Biennale Venezia 2014
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Hungry Hearts – La recensione da Venezia

Un dramma famigliare che diventa thriller nelle mani di Saverio Costanzo

Hungry Hearts

01.09.2014 - Autore: Marco Triolo, da Venezia
Saverio Costanzo conferma di essere uno dei registi più interessanti e originali del nostro cinema con Hungry Hearts, un dramma famigliare girato come un thriller inquietante, tra Lynch e il genere italiano di un tempo.

Hungry Hearts, tratto dal romanzo Il bambino indaco di Marco Franzoso, è la storia di una coppia alle prese con il primo figlio. Lui, Jude (Adam Driver) è americano, lei, Mina (Alba Rohrwacher), italiana. Si incontrano per caso e finiscono per sposarsi, ma lei sviluppa presto un'ossessione per la salute del bambino: non lo porta mai fuori di casa, rifiuta di parlare con i dottori e gli impone una dieta che lo porta sull'orlo della denutrizione. Da questo si scatena una guerra tra Mina e Jude, che in realtà cerca di aiutare una moglie che continua ad amare.

Costanzo ha girato il film quasi tutto in interni, nonostante l'ambientazione newyorchese. Molta della storia è giocata tra l'appartamento della coppia in città e la casa della madre di Jude in campagna. Per questo, il regista ha scelto il formato 1,66:1, grazie a cui ha potuto sfruttare al massimo il grandangolo. Con risultati volutamente esagerati: spesso l'immagine è deformata a indicare anche lo stato d'animo dei due protagonisti. La scelta di puntellare il film con una colonna sonora horror (archi e suoni inquietanti abbondano) e di riprendere spesso i personaggi di spalle o mentre si muovono non visti alle spalle di altri dona al tutto un'atmosfera thriller che non fa che moltiplicare l'ansia per l'esito di questa storia così piccola eppure così importante, perché parla del nostro istinto a difendere la prole e di come le nostre azioni a fin di bene a volte producano esiti nefasti.

Driver e la Rohrwacher hanno un'ottima alchimia sullo schermo e nonostante la lontananza culturale sono immediatamente credibili come innamorati. Costanzo riesce a non giudicare nessuno, anzi: instilla l'idea che il crollo di Mina sia in parte colpa di Jude, che all'inizio del film la mette incinta per costringerla a restare con lui. Un rapporto complesso che porta a risultati imprevedibili.

Ecco un film italiano che convince davvero, insieme a Il giovane favoloso di Mario Martone. Non ci stupiremmo se saranno entrambi nella rosa dei vincitori di Venezia.

Per saperne di più:
Leggete del nostro incontro con Saverio Costanzo e Alba Rohrwacher.