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Star Wars: Gli ultimi Jedi - La nostra recensione di Episodio VIII

'Nulla si distrugge, tutto si trasforma' ammonisce il nuovo episodio di Star Wars, che riporta in primo piano gli Skywalker

13.12.2017 - Autore: Mattia Pasquini (Nexta)
Dove eravamo rimasti? Dopo il Risveglio della Forza anche i più scettici erano pronti a un crescendo trionfante in pieno stile JJ Abrams, anche per quella mano tesa che chiudeva un cerchio consegnando al deus ex machina Skywalker la sua arma e il suo destino… ma sarebbe stato troppo facile. A cinque anni dal suo ultimo Looper, Rian Johnson invece ci regala uno Star Wars: Gli ultimi Jedi ricco di narrativa, sottotrame, immagini epiche… sin dall'incipit - come da tradizione - con lo scontro tra la corazzata imperiale (i cattivi saranno sempre 'L'Impero') e i bombardieri ribelli, ma soprattutto con l'inizio di interessanti caratterizzazioni.



Cosa chiedere di più a un Rito che si rinnova ogni volta, nel bene e nel male, tra aspettative deluse e sorprendenti rilanci? Più di alcuni episodi della saga accusati di tradirne lo spirito o troppo interlocutori o meramente spettacolari e melodrammatici, stavolta la scommessa dà i suoi frutti, alla chiave psicoanalitica legata a una serie di dicotomie edipiche corrisponde direttamente l'evoluzione dell'intero affresco. I conflitti (più o meno complessi o radicati) tra Han-Ben, Rey-Kylo Ren, Luke-Rey, Kylo Ren-Luke, Poe-Leia si rispecchiano nel complessivo bisogno di trascendenza. Interno allo stesso franchise, proprio della Natura della Forza e del vero Spirito Jedi, ma che vediamo declinato diversamente nei vari casi evidenziati.



Il rifiuto del proprio ruolo, il rispetto delle tradizioni scaduto a vuoto formalismo e la distruzione come "igiene del mondo" sono un leit motiv del film, non banale per quanto ripetuto. E sarà difficile che ciascuno di noi non trovi qualcosa con cui identificarsi o empatizzare. La saga lo fa da sempre, in fondo. Tutti ci sentiremo più vecchi e soli con Luke dentro al Falcon o nel subire il 'colpo basso' del video del 1977 trasmesso da R2 come estremo omaggio alla Principessa morente di Carrie Fisher. Ma ciò che Star Wars toglie, Star Wars rende.

[Star Wars: il dietro le quinte da Gli ultimi Jedi]

L'insegnamento stavolta è bifronte: tra il "Lascia morire il passato, è l'unico modo per diventare ciò che devi" e il classico "Nessuno è davvero perduto". Ed è osservando l'abisso - o tuffandosi in esso, come fa la più attesa delle eroine di un film molto 'femminile' finendo per specchiarsi in se stessa in fondo a un allegorico inconscio e poi nella sua controparte - che si accetta la transizione. La morte come rito di passaggio non è una novità, ma con gli Jedi tutto acquista un significato altro. Per la nostra gioia.



È avvincente la parabola del nuovo Luke, la sua oscurità e le sue fragilità, ed è un piacere vederlo tornare allievo per rinascere. Un elogio della debolezza, del fallimento, del dubbio, che in pochi accettano. E che in uno dei capitoli più - anche visivamente - dark, pone le basi di un interessante prossimo (e ultimo?) episodio. Nel quale ci aspettiamo di veder risolta anche la furia che consuma lo 'jedi' più rigido e sgraziato della storia, Adam Driver, e speriamo di ritrovare la stessa leggerezza (molto Lucas…), l'understatement delle citazioni (finalmente non copie di moduli già visti), le splendide nuove creature (come i grossi lama da corsa, gli enormi trichechi da latte, le volpi di cristallo, piccole custodi di strutture jedi e i già adorabili Porg) e le eccezionali sequenze (come quella sull'Isola Sacra di Skellig Michael, la fuga dalla Città Casinò o lo scontro finale dei 13 speeder) che - insieme a tutto il resto - fanno di questo Episodio VIII, finalmente, dell'ottima fantascienza.


Star Wars: Gli ultimi Jedi, in sala dal 13 dicembre 2017, è distribuito dalla The Walt Disney Company.