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Holmes & Watson, la recensione di una delle delusioni dell'anno

Delude il ritorno di Will Ferrell e John C. Reilly, protagonisti dei cult Ricky Bobby e Fratellastri a 40 anni

Holmes & Watson

20.03.2019 - Autore: Marco Triolo
Will Ferrell e John C. Reilly costituiscono una delle migliori coppie comiche del cinema americano. Insieme hanno recitato in due soli film, Ricky Bobby e Fratellastri a 40 anni, sufficienti però a decretare quanto abbiamo affermato sopra: la loro alchimia è perfetta, il risultato è maggiore della somma delle parti.
 
Era inevitabile, dunque, che Holmes & Watson fosse atteso con trepidazione dai fan. E forse era inevitabile che Ferrell e Reilly si facessero cogliere da una certa ansia da prestazione. Ma forse, ancora, il problema vero è che dietro al film non c'è Adam McKay, architetto dei due cult citati poc'anzi, passato oggi al cinema politico (ha diretto Vice e La grande scommessa). L'autore di Holmes & Watson è Etan Cohen, sceneggiatore di Tropic Thunder e Men in Black 3, nonché regista e sceneggiatore di Duri si diventa. Da non confondersi, ovviamente, con Ethan Coen dei fratelli Coen (tutto sta nella pozione della “h”).



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Cohen non è Adam McKay. Non ne ha lo stesso gusto per il ridicolo e l'imbarazzante trasformato in cifra stilistica. Non ha la stessa capacità di cavalcare la sottile linea tra cattivo gusto e umorismo raffinato che faceva di Ricky Bobby e Fratellastri a 40 anni due commedie perfette. Il risultato è un film che sta a quei due come la saga di Scary Movie sta a Una pallottola spuntata. Da una parte la commedia demenziale consapevole, dall'altra l'accumulo bulimico e scriteriato nella speranza che qualche gag resti impressa.
 
Detto questo, Holmes & Watson, parodia dei personaggi creati da Arthur Conan Doyle ambientata in una Londra vittoriana anacronistica, non è il disastro dipinto dalla critica americana. È più che altro un film innocuo, che non ha il crescendo epico e caotico che ci si aspetta da Ferrell e Reilly, che manca di personaggi memorabili (al di là dei due protagonisti che, però, preesistevano al film) e non ha momenti di genio assoluto. Eppure la forza dei due attori e la loro già citata alchimia funzionano anche qui. E ci regalano le uniche gag che salvano il film e che ci fanno ridere anche in mezzo alla mediocrità che le circonda, come la cotta di Watson per la regina Vittoria o la testardaggine di Holmes, che a volte lo spinge a scartare l'ovvio per abbracciare teorie estremamente complicate. Una frecciatina, forse, allo Sherlock di Benedict Cumberbatch, anche se qui il riferimento principale restano i due film di Guy Ritchie, con tanto di infografiche per prevedere lo svolgersi di uno scontro fisico (ovviamente disattese).



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Insomma, la sensazione è quella di assistere a un film davvero stupido, laddove i precedenti film della coppia erano stupidamente intelligenti, se la cosa ha un senso. A volte si ride quasi più per l'imbarazzo di aver sorriso a una gag scema, che per la gag in sé. E a fine visione Holmes & Watson finisce immediatamente nel dimenticatoio.
 
Peccato davvero. Peccato soprattutto che il film sia andato così male in America, perché adesso rischiamo di dover attendere troppo a lungo prima di rivedere Will Ferrell e John C. Reilly fianco a fianco. Ma se mai accadrà, la speranza è che Adam McKay lasci da parte almeno per un attimo la sua nuova carriera da analista politico e torni a fare squadra con i vecchi compari, per regalarci un film che possa davvero chiudere un'ideale trilogia e consegnare la coppia Ferrell/Reilly alla storia una volta per tutte.
 
Holmes & Watson sarà distribuito in Italia da Warner Bros.