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La critica loda Silence di Scorsese: l'Apocalypse Now della religione

Il regista americano torna con un'opera pensata per 25 anni. Un film potente e profondo, forse il suo più maturo

Silence

12.12.2016 - Autore: Marco Triolo (Nexta)
La stampa americana e britannica ha posato gli occhi su Silence, il nuovo film di Martin Scorsese, e quello che ha visto l'ha convinta. Dopo un quarto di secolo, durante il quale Scorsese ha preparato il film dopo aver letto il romanzo originale di Shusaku Endo, incentrato su due gesuiti che viaggiano nel Giappone del 17° Secolo (dove i cristiani erano perseguitati) per trovare il loro mentore scomparso, è la terza, e più convincente parte della trilogia religiosa iniziata con L'ultima tentazione di Cristo e proseguita con Kundun. Una sorta di avventura introspettiva che si pone ferventi domande sulla fede, costruita intorno al canovaccio di “Cuore di tenebra” di Joseph Conrad, e infatti nelle recensioni non mancano paragoni con Apocalypse Now. Diamo uno sguardo, dunque, alle principali recensioni del film, tutte molto positive.

Peter Debruge, Variety:

“Un film difficile che non solo reggerà diverse visioni, ma praticamente le pretende”. “Per quanto innegabilmente magnifico, è terribilmente lungo, spesso noioso e sfortunatamente poco interessante nella maggior parte del momenti clou”. “Eppure […] è un traguardo impressionante, che affronta un certo numero di Grandi Domande in un medium che, data la sua natura commerciale, spesso si tiene lontano dalla cristianità”. “Silence è la più grande, più seria disamina della fede sin da The Tree of Life di Terrence Malick”.



Michael Nordine, L.A. Weekly:

“Silence è misurato, austero, persino ascetico: vi sentirete in colpa mangiano i popcorn”. “[Scorsese] ha grande rispetto per il materiale e lo tratta con la serietà del parrocchiano devoto – a volte fino al punto di non voler offendere, come se si stesse sforzando allo stesso tempo di non fare un errore e di imporre il suo punto di vista”. “Scorsese non fa sermoni. Si percepisce come abbia rielaborato il materiale nella sua mente, come se 25 anni di pre-produzione mentale non siano stati sufficienti a raggiungere delle risposte concrete, e il film guadagna da questa incertezza”.

Robert Abele, The Wrap:

“Dopo anni di inchini all'altare del cinema acchiappa-Oscar […] [Scorsese] è tornato a fare cinema esigente e personale”. “[Silence] è un film austero ma invitante, progettato sia per i credenti alla ricerca di se stessi sia per i curiosi non-credenti”. “L'arroganza giovanile di [Andrew Garfield] all'inizio controbilancia bene la frustrazione del suscettibile Adam Driver […]. Ma quando gli eventi li separano e Rodrigues diventa la figura centrale […], la recitazione emotiva di Garfield fallisce. La sua angoscia sembra infantile, non una minaccia alla sua anima, e i suoi ricci sono fastidiosamente rigogliosi, come se avesse un parrucchiere in prigione”.



Ian Freer, Empire:

“Sin da Chi sta bussando alla mia porta?, nel 1967, Scorsese, un prete fallito, ha condotto un'investigazione su come la spiritualità si scontri con il mondo di carne e sangue. Questa è la più chiara articolazione delle sue idee finora”. “Il film parla del viaggio interiore di Rodrigues e, nella performance migliore della sua carriera, Garfield lo realizza perfettamente”. “Se il film è immerso nel cinema giapponese di Mizoguchi e Kurosawa, mostra anche forti legami con i pesi massimi europei. È il raro film americano che può rivaleggiare intellettualmente con Ingmar Bergman”.

Joshua Rothkopf, Time Out:

“[Silence] è ai primi posti della classifica dei film spirituali”. “È il suo film più maturo, quasi completamente libero da parti comiche eppure vibrante di passione”. “Una potente, universale riflessione sulla pericolosa influenza della colonizzazione”. “Un film sofisticato che osa mettere in mostra l'ampiezza delle divisioni culturali”.

Todd McCarthy, The Hollywood Reporter:

“Non tutti i progetti sognati a lungo riescono bene, ma questo ci va decisamente molto vicino”. “Immerso nella sua miseria e nell'apparente disperazione del viaggio dei preti, il film ha qualche problema a prendere il volo”. “Nella prima parte, almeno, il punto di vista ristretto del film e la cupa serietà dei preti causano una certa noia”. “Silence affronta ingegnosamente le questioni religiose che affliggono da sempre il suo autore. [Scorsese] ha flirtato con questi temi in molti altri suoi film, più spesso quelli con personaggi trasgressivi e violenti, ma dei suoi drammi esplicitamente religiosi, in particolare Kundun e L'ultima tentazione di Cristo, questo è, con un bel distacco, il più eloquente e coerente”.

Interpretato da Andrew Garfield, Adam Driver, Liam Neeson e Shin'ya Tsukamoto, Silence arriverà nei cinema italiani il 12 gennaio, da 01 Distribution. Qui il trailer.