Biennale Venezia 2014
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Anime nere – La nostra recensione

Un buon dramma famigliare a sfondo mafioso, in una Calabria mai così tetra

Anime nere

17.09.2014 - Autore: Marco Triolo, da Venezia
Un viaggio tra le macerie di una terra perduta. Anime nere di Francesco Munzi, uno dei tre italiani in concorso a Venezia, è una visione cupa e claustrofobica della malavita calabrese e la storia di una famiglia legata a doppio filo con essa. Tratto da un romanzo di Gioacchino Criaco, Il film racconta la storia di tre fratelli, uno trapiantato a Milano dove gestisce la facciata lecita delle attività di famiglia, l'altro allevatore di capre che tenta di tenersi alla larga dal crimine e il terzo invece attivamente impegnato in traffici di droga internazionali.
 
Il film si apre in Spagna, dove quest'ultimo sta portando a termine un affare, e subito la regia e la fotografia rimandano agli ultimi esperimenti italiani col genere, come Gomorra, sia il film che la serie. L'opera di Saviano e Garrone aleggia su tutta la prima parte del film, nei suoi continui spostamenti tra Milano e l'Aspromonte, a indicare come la 'Ndrangheta non sia più confinata in Calabria ma faccia affari con il nord Italia. Da un certo punto in poi, però, la storia si trasferisce totalmente in Calabria per raccontare una guerra tra famiglie mafiose. Siamo lontani, in questo caso, dagli sfarzi dei film sulla Camorra: la malavita qui rappresentata è un affare per piccoli clan, nuclei famigliari di pastori dispersi sulle montagne dell'Aspromonte, legati a stili di vita arcaici e tradizionalisti.
 
La forza del film sta proprio nel concentrarsi su questi legami famigliari dettati dal sangue, dal rispetto e dall'onore. I tre fratelli sono ben delineati nelle loro differenti posizioni e le interpretazioni di Marco Leonardi, Peppino Mazzotta e Fabrizio Ferracane danno ulteriore spessore a una scrittura che scava a fondo e a una regia che resta incollata ai loro enigmatici volti. Per la seconda volta in un mese ci capita di vedere un paesaggio tipicamente solare trasformato in una terra buia, piovosa e tetra (l'altro film era il sardo Perfidia, visto da noi a Locarno). Insieme, questi due aspetti, i paesaggi naturali e i "paesaggi-volti" dei personaggi, danno un'impronta, come si diceva, claustrofobica al film, facendo sprofondare lentamente lo spettatore nel malessere.
 
A funzionare meno è il terzo atto, a cui manca davvero la spinta, il crescendo necessario. Tutto si consuma lentamente fino a esplodere nel finale, quello sì efficace. Anime nere non dice niente di nuovo, ma lo dice piuttosto bene e fa buon uso delle location e di una struttura inevitabilmente circolare, che vuole dirci: niente di tutto questo può finire, nonostante gli sforzi la violenza non può che proseguire. Non ci stupiremmo se dovesse vincere almeno un premio, a conti fatti.

In uscita il 18 settembre, Anime nere è distribuito in Italia da Good Films.