Killer Joe
Quando lo spacciatore ventiduenne Chris scopre che sua madre ha fatto sparire la sua scorta di droga, deve trovare al più presto seimila dollari o verrà eliminato dai suoi fornitori. Disperato, il ragazzo si rivolge a Killer Joe per far eliminare la madre e riscuotere la sua polizza sulla vita. Nonostante Joe si faccia sempre pagare in anticipo per le sue prestazioni, stavolta l'uomo cambia le sue abitudini affascinato da Dottie, la bella sorella di Chris, che offre all'uomo le sue prestazioni sessuali in attesa del denaro... se mai arriverà.
Redneck, o se preferite in italiano, bifolchi. Sono questi i protagonisti di “Killer Joe”,
da lontano durissima storia di tradimenti, manipolazioni che, arrivata
al culmine, gronda sangue. Da vicino molto di più, dal momento che
l'uomo dietro la macchina da presa è un figlio di buona donna che sa
essere cinico e che sulla settima arte ne sa più di tutti quanti i
contemporanei. William Friedkin, che una volta ha diretto “Il braccio violento della legge” e “L'esorcista” trasforma in immagini l'omonimo play teatrale di Tracy Letts (anche sceneggiatore), facendone la storia di una moderna Cenerentola,
così tanto soffocata dai soprusi della sua famiglia di codardi, che nel
momento in cui incontra un sicario a pagamento, quello le va benissimo
come principe azzurro.
Friedkin lavora sul play originale, riempiendolo di carne e
sangue, quasi sentissimo la puzza dei protagonisti, quella della loro
anima dannata. Il Texas del regista non è poi così diverso
dall'inferno, un posto in cui non ci si pensa due volte a fare uccidere
la madre per riscuotere la sua assicurazione sulla vita. Una schiera di
personaggi eccellenti e disgustosi prende vita davanti ai nostri occhi,
in mezzo a loro arriva un sicario che alla luce del giorno indossa il
distintivo e porta con sé le manette. Sfruttando location rancide e
orchestrando momenti bizzarri che strizzano l'occhio al buon Lynch d'annata (quello di “Velluto blu”), Friedkin porta a casa un trionfo, offrendo a Matthew McConaughey la possibilità di rilanciare la sua carriera in direzioni ancora
inesplorate e molto lontane da quelle commedie che gli richiedono
soltanto di mettersi a petto nudo. L'attore interpreta il ruolo di Joe con la stessa intensità di Cruise in “Collateral”, e la sua performance è supportata da un cast impeccabile.
Non poi così lontano da “Soldi sporchi” di Sam Raimi - per la crudeltà verso la quale “persone normali” possono aspirare – “Killer Joe” fa dello humour nero la sua arma segreta. Non si tratta di risate estreme come quelle che potremmo farci con “U-Turn”,
ma di qualcosa di più sostanzioso, capace di lasciare il marchio:
quando non c'è più traccia di speranza, quando tutto è più nero che non
si può, cosa altro si può fare se non lasciarsi andare a una risata di
disperazione?