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Top Five: William Friedkin, velocità e paura

Cinque scene per celebrare il regista Leone d'Oro alla carriera a Venezia 70

Il braccio violento della legge

20.08.2013 - Autore: Marco Triolo
William Friedkin è uno dei più grandi autori americani viventi. Una frase un po' forte per cominciare, ce ne rendiamo conto, ma quando uno cavalca gli anni Settanta e Ottanta con lavori come L'esorcista, Il braccio violento della legge e Vivere e morire a Los Angeles, per arrivare a sfornare nel 2011 l'ennesimo capolavoro, Killer Joe, beh, è dire poco. Quest'anno, a Venezia, Friedkin riceverà il Leone d'Oro alla carriera e con l'occasione abbiamo pensato di rivisitare cinque scene fondamentali del suo grande cinema. Seguiteci, dunque, in questo breve excursus la cui tesi è molto semplice: il genere può diventare d'autore quando l'autore in questione è disposto a sporcarsi le mani.



Vivere e morire a Los Angeles (1985)
Friedkin è noto per i suoi inseguimenti al cardiopalma e quello di Vivere e morire a Los Angeles, con i due sbirri protagonisti inseguiti da un esercito di persone tra automobili e cecchini appostati ovunque. La corsa si snoda tra un cantiere, un canale di scolo e infine una superstrada – contromano. Roba da fare un infarto e le soggettive dell'abitacolo, già utilizzate da regista ne Il braccio violento della legge, rendono l'immedesimazione dello spettatore perfetta.



Il salario della paura (1977)
Dal romanzo di Georges Arnaud. Roy Scheider e un gruppo di operai petroliferi trasportano casse di dinamite instabile attraverso le giungle del Sud America in due camion scalcagnati. La scena che causa infarto, stavolta, riguarda sempre due veicoli, ma è molto lenta e basata tutta sulla tensione. Stiamo parlando della sequenza in cui i due camion devono attraversare un ponte di legno e funi, sospeso sopra un torrente in piena durante una pioggia torrenziale. Una scena che vi terrà letteralmente incollati alla poltrona, con le mani ad artiglio fisse sui braccioli, mentre il ponte oscilla pericolosamente.



Killer Joe (2011)
Ultimo film di Friedkin, Killer Joe ha riportato la sua filmografia ai fasti di un tempo. La scena che ci piace (o ci disgusta) ricordare è quella della simulata fellatio a base di pollo fritto, a cui si sottopone suo malgrado Gina Gershon. Una scena dura da soffrire, ma che allo stesso tempo raggiunge l'apice dell'umorismo nero e malato di un grandissimo film, basato sulla pièce di Tracy Letts e interpretato da un Matthew McConaughey in stato di grazia.



L'esorcista (1973)
Giustamente definito “il film più spaventoso di tutti i tempi”, ancora oggi L'esorcista dà lezioni a tutti gli aspiranti autori horror e tutti i filmetti di paura usciti negli ultimi vent'anni. La sequenza dell'esorcismo finale, con Max Von Sydow e Jason Miller impegnati a combattere il demone che ha posseduto Linda Blair, ancora oggi è una giostra di paura e angoscia difficile da battere. La testa che gira a trecentosessanta gradi, Von Sydow spiritato che recita i versi sacri, Miller che alla fine implora Pazuzu di prendere lui anziché la ragazzina. Storia del cinema.



Il braccio violento della legge (1971)
Gene Hackman insegue Marcel Bozzuffi (poi star di svariati poliziotteschi nostrani) prima a piedi, poi in auto, sotto il ponte della metropolitana che il killer ha preso per sfuggirgli. Mentre “Popeye” Doyle sequestra l'auto a un passante, l'altro prende in ostaggio il treno puntando una pistola alla tempia del conducente, che, colpo di scena, fa un infarto. Intanto Doyle si lancia ai cento all'ora, con le soggettive di Friedkin che ci stendono sulla poltrona per l'accelerazione. Alla fine, un colpo di pistola chiude il migliore inseguimento di sempre.