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La scuola, dal teatro al cinema: riscopriamo l'opera culto sull’universo scolastico

Vent’anni dopo torna lo spettacolo che diede vita al film omonimo con protagonista Silvio Orlando 

02.04.2016 - Autore: Alessia Laudati (Nexta)
Cinematograficamente parlando, ma questa legge è valida anche nella realtà, la figura del mentore è sicuramente tra quelle maggiormente ricercate per dare stabilità a questo senso di fluttuazione perenne che il vivere comporta. Si ricordano le incarnazioni più famose regalate dal cinema: dall’allenatore, al consigliere, allo jedi, essa è stata declinata in molti modi possibili. L’Italia dal canto suo ha detto la propria. E nel 1992, un anno seguito da un’altra data importante, quella del 1995, ha fatto in modo che la figura della guida spirituale fosse calata in un contesto altrettanto affascinante: quello scolastico. Erano gli anni '90 e il film La scuola - nell'originaria versione teatrale Sottobanco - fu opera di successo che raccontava i professori e la scuola media italiana. 
 
Nel 1992  Daniele Luchetti, Silvio Orlando e Angela Finocchiaro, portano in giro per i teatri nazionali lo spettacolo Sottobanco, poi diventato il film La scuola, ritratto ironico e dolceamaro del carattere e delle dinamiche curiose e quanto mai reali che abitavano un gruppo di professori piuttosto bizzarri. Nel 1995 – dal testo di Domenico Starnone - nacque un omonimo adattamento cinematografico con protagonista lo stesso Silvio Orlando insieme a Anna Galiena.

Il film, diretto dallo stesso Luchetti, diede in qualche modo diede maggiore stabilità a un filone di cinema a tema scolastico particolarmente riuscito e sostenuto già dalla buona prova di Io speriamo che me la cavo. Oggi, vent’anni dopo, lo spettacolo originale torna a calcare le scene dal 29 marzo al 10 aprile presso il teatro Quirino di Roma, sempre per la regia di Daniele Luchetti. Nel cast alcuni degli attori visti anche nel film come Antonio Petrocelli, Roberto Nobile, il ‘capofamiglia’ Silvio Orlando e Marina Massironi nei panni della professoressa Baccalauro. E allora, sospesi tra la dimensione originale teatrale e quella puramente cinematografica, ecco 5 motivi per riscoprire una saga che si è fatta culto ed è ancora capace di suscitare curiosità nei confronti di un universo così particolare come quello della scuola italiana. 


Gli insegnanti e la loro vita fuori dalla classe. Abituati a considerarli da studenti ma anche da adulti esclusivamente come figure professionali rette e di forte leadership autoritaria si comprende meglio il divertimento di vedere i professori di casa nostra agire in un teatro di sentimenti e ironia del tutto irriverenti. Sia nello spettacolo teatrale sia nel film, la sala professori agisce un po’ da spogliatoio calcistico post-partita. Lì emergono tensioni, pettegolezzi – centrale in questo senso la storia del professor Cozzolino/Vivaldi (Silvio Orlando) con la professoressa Majello/Baccalauro, ruolo interpretato al cinema da Anna Galiena e a teatro da Marina Massironi – e soprattutto la grande umanità di chi è chiamato a ricoprire un ruolo istituzionale ma non è di certo scevro da fragilità del tutto personali.
 
Silvio Orlando trasversale più che mai. É lui il trait d’union tra pièce teatrale e cinematografica. Il suo professor Vivaldi/Cozzolino – a seconda della versione - è un condensato di nevrosi, goffaggine e profondo idealismo. Al contrario di altri professori più indifferenti alle sorti degli studenti e spesso lassistinei confronti del ruolo didattico poiché concentrati sulle proprie ambizioni personali – come avviene per il personaggio cinematografico interpretato da Fabrizio Bentivoglio – o sulle proprie malizie – simbolico il ruolo teatrale di Antonio Petrocelli nei panni del prof. Cirrotta, Silvio Orlando incarna il mentore anticonformista capace di aiutare gli studenti modellando il proprio profilo autoritario a seconda di chi si trova ogni volta davanti. 


 
L’alunno Cardini e la ‘mosca’. A teatro rimane un’entità che mai si manifesta sul palco. Al cinema compare nella scena finale. É l’alunno Cardini che colleziona assenze e impreparazioni continue durante le interrogazioni ma è capace di guizzi creativi, di momenti di genialità e di umorismo e di un piccolo sipario che ripete con costanza: quello dell’interpretazione della ‘mosca’ tra i banchi. Ovviamente c’è di più; e Cardini diventa piuttosto il simbolo di una ‘buona’ scuola che oltre ai metodi quantitativi affianca uno sguardo qualitativo cercando di recuperare quegli studenti persi per strada cogliendone le caratteristiche più strampalate e le situazioni di difficoltà pregresse.
 
L’emergenza strutturale. Se il sistema scuola così come raccontato al cinema e a teatro aveva vissuto delle falle – di metodo, di preparazione, di approccio – il suo cuore di cemento invece letteralmente a pezzi. Al cinema il film si apriva con un crollo pericoloso del soffitto della scuola, a teatro tutta la scena si svolge in una sala professori improvvisata a cause delle cattive condizioni dell’edificio e impegnata nel processo di scrutinio della classe IV D. E così entrambe soluzioni instaurano un parallelismo tra la precarietà della condizione della scuola italiana e la fragilità strutturale delle sedi che la ospitano.
 
Il ritmo comico originale. Le storie degli studenti e dei professori virano spesso sul tono comico-paradossale. Dalle quinte al cinema rimane quindi iconica la verve con la quale i professori – tra il divertito e lo stupito – assistono e narrano le gesta dei propri studenti. Al cinema Orlando/Vivaldi esce dalla finestra per recuperare una sua alunna dalla grinfie del fidanzato ‘coatto’; in teatro Orlando/Cozzolino racconta gli episodi umoristici avvenuti durante una gita scolastica nella famosa città di Verona. E così la spontaneità di una fase della vita sicuramente spensierata, risulta essere una delle chiavi di successo di un filone diventato decisamente di culto all’interno della nostra produzione teatrale e cinematografica.