
Horror, ecco spiegati i grandi misteri che hanno confuso gli spettatori

Stati di allucinazione (1980)
Un film horror nasce tendenzialmente per farci paura, ma a volte l'intento è più sottile: inquietarci, farci sentire a disagio. E confonderci. Ecco alcuni dei momenti in cui il cinema dell'orrore ci è riuscito alla grande...
A cominciare da Stati di allucinazione, capolavoro di Ken Russell che racconta di uno scienziato (William Hurt) alle prese con esperimenti sensoriali a base di allucinogeni e vasche isolanti. In una scena particolarmente memorabile, Eddie ha la visione di un Cristo con testa di caprone dai molti occhi. Sembra un'immagine satanica, ma in realtà cita un passo della Bibbia, il verso 6 del capitolo 5 dell'Apocalisse, in cui si menziona un "agnello" con "sette corna e sette occhi".
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Eraserhead - La mente che cancella (1977)
L'esordio di David Lynch vuol dire esattamente "testa-gomma da cancellare". E questo titolo viene preso alla lettera nella scena in cui al protagonista Henry Spencer (Jack Nance) cresce una nuova testa dopo che la sua è caduta. Questa viene raccolta da un ragazzino che la porta in una fabbrica di matite, dove viene usata per realizzare gomme per cancellare. Una spiegazione chiara ovviamente non c'è, come da prassi nei film di Lynch, ma la scena potrebbe essere una metafora dell'incapacità umana di parlare delle cose più difficili e traumatiche, che piuttosto vengono cancellate dalla memoria.

Shining (1980)
Una delle scene più incomprensibili di Shining arriva quando Wendy Torrance (Shelley Duvall) incappa in questi due personaggi, un uomo in smoking e uno vestito da animale, adagiati su un letto in una stanza. Quando i due la scoprono, Wendy fugge terrorizzata. Ma chi sono questi due? La spiegazione è semplice. Nel romanzo originale di Stephen King, tutti gli spettri che infestano l'Overlook Hotel hanno una storia ben precisa. Nel film di Stanley Kubrick queste storie non vengono menzionate mai. Ecco perché chi non ha letto il libro non può sapere che questi due sono in realtà Horace M. Derwent, ex proprietario dell'hotel, e il suo amante Roger, che Horace faceva vestire da cane per umiliarlo.
Possession (1981)
Possession di Andrzej Zulawski parrebbe un normale dramma sul divorzio, almeno finché non si scopre che la protagonista, Isabelle Adjani, tiene chiuso in camera da letto un mostro tentacolare con cui fa sesso. In realtà non si tratta di una creatura fisica, ma di una proiezione dei desideri sessuali della donna e della vergogna che prova per essi. Col passare del tempo, il mostro si trasforma nel doppio di suo marito (Sam Neill) che, a sua volta, inizia a uscire con il doppio di lei (sempre la Adjani).

Videodrome (1983)
Videodrome è un film altamente allegorico sull'imperversare dei media nella società moderna. Condito ovviamente con il gusto body horror del maestro David Cronenberg. Quando, a un certo punto, il protagonista James Woods si ritrova dotato di un lettore di VHS nella pancia, il messaggio è chiaro: per quanto cerchiamo di distanziarci dalle immagini che vediamo in TV, queste si imprimono dentro di noi, nella nostra pancia, e non ci lasciano più.
Allucinazione perversa (1990)
Allucinazione perversa di Adrian Lyne vede Tim Robbins nei panni di un reduce del Vietnam in preda a visioni sempre più inquietanti. In una scena, finisce in un ospedale da incubo, in cui un dottore senza occhi lo infilza con una siringa sulla fronte. Ma che senso hanno queste visioni? Semplice: Jacob, il protagonista, è in realtà morto in Vietnam, e le visioni non sono altro che un viaggio verso un diverso piano di realtà.
Strade perdute (1997)
Torniamo a David Lynch, architetto di alcune delle visioni più allucinanti della storia del cinema. In Strade perdute prosegue con lo stile che lo contraddistingue da sempre (compreso Twin Peaks), raccontando la parabola di un uomo, Fred (Bill Pullman), che, dopo aver ucciso la moglie (Patricia Arquette) per gelosia, in carcere si trasforma in un altro uomo, Pete (Balthazar Getty), un meccanico che ha una storia con un'attrice porno interpretata sempre dalla Arquette. Quando Pete capisce di non poterla possedere, si ritrasforma in Fred. Il senso? Probabilmente Lynch voleva raccontare per immagini l'insicurezza del protagonista e mostrare come il nostro sogno segreto di trasformarci in una persona più sicura e di successo sia di fatto questo, solo un'illusione inefficace.

Antichrist (2009)
Lars von Trier non è certo noto per la leggerezza dei suoi film. Antichrist è un tour de force di tortura tra un marito e una moglie che hanno perso il figlio piccolo e discendono in un inferno d'orrore in una baita sperduta. Nella scena finale, Willem Dafoe si allontana distrutto dalla baita solo per assistere a una sorta di processione fantasma di donne. Chi sono? Streghe? Non è dato saperlo, ma potrebbero rappresentare "il resto" del genere femminile, o umano, un nuovo abisso d'orrore per una persona che già è stata brutalmente assalita da una singola donna. Sta qui tutta la misantropia (e sospetta misoginia) del regista.