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The Judge, Visto in anteprima: Robert Downey Jr. a giudizio

The Judge apre il Festival di Toronto, ma il verdetto e' controverso

07.09.2014 - Autore: Mattia Pasquini, da Toronto
Robert contro Robert: potra' sembrare riduttivo e parziale, ma molto del The Judge di David Dobkin e' nello scontro tra Downey Jr. e Duvall. Uno scontro che trova diversi livelli sui quali espandersi, ma che costituisce la spina dorsale di un film che altrimenti avrebbe difficolta' serie a stare su da solo. Forse anche per una ipertrofia che sempre piu' spesso sembra la conseguenza della volonta' di accontentare piu' richieste, del pubblico e della produzione.

Troppe due ore e venti per la storia di un avvocato in carriera costretto a tornare nel suo paesino natale, nell'Indiana, per l'improvviso decesso della madre e a confrontarsi col proprio passato (nonche' il presente) e con una accusa di omicidio colposo per l'anziano padre, giudice della cittadina, implicato in un caso di investimento letale ai danni di una vittima particolarmente odiata dallo stesso accusato.



Un court movie, uno scontro generazionale, una ridda di rapporti irrisolti del solito Downey Jr. scapestrato e caustico, affascinante e magnetico, circondato da un cast di comprimari davvero ricco, ma anche da fin troppe deviazioni narrative. E famiglie in crisi. Piu' corpi in uno, insomma… dal rapporto con i fratelli, la cui presenza e' troppo discontinua e asservita alle necessita' della dinamica centrale padre-figlio, a quello con la ex fiamma (una Vera Farmiga in versione cameriera di provincia), tutto sommato innecessario, soprattutto nelle sue 'filiazioni' (nel vero senso della parola).



Per fortuna il film (troppo) lentamente va verso la parte 'giudiziaria' nel quale si alza il tono emotivo generale. Sia per la spirale che trascina verso il basso il vecchio e logoro Duvall, sia per il crescere della tensione tra questo e il figlio piu' indipendente, dotato e conflittuale che sfocia in un paio di scene che da sole valgono il prezzo del biglietto, e - forse - l'investimento produttivo.

Che, in questo caso, vede coinvolto lo stesso Downey Jr., produttore del film e forse causa di una sceneggiatura che - per quanto firmata dalla stessa penna di Gran Torino, Nick Schenk - sconta l'obbligo di troppe situazioni 'comedy' (per quanto banali e furbette) e 'rom-com' che allungano inutilmente il brodo. Anche con qualche ricattuccio morale. E vanificano le speranze di Non Protagonisti come Billy Bob Thornton e Vincent D'Onofrio, probabilmente in cerca del ruolo da 'due scene, ma giuste' per impressionare i votanti dell'Academy.


Per saperne di piu'
Trailer: Robert Downey jr. e il ruolo dei suoi sogni