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To the Wonder - La nostra recensione

Malick continua la sua esplorazione del divino ma nel cammino si disperdono energie

To The Wonder - Ben Affleck, Rachel McAdams

02.09.2012 - Autore: Ludovica Sanfelice
Qui la nostra gallery sulla ricerca di Malick a Venezia 69.

Terrence Malick, divenuto improvvisamente un autore fecondo e generoso nel condividere il suo lavoro, presenta al pubblico del Festival di Venezia, To the Wonder, ultima fatica dopo il recente The Tree of Life.

A legare le due pellicole oltre alla contemplazione sempre fluida e ispirata della natura, sembra ci sia un impulso a scendere dall’universale al particolare attraverso il racconto di una storia d’amore che come le maree di Mont Saint Michel svuota e riempie i due protagonisti (interpretati da Olga Kurylenko e Ben Affleck) che si amano, si lasciano e tornano ad amarsi.

La narrazione, come ogni volta che c’è di mezzo Malick, assume le forme liquide di un’invasione emotiva che per funzionare tende a prosciugare le gabbie logiche e la parola accessoria appellandosi all’istinto e alle impressioni e chiedendo allo spettatore una sorta di Ascolto dell’Immagine.

E così per mappare il legame, il regista, riduce (o eleva) la vita della coppia al nudo sentimento, spogliandolo dalle distrazioni terrestri. La sottrazione si spinge tanto in là da escludere quasi tutto quel brusio della vita che è fatto di incontri, dialoghi, stimoli esterni. Basta entrare nella casa in cui questo amore vive, una casa che non ha quadri, non ha tappeti, non ha orpelli se non quelli che compaiono il tempo di andare in frantumi nel corso di una lite furiosa. La geografia del sentimento è affidata infatti alla memoria dei due amanti, e come il ricordo emerge casualmente e non sa cosa sia il tempo. Per disegnare le curve del sentimento Malick mette in scena un balletto. E non è un caso che il personaggio interpretato dalla Kurylenko non faccia che volteggiare davanti alla macchina in un moto perpetuo che nel sue incedere in cerca della Meraviglia pesca felicità e malinconie, cura e indifferenza, errore e rimedio. Un percorso tormentato come quello, chiamato a far da coro sullo sfondo, della ricerca dell’amore divino da parte di un prete interpretato da Javier Bardem.

Ad accogliere To the Wonder fischi e applausi, perfetta sintesi dell’appello alla reazione intima che il regista provoca attraverso le immagini straordinarie e il personalissimo senso narrativo che nel caso di quest’opera disperde il potere demiurgico che stregava in The Tree of Life. Questa volta si è in balia delle maree e di un vago senso di nausea e smarrimento. Non esiste però alcun dubbio sulla natura unica e imprevedibile del cinema di un uomo che cerca Dio.

Film.it è in prima linea al Festival di Venezia 2012: i film, i personaggi, le interviste e i dietro le quinte dal grande evento in laguna. Per conoscere tutto questo, vi invitiamo nel nostro speciale sulla Mostra.