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Assassinio sull'Orient Express: Kenneth Branagh vi invita a una nuova festa di attori [Recensione]

L'ex Amleto dirige e interpreta il nuovo adattamento del giallo di Agatha Christie, adesso nelle sale

04.12.2017 - Autore: Pierpaolo Festa (Nexta)
Una grande festa di attori. Potremmo definire così tanti tra i film realizzati da Kenneth Branagh. E forse, questo Assassinio sull'Orient Express è la festa più grande dai tempi di Hamlet (1996), dato che si celebra anche il suo ritorno in prima linea come protagonista che si dirige da sé (lo aveva già fatto pochi anni fa nello sfortunato Jack Ryan - L'iniziazione, dove però si riservava il ruolo di supporto del cattivo, con tanto di accento russo). 

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E' un piacere vedere questo leader davanti e dietro la macchina da presa, mentre porta in vita un personaggio iconico come Hercule Poirot, accentuando alcune particolarità del geniale detective uscito dalla penna di Agatha Christie. Una su tutte la mania ossessivo-compulsiva che scopriamo sin dai primi minuti del film. Le scene in cui lo vediamo divertito mentre legge Charles Dickens sono tra le più irresistibili dell'adattamento.

Ogni attore ingaggiato è perfettamente a suo agio nel proprio ruolo, a cominciare da Johnny Depp che finalmente mette il suo fascino al servizio di un personaggio disgustoso, libero nei panni del gangster dal sorriso diabolico. A Judi Dench, invece, bastano due battute per far capire chi comanda veramente in questo cast. Willem Dafoe dovrebbe vincere l'immaginario premio Nobel assegnato al miglior camaleonte della storia. E ritrovare Michelle Pfeiffer, invece, ci fa venire voglia di riesplorare la sua filmografia precedente e annullare la distanza tra il momento in cui è praticamente sparita dalle scene all'inizio del nuovo millennio e quello recente in cui è ritornata. 

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La prima ora di questo Orient Express scorre come il treno che vediamo nel film: veloce sui binari del grande cinema di intrattenimento. Eccoci dunque a Gerusalemme. E poi sul mare che bagna Istanbul, illuminati dal sole e travolti da non pochi effetti speciali digitali ai quali Branagh non rinuncia dopo l'ottimo uso nel suo Cenerentola. Una volta che il titolo del film si manifesta in scena - succede nel momento in cui il treno si ferma bloccato sotto una valanga - viene a mancare quello stesso potere del cinema. Niente più movimento, niente più meraviglie visive. Si torna immediatamente al primo grande amore di Branagh: il teatro. In questo caso uno stile da teatro filmato che si manifesta nei siparietti in cui vediamo Poirot interrogare ogni possibile sospetto. Il mezzo cinematografico che più volte ha aiutato Branagh a essere il numero uno nel riportare in vita i film shakespeariani, si inceppa leggermente, soppresso da un'overdose di teatralità. A quel punto il film rischia di deragliare. Una frenata che dura una ventina di minuti prima del finale in cui quell'amore per il cinema ritorna a pieno regime fino all'ultima, sbalorditiva inquadratura. 

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Questa nuova versione del giallo di Agatha Christie sarà ricordata per il contributo dei nomi coinvolti davanti la macchina da presa, uno star-power ad alte temperature, e per come le suddette star abbiano tenuto i piedi per terra, divertite e divertenti in questo divertissement branaghiano-christiano. Una cosa è certa: seppur non tra i migliori di Branagh, il nuovo Orient Express ci fa tornare la voglia di riaprire le pagine della Christie. Ed è già una bella vittoria per il regista e attore. 

Assassinio sull'Orient Express è attualmente nelle sale, distribuito da 20th Century Fox