NOTIZIE

Verdone su L'abbiamo fatta grossa: “Albanese è il migliore attore che abbia mai diretto”

L’attore e regista presenta a Roma il suo nuovo film, un noir in chiave ironica
   

26.01.2016 - Autore: Alessia Laudati (Nexta)
Milano suona, Roma risponde; e insieme si prendono a braccetto in L’abbiamo fatta grossa, nuova commedia dove Carlo Verdone e Antonio Albanese, il primo laziale, il secondo lombardo, interpretano una coppia inedita e comica del cinema italiano. Per prestentare il film – una sorta di noir in chiave ironica – i due protagonisti, Verdone firma anche la regia, si ritrovano nella capitale in conferenza stampa dove parlano di amicizia, carriere incrociate e di quel progetto in cui li potremo ritrovare nuovo insieme, qualcosa che coltivano ancora come sogno nel cassetto. 

Leggi anche: Il ritorno di Carlo Verdone: 10 cose che non sapevi sul regista
 
Carlo, questa volta ha diretto un noir in chiave comica. Perché un film così diverso dai precedenti?
Verdone: Quando come in questo film parti dall’idea di un investigatore privato che raccoglie la richiesta di aiuto di un personaggio come quello di Albanese, deve succedere per forza qualcosa di noir, perché tutto qui è un equivoco. E poi volevo liberarmi dai temi dei film precedenti e dunque argomenti come la solitudine tra uomo e donna, lo scontro generazionale, il posto di lavoro. Qui invece volevo cercare qualcosa di più fantasioso, avendo a disposizione un attore come Antonio. Abbiamo quindi lavorato su una favola che in qualche modo sapesse persino di critica sociale nella parte finale. Io devo sterzare ogni tanto e se non lo avessi fatto non sarei mai passato da Compagni di scuola a Maledetto il giorno che t'ho incontrato e probabilmente non lavorerei da trentasette anni. Non sono mai stato un geometra e ho cercato sempre di fare quello che sentivo di fare.
 
Albanese: Io mi sono ritrovato a seguire una storia scritta da loro ma libero di suonare i nostri corpi. La troupe è stata fantastica e con Carlo ogni giorno è stato davvero un piacere. Confrontarmi con un comico che amo profondamente come lui è stato davvero un’occasione di crescita. 
 
Verdone: Questo film con Antonio ci ha fatto diventare davvero amici. Ci ha unito la musica, la passione per l’arte; anche lui è un collezionista. Ha poi un spirito lombardo che mi piace. A lui piace invece il mio romano. C’è un affetto vero. Nel film ci siamo sempre rispettati. Quando io facevo una cosa in più, lasciavo spazio anche a lui. É stato il miglior attore che abbia mai avuto. 

 
Ci sono tante coppie comiche nel cinema italiano, voi sembrate una coppia davvero affiatata. Cosa vi ha fatto essere così affini sul set? Farete qualcosa di nuovo insieme?
Verdone: Dipende dal pubblico, noi abbiamo già una traccia. Oggi c’è bisogno di unire le forze, di creare una coppia. Una volta si facevano queste cose nel cinema italiano. Siamo diversi ma capaci di accendere la scintilla che la diversità provoca. É tutto perfetto perché abbiamo la stessa ironia. 
 
In questo film c’è una Roma diversa. Si vedono molti quartieri inediti. Come mai questa visione diversa della città?
Verdone. Ho girato alcune scene in quartieri poco conosciuti dal cinema. Il bar Tevere è l’unico bar pasoliniano rimasto, l’unico di Roma. Lì accanto c’è un murales con Pasolini vivo che tiene in braccia Pasolini morto. Mi piaceva omaggiare quel luogo filmato mi pare da Sandro Citti o proprio da Pasolini. Poi c’è Monteverde Vecchio. Di questo posto mi piaceva l’architettura Anni Venti. Il Quartiere Castrense è bellissimo d’estate... Se devi girare a Roma devi cercare dei luoghi inconsueti. 
 
Ci sono parecchie parolacce in questo film... 
Verdone: Non è stato per ottenere una risata facile. Non erano nemmeno scritte. Forse è vero ci sono state due parolacce di troppo, sono d’accordo. Oggi starei più attento. 

 
Per i riferimenti di fotografia e scenografia, viene in mente il film Broadway Danny Rose...
Verdone: Prima di iniziare il film ho chiesto alla costumista di non andare a botta di colori ma cercare un amalgama per tutto. Sul marrone, sul beige. Ci ha provato un po’ come quei film di Woody Allen di vent’anni fa. L’ho detto come indicazione. 
 
Com’è Verdone come regista? Le piacerebbe invertire i ruoli in futuro?
Abanese: É stata una fortuna. Lui essendo comico non ha dubbi sulla regia. Sì mi piacerebbe dirigerlo per sfiancarlo fisicamente. Quando Carlo è molto stanco fa ridere tantissimo. 
 
Verdone: Io non amo i registi che non coinvolgono, gli attori. Quello è un modo sbagliatissimo per fare cinema. Troppo autoritario. Invece il mio monitor è aperto a tutti. Io ho conosciuto registi che ordinavano e chiudevano i monitor. I miei attori si devono guardare dopo la scena. E io riesco così anche a spiegarmi meglio.  
 
In fase di montaggio, quali ciak ha preso?
Verdone: Sempre i primi; abbiamo girato tre ciak di regola. Il montatore insieme a me sceglieva la prima. Io e Antonio attaccavamo presto e non sbagliavamo niente.
 
C’è un personaggio della Roma Antica che le piace particolarmente?  O si ispira a qualche modello tra i politici dell’Italia di oggi?
Verdone: Mi sono dovuto convertire a Facebook di recente. L’ho dovuto fare perché c’erano persone che postavano cose al posto mio. L’altro giorno ho postato una lettera di Seneca a Lucilio sul senso del tempo. Ecco, se non solo i politici ma anche noi leggessimo qualcosa di questo grande pensatore, una lettera, due pagine, tutti quanti saremmo migliori. É un’illuminazione ma anche una carezza per me. Mi fa riflettere e mi incoraggia. Mi fa piacere avere Seneca sul comodino. É più efficace di una pillola di ansiolitico. 

L'abbiamo fatta grossa, in uscita dal 28 gennaio, è distribuito da 01 Distribution.