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I 50 anni di Beppe Fiorello, ecco come è entrato nelle case di tutti gli italiani

Una carriera tra cinema e TV, in cui ha interpretato numerosi biopic imponendosi come simbolo della fiction di prima serata

Volare

11.03.2019 - Autore: Marco Triolo
Ne ha fatta di strada Beppe Fiorello, da quando, nel 1998, esordì al cinema nel film L'ultimo capodanno di Marco Risi. Ne ha fatta ancora di più da quando si chiamava Fiorellino, nome d'arte che non nascondeva la sudditanza nei confronti del fratello maggiore, lo showman Rosario Fiorello, di cui inizialmente seguì le orme. Letteralmente, avendo condotto il leggendario Karaoke dopo la fuoriuscita del fratello. Da allora quel soprannome è sparito e Giuseppe Fiorello si è costruito una carriera d'attore che lo impegna ormai da vent'anni tra cinema e TV, con predilezione per miniserie e film biografici.
 
Beppe Fiorello nasce a Catania il 12 marzo 1969, e compie dunque cinquant’anni. Sembra davvero ieri quando muoveva i primi passi in televisione e in radio. La sua carriera di uomo di spettacolo inizia nei villaggi turistici, come tecnico del villaggio Valtur a Brucoli, in provincia di Siracusa, ovviamente accanto al fratello Rosario. Nel 1994 esordisce su Radio Deejay e da lì passa a Mediaset, per condurre, come si diceva, il Karaoke al posto del fratello. Una scelta di cui Beppe si sarebbe poi pentito dati i bassi ascolti che ormai il programma, un tempo fenomeno di costume, registrava.



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Ma il destino lo avrebbe portato su tutt'altra strada, dopo una breve parentesi come cantante nel gruppo pop italiano Patti chiari. È Daria Bignardi a presentargli, nel 1996, lo scrittore Niccolò Ammaniti, che gli propone di fare un provino a Roma per L'ultimo capodanno, film scritto da lui. Fiorello vince il ruolo e parte così la sua carriera di attore. Nello stesso anno esordisce anche in TV nella fiction Ultimo, nel ruolo dell'appuntato Parsifal accanto a Raoul Bova.
 
Da lì la strada è spianata. Nel 1999 appare in un piccolo ruolo ne Il talento di Mr. Ripley e l'anno seguente affianca Carlo Verdone nel film C'era un cinese in coma. E poi arriva la svolta, che lo definisce e (forse) lo ingabbia allo stesso tempo: l'era dei biopic.

 
Salvo D'Acquisto, L'uomo sbagliato, Il Grande Torino, Joe Petrosino, Giuseppe Moscati, La vita rubata, Lo scandalo della Banca Romana, La leggenda del bandito e del campione, e soprattutto Volare - La grande storia di Domenico Modugno e Tutto il mondo è paese, fiction sul caso Riace ancora inedita per via del procedimento giudiziario su Domenico Lucano. Per queste ultime due ha addirittura ottenuto le cittadinanze onorarie di Polignano a Mare e Riace.
 
Una consacrazione che a volte si trasforma in battuta: se non ti interpreta Beppe Fiorello in una fiction Rai, non esisti. Ed è indubbio che questa carriera nei biopic di stampo televisivo abbia il sapore di un “typecasting”, termine che definisce quegli attori che fanno sempre lo stesso ruolo anche per colpa dei produttori. Ma Beppe Fiorello è ormai produttore di se stesso tramite la sua compagnia Iblafilm. E dunque non è tanto questione di typecasting, quanto di precisa scelta e consapevolezza dei propri punti di forza e dei propri limiti.



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Con una certa umiltà, dunque, Beppe Fiorello si è fatto strada nel mondo dello spettacolo, nelle case degli italiani, e, lavorando costantemente, è riuscito a costruirsi una solida nicchia anche nel cinema. È stato diretto da Edoardo Winspeare (Galantuomini), Giuseppe Tornatore (Baaria), Roberta Torre (I baci mai dati), Emanuele Crialese (Terraferma), Ferzan Ozpetek (Magnifica presenza). Di recente ha persino trasportato la sua esperienza nei biopic al cinema, interpretando Borsellino in Era d'estate di Fiorella Infascelli.
 
Una carriera e un'immagine costruite con perizia e costanza, senza mai strafare, senza tentare colpi di testa. Alcuni potrebbero definirla “mediocre”. Altri, invece, “consapevole”. Ai posteri l'ardua sentenza, ma dopo vent'anni siamo abbastanza certi di una cosa, almeno: a Beppe Fiorello di questo dibattito interessa poco, lui va avanti per la sua strada senza mai guardarsi indietro.