La placida ripresa aerea con cui si apre il Free Fire di Ben Wheatley, film di chiusura del Festival di Torino 2016, è decisamente ingannatrice, soprattutto considerata l'azione ininterrotta e claustrofobica della successiva ora e mezzo nella quale si sviluppano le conseguenze di un traffico d'armi andato male e affidato a due gruppi di delinquenti da quattro soldi…
Non da poco, però, è decisamente il cast composto da Sharlto Copley, Jack Reynor, Sam Riley, Michael Smiley, Armie Hammer, Cillian Murphy e Brie Larson (che tira fuori molto del carattere e delle doti mostrate nell'acclamato Room): tutti elementi fondamentali in questo confuso 'stallo' dalle molte sorprese.
![](fileadmin/mediafiles/film/generici/201611/images/670x368/OFF_freefire_03_1.jpg?n=0.0744459511512896)
In primis, di regia, visto che nello spazio chiuso del magazzino dove gli indipendentisti irlandesi stanno cercando di concludere un affare pieno di imprevisti aspettative e sorprese non fanno che spingersi e allontanarsi senza posa. Come le parti in causa, d'altronde, personaggi eccessivi e caricati di un'opera cui la misura non interessa e che riesce a contraddire continuamente gli iniziali timori di stereotipizzazione e i saltuari momenti a rischio noia.
Ma le virgolette sono d'obbligo nel parlare di staticità, visto che per quanto si fronteggino forze sostanzialmente pari e un altrettanto sostanziale equilibrio si mantenga per l'intero film non manca il dinamismo. Surreale, paradossale, in un certo senso, visto che alcune delle azioni più concitate e tese si svolgono tra protagonisti costretti all'immobilismo, a strisciare o a muoversi lentamente, quando non rallentati artificialmente.
![](fileadmin/mediafiles/film/generici/201611/images/670x368/OFF_freefire_01.jpg?n=0.9391212643890486)
Le diverse tecniche di ripresa, le inquadrature, l'alternanza tra gli stili sono perfettamente complementari allo sfoggio di goffaggine e imperizia balistica che porta i nostri contendenti a ferirsi ripetutamente alle braccia, gambe, testa, senza mai cadere del tutto, dando una sensazione di immortalità che lo sviluppo si diverte via via a sovvertire, per il nostro piacere. Sollecitato anche da dialoghi a tratti surreali e stranianti e da atteggiamenti talmente estranei al contesto in cui si trovano da superare gradualmente ogni nostra resistenza, fino a coinvolgerci in questo irresistibile tourbillon vintage a ritmo di John Denver.
La parallela alternanza degli obiettivi primari e il continuo mutamento delle situazioni di vantaggio - anche grazie a una serie di 'apparizioni', non colpi di scena, non interferenze - fanno il resto, e rendono ancor più riuscito e coerente (pur nel suo incedere delirante) il film. Che dopo averci suggerito la bontà di tanta "carne trita di prima qualità" ci lascia - considerata la scintilla che dà origine a tutto - a riflettere su una morale ben chiara: attenzione a con chi fai sesso, a non maltrattare o sottovalutare le donne …e a non dar mai per niente per definitivo.
Non perdere il nostro speciale sul Torino Film Festival
Non da poco, però, è decisamente il cast composto da Sharlto Copley, Jack Reynor, Sam Riley, Michael Smiley, Armie Hammer, Cillian Murphy e Brie Larson (che tira fuori molto del carattere e delle doti mostrate nell'acclamato Room): tutti elementi fondamentali in questo confuso 'stallo' dalle molte sorprese.
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In primis, di regia, visto che nello spazio chiuso del magazzino dove gli indipendentisti irlandesi stanno cercando di concludere un affare pieno di imprevisti aspettative e sorprese non fanno che spingersi e allontanarsi senza posa. Come le parti in causa, d'altronde, personaggi eccessivi e caricati di un'opera cui la misura non interessa e che riesce a contraddire continuamente gli iniziali timori di stereotipizzazione e i saltuari momenti a rischio noia.
Ma le virgolette sono d'obbligo nel parlare di staticità, visto che per quanto si fronteggino forze sostanzialmente pari e un altrettanto sostanziale equilibrio si mantenga per l'intero film non manca il dinamismo. Surreale, paradossale, in un certo senso, visto che alcune delle azioni più concitate e tese si svolgono tra protagonisti costretti all'immobilismo, a strisciare o a muoversi lentamente, quando non rallentati artificialmente.
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Le diverse tecniche di ripresa, le inquadrature, l'alternanza tra gli stili sono perfettamente complementari allo sfoggio di goffaggine e imperizia balistica che porta i nostri contendenti a ferirsi ripetutamente alle braccia, gambe, testa, senza mai cadere del tutto, dando una sensazione di immortalità che lo sviluppo si diverte via via a sovvertire, per il nostro piacere. Sollecitato anche da dialoghi a tratti surreali e stranianti e da atteggiamenti talmente estranei al contesto in cui si trovano da superare gradualmente ogni nostra resistenza, fino a coinvolgerci in questo irresistibile tourbillon vintage a ritmo di John Denver.
La parallela alternanza degli obiettivi primari e il continuo mutamento delle situazioni di vantaggio - anche grazie a una serie di 'apparizioni', non colpi di scena, non interferenze - fanno il resto, e rendono ancor più riuscito e coerente (pur nel suo incedere delirante) il film. Che dopo averci suggerito la bontà di tanta "carne trita di prima qualità" ci lascia - considerata la scintilla che dà origine a tutto - a riflettere su una morale ben chiara: attenzione a con chi fai sesso, a non maltrattare o sottovalutare le donne …e a non dar mai per niente per definitivo.
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