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L'occhio della madre: Conan il Barbaro

Torniamo alla nostra rubrica dedicata ai cult con il capolavoro di John Milius, "Conan il Barbaro". Il film che lanciò la leggenda di Arnold Schwarzenegger

Conan il Barbaro - Arnold Schwarzenegger

27.06.2011 - Autore: Marco Triolo
Li amiamo come figli, e li amiamo ancora di più perché tante volte vengono bistrattati. Sono i classici del cinema popolare che tratteremo in questa rubrica, guardandoli con l'affettuoso “Occhio della madre”.

Nella storia del cinema, pochi autori sono riusciti a rendere il concetto di “epica” quanto John Milius, cowboy surfista, anarchista zen ed entusiasta delle armi da fuoco che nella sua carriera ha firmato classici come “Un mercoledì da leoni” e la sceneggiatura di “Apocalypse Now”, tanto per citarne un paio. Conan il Barbaro”, il film di cui parliamo oggi, è la sua massima espressione registica e soprattutto la prova definitiva che nessuno, come lui, riusciva a imprimere su pellicola l'afflato del mito e le gesta dell'eroe.

Schwarzy mostra i bicipiti

La trama: Dopo che il suo villaggio è stato dato alle fiamme e i suoi genitori uccisi dal malvagio condottiero Tulsa Doom, il cimmero Conan cresce come schiavo e affina le sue abilità di guerriero. Liberato, cercherà Doom per vendicarsi, aiutato da due improbabili alleati, Subotai e Valeria, e da un mago eremita che diverrà il narratore delle sue gesta.

Perché è un cult: Milius ha preso ampiamente le distanze dai testi di Robert E. Howard, autore pulp che creò il personaggio negli anni Trenta. Il suo Conan è più taciturno, la storia è completamente originale e soprattutto Tulsa Doom non viene nemmeno dai libri di Conan, ma da quelli di un'altra creatura di Howard, Kull. Eppure, proprio per questo, Milius ha confezionato un film che si regge sulle sue gambe, ricco di suggestioni liriche e dominato da un possente ritmo che ne fa un dei film più sfrontatamente epici mai realizzati. Arnold Schwarzenegger esordisce qui in un ruolo perfetto per lui, che lo fece diventare giustamente una star. Pur parlando male in inglese e senza saper recitare, Schwarzenegger dimostra subito di avere la dote naturale di bucare lo schermo. Se a questo aggiungiamo la spettacolare colonna sonora di Basil Poledouris, e l'eccezionale cattivo di James Earl Jones, il gioco è fatto.

Milius sul set con Schwarzenegger

La scena da non perdere: Catturato e reso schiavo dagli uomini di Tulsa Doom, il piccolo Conan viene incatenato a una gigantesca ruota e costretto a spingerla per gli anni a venire. Segue un montaggio che ci mostra Conan crescere, finché a sollevare la testa, incastonata tra due spalle possenti forgiate dall'interminabile fatica, non troviamo Arnold Schwarzenegger. Puro cinema.

L'aneddoto: Inizialmente, lo sceneggiatore Oliver Stone aveva scritto un copione che trasportava Conan in una sorta di medioevo futuro. Fu Milius a chiedergli di tornare all'ambientazione originale, perché voleva fare del suo film una riflessione sulla civiltà umana e sulla filosofia della volontà di potenza di Nietzsche (sua è la citazione che apre il film, “Ciò che non ci uccide ci rende più forti”).

La battuta clou: “Conan, qual è il meglio della vita?”; “Schiacciare i nemici, inseguirli mentre fuggono, e ascoltare il lamenti delle femmine”.

Per saperne di più:
Il trailer del nuovo Conan il Barbaro