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La recensione di Jurassic World – Il regno distrutto, la saga perde coraggio

Si concentra sugli animali il quinto capitolo del franchise iniziato nel 1993, e rispolverando i temi classici si rilancia verso il futuro.

07.06.2018 - Autore: Mattia Pasquini
Se è vero che l'obiettivo di ogni capitolo di una saga dovrebbe essere quello di superare l'asticella posta dal suo precedente, allora Jurassic World - Il regno distrutto ha più di un problema. Ma fossero tutti così i film non riusciti... Il compito affidato allo spagnolo Juan Antonio Bayona d'altronde era quello di riprendere il materiale prodotto da Colin Trevorrow (che dopo Jurassic World tornerà alla regia anche dell'ultimo episodio della nuova trilogia) e presentarci uno spettacolare anello di congiunzione, senza creare grandi scombussolamenti.



A livello narrativo, si intende, ché sullo schermo le scene spettacolari non vengono lesinate. D'altronde la premessa della vicenda sta nell'operazione di soccorso accennata sin dal primo trailer e con il rischio di una Seconda Estinzione dei dinosauri, per l'eruzione del Monte Sibo sull'Isola Nublar, non poteva essere altrimenti. Anche se la certezza di un Jurassic World 3 e le dichiarazioni del dottor Ian Malcolm di Jeff Goldblum ("La vita non si imprigiona, la vita trova una strada") non fanno temere realmente per l'esito finale della specie.

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Ma se il film precedente era riuscito a rivitalizzare il franchise, grazie a "una forza visiva di grande impatto" (che anche qui non manca di certo), stavolta si attendeva di vedere in quale direzione si fosse scelto di indirizzare la navigazione. E, al netto di una prevedibile fedeltà ai temi classici della doppia trilogia (gli scrupoli animalisti, i rischi del giocare con la genetica e la rassicurante e - forse troppo - giustificatoria capacità della Natura di riportare in equilibrio ogni scompenso causato dall'uomo), ci si aspettava un 'colpo di coda'. O forse si sperava in un po' più di coraggio.



Funzionano il cocktail di nuove specie e storici protagonisti (non mancano neppure il solito T-Rex ex Machina e il Mosasaurus, che meriterebbe più spazio), come anche il cambio di ambientazione - meno selvaggio, ma non meno brutale - o la facile empatizzazione con i nostri colossali amici prigionieri, ma che sia stato per non scontentare i produttori (Colin Trevorrow e Steven Spielberg, tanto per dirne due) o per poca creatività quando si arriva al bivio più importante tutto si chiarisce. Tra il puntare su una drammatizzazione adulta e una conciliante uscita di scena, la scelta pare quella più facile in prospettiva futura. Quella destinata ad ampliare la cerchia di potenziali spettatori, allargata a includere generazioni sempre più giovani e in cerca di emozioni controllate. Un po' come il pubblico del Jurassic Park originale in fondo. Sperando che nel Gran Finale succeda qualcosa di imprevedibile.

Jurassic World - Il regno distrutto, in sala dal 7 giugno 2018, è distribuito dalla Universal Pictures.