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Olga Kurylenko, la Meraviglia di Malick

L’attrice ucraina è la protagonista di To The Wonder, ritorno del regista dopo lo splendido e premiatissimo The Tree of Life.

Olga Kurylenko star di To The Wonder<br>

27.06.2013 - Autore: Mattia Pasquini
Da giovanissima si trasferisce a Parigi per fare la modella, e piano cresce… Arriva al cinema da cittadina (naturalizzata) francese nel 2005, ma è con Quantum of Solace di Marc Forster che arriva – dopo Hitman (2007) e Max Payne (2008) – il grande successo. E, nel 2012, l’occasione di lavorare con un Maestro, quel Terrence Malick con il quale tutti vogliono lavorare e che aveva appena vinto la Palma d’Oro al Festival di Cannes con The Tree of Life.
Abbiamo incontrato Olga Kurylenko da protagonista di To The Wonder e le abbiamo fatto raccontare della sua vita e della sua esperienza su un set tanto diverso da tutti.


La tua Marina è una donna in una situazione difficile, in una relazione difficile…
Lei e Neil, il marito (interpretato da Ben Affleck), non hanno alcuna chimica, combattono per la loro relazione. Ma l’uomo è molto chiuso, senza una direzione, confuso su quale donna volere accanto. E così il mio personaggio scivola nell'autodistruzione. Ha già una tendenza alla depressione. Ha avuto un passato difficile. E quando lei improvvisamente crede di aver trovato la felicità che ha sempre desiderato, si trasferisce in un altro paese, dove si sente completamente alienata. Non trova persone vicine a lei, in quanto europea – non a caso l'unica amica che trova è la ragazza italiana – e a poco a poco questo la porta all'isteria.
Per me è anche un film sull'esilio. Lei ha così bisogno di una reazione, che a un certo punto non sa cosa fare per provocarla, anche a costo di fare qualcosa di terribile. Non vorrebbe, ma a quel punto è persa... è come un bambino: innocente, ma capace di cose orribili.

Anche tu hai sempre viaggiato molto, come Marina, hai vissuto gli stessi problemi?
Si, certo. E forse è per questo che Terry mi ha scelto. Forse ha visto qualcosa... non so, non potrei dirlo. Quando ho fatto il provino non mi ha dovuto parlare, credo abbia sentito qualcosa, o visto qualcosa negli occhi. Mi ha guardato attraverso e quando mi ha parlato mi ha fatto paura perché ho avuto l'impressione che mi conoscesse, la mia vita, il mio passato.
ho vissuto in Francia tanto a lungo, e per tanto tempo mi sono sentita alienata anche io, ma non ho mai frequentato francesi o russi. Non ho parlato russo per anni, ed è divertente e strano per me esprimermi nella mia lingua. Non ho mai detto ‘Ti amo’ nella mia lingua, per questo, per esempio...

Com’era vivere sul set di Malick?
Con Terry non ti fermi mai, non ti siedi mai, devi muoverti sempre. Se non cammini, salti, se non salti, balli, se non balli, corri. Ma non ti parla tanto. In genere ti parla prima di iniziare. Con me ha parlato a lungo prima ancora di farmi leggere la sceneggiatura, e mi ha raccontato lui tutta la storia. Poi, una volta sul set, invece, ti dice solamente cosa faremo quel giorno.
Ma non dice le cose che dicono tutti i registi, non dà delle reali 'direzioni', ti dice solo cosa sta succedendo. Perché non c'è bisogno di altro; se capisco cosa sta succedendo, non mi servono indicazioni di regia, ma so cosa fare, è vita. Lui si basa sull'istinto e io ho dovuto sentire cosa fare nelle varie situazioni con il mio istinto.

E la paura che tutti gli attori hanno, lavorando con lui, di essere tagliati? Ci sono scene che hai girato e che non vedremo?
Tonnellate! Abbiamo girato talmente tanto che sarebbe bastato per cinque film, o più. Quando l'ho visto mi chiedevo dove fosse finita una certa scena, di alcune mi è dispiaciuto, mi mancheranno, ma non avrebbe potuto mettere tutto, per quanto sia frustrante.
Nei film normali si cambia set, scena, luce. Con lui è tutto nella luce naturale, non c’è niente da cambiare;, c'è solo lui e la sua macchina da presa sulla spalla, fino a che il sole non tramonta. Tu devi essere sempre pronto, senza mai riposarti. Sempre. Il tempo di un cambio di nastro e si riparte. E tu aspetti che passino quelle cinque ore che il sole vada giù...
Ma è bello, perché ti tiene vivo e connesso agli altri, è tutto molto naturale. La gente che lavora con lui lo ama, viene a lavorare con lui perché lo ammira, è un Maestro, e anche una persona meravigliosa. Pura, intelligente, semplice e giusta, con tutti.

Ma sappiamo che c’era una cosa che lo mandava fuori di testa…
Si, vedermi mangiare. Io non faccio niente di particolare per mantenermi, è un dono che ho da mia madre. Ma per Terry era frustrante, gridava: "come fa questa donna a mangiare così, dove lo mette!"

L’esperienza di 007 quanto ha aiutato la tua carriera?
Sicuramente ha portato molti più giornalisti, più di quanti ne avrei voluti. La cosa buffa è che molti erano convinti che fosse stato quello il mio primo film. Quello che la gente guarda è ciò che è commerciale, il pubblico non vede i piccoli film e così... Nessuno conosce i primi film che ho fatto, come L'anulaire, di cui sono ancora molto orgogliosa, ma è grazie a quelli che sono nel cinema, e sono qui.

Pensi di tornare ai Blockbuster, comunque?
Certo. Si deve fare. Seriamente, è lavoro. Alcuni film li fai per il botteghino, altri per il tuo piacere e questo è quel che fanno in tanti. Anche perché la gente finisce per andare a vedere un piccolo film se ti conosce, se ti ha visto da qualche altra parte. Per questo vale la pena. Ma farò sempre piccoli film, anche se è sempre più difficile farli uscire.

Per saperne di più
La recensione di To The Wonder