenza visionaria in cui Germano dialoga con una statua che si sgretola e "La ginestra" viene sovrimpressa alle immagini di un’eruzione del Vesuvio.

La ricerca estetica fa il paio con una ricostruzione impeccabile dell’epoca, nei set e nei costumi. Si respira l’aria di un periodo storico pre-rivoluzionario, in cui convivono le spinte a un rinnovamento della società con le formalità e il rigore della società reazionaria. In questo la figura di Leopardi, nella sua cronica incapacità di vedere la speranza nel futuro, diventa una specie di simbolo di tutto ciò che è andato storto nella società italiana, in cui ogni anelito di rinnovamento è stato costantemente, ed è tuttora, soffocato.



Su tutto si staglia la prova d’attore di Elio Germano, che si è calato nella parte con enorme zelo, studiando i carteggi del poeta, assimilandone la personalità e capendone il contesto. La sua interpretazione è sempre misurata, anche quando si cimenta con alcuni dei testi famosi di Leopardi. La lettura integrale de "L’infinito" è una mossa rischiosa, forse la più retorica del film, ma lui riesce a non trasformarla in una declamazione didascalica. Martone gli dà spazio per sfogarsi, ma il rigore della regia tiene sempre a bada l’esteriorità e la recitazione troppo spinta, relegandola a momenti che sembrano quasi sogni o visioni.

Il film è stato accolto da applausi sia in sala che all’incontro con la stampa, dove Martone e il suo cast hanno parlato della concezione del progetto e della realizzazione. “Ogni film è un viaggio – ha detto il regista – che inizia quando si accende una piccola luce. Appare per un istante e poi svanisce, e il resto del percorso è lunghissimo. Ma il bello, alla fine, è arrivare a qualcosa di simile a quella luce”. In questo caso la luce era ovviamente la poesia di Leopardi, che aleggia come uno spettro a cui di tanto in tanto viene data voce da Elio Germano in una serie di passaggi recitativi. “Questa parte è stato un enorme regalo per me ed è il film che ho preparato di più. Avevo a disposizione un'infinità di materiale. È stata una cosa violenta dare carne e fisicità a un artista il cui tratto più forte era essere indefinito, liquido. Trasformare quello che abitava dentro la sua testa in una cosa viva che si potesse filmare è stato un trampolino per un bellissimo tuffo. Nelle scene in cui recitavo le poesie ho capito che l'unica cosa giusta è farsi tramite e non pensare di poterle esaurire in una interpretazione”.



Anche Martone cita la quantità di materiale a loro disposizione: “Sono molte le cose del Leopardi che potrebbero essere romanzate, ma noi abbiamo preso la decisione etica ed estetica di attenerci ai suoi carteggi, e per il resto abbiamo lasciato aperte le porte del mistero”. Ne esce una figura in anticipo sul suo tempo, e per questo senza tempo: “Le stesse parole rilette in epoche diverse possono essere interpretate in maniera diversa – dichiara Germano – La figura di Leopardi non è legata a un'epoca: potrebbe essere calata in ogni momento della storia ed essere comunque attuale”.

In uscita il 16 ottobre, Il giovane favoloso è distribuito da 01 Distribution.