Biennale Venezia 2013
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Esclusivo: Nicolas Cage, domatore di serpenti

Intervista al protagonista di Joe, tra alcol, fumetti e... zoologia

Nicolas Cage

02.09.2013 - Autore: Marco Triolo, da Venezia
Quando vedo Nicolas Cage avvicinarsi, il mio cuore comincia a battere forte. Vedersi di fronte una star del suo calibro è un'esperienza a cui non ci si abitua mai davvero. Il tutto risulta ancora più strano quando capisco che Cage non è poi così diverso dai personaggi che interpreta sul grande schermo: è spiritato, sopra le righe, con gli occhi che emanano quella stessa follia. Ma è anche divertente e loquace, anche se a volte le sue risposte prendono direzioni bizzarre, da vera star. Come quando ci dice di essere appassionato a "ogni aspetto della zoologia".

"Mi sono preso un anno di pausa perché volevo selezionare con più attenzione i progetti - ci spiega - Di recente ho sperimentato molto con uno stile di recitazione più lirico e barocco, ma ora sono più orientato verso il naturalismo". Un nuovo Nicolas Cage all'orizzonte? L'attore preferisce non vederla sotto questo punto di vista, ma è innegabile che la sua contenuta recitazione in Joe, il dramma di David Gordon Green presentato in concorso alla Mostra di Venezia, sia una boccata di aria fresca. Abbiamo parlato con lui del film, dei suoi prossimi progetti e del suo rapporto con l'alcol e. i serpenti.


Qui la nostra recensione di Joe.

Qual è stato il momento in cui hai capito che ne avevi abbastanza di lavorare nei blockbuster?
Non è che ne avessi abbastanza o fossi stanco, cercavo qualcosa di diverso e volevo rimettere in ordine le priorità, passare più tempo con la mia famiglia e ricaricare le batterie. Io sono uno che lavora molto perché credo nel lavoro. è interessante: l'industria del cinema è l'unica in cui si viene criticati quando si lavora troppo e io davvero non lo capisco. Per questi motivi ero attirato dallo script di Joe, sentivo che il personaggio mi assomigliava e che potevo lavorarci senza "recitare" troppo.

Cosa ne pensi di Tye Sheridan, il ragazzo che interpreta Gary nel film?
Credo sia magnifico. Alla fine delle riprese gli ho chiesto se conosceva James Dean e mi ha detto di no, così gli ho consigliato di vedere i film di Dean e Marlon Brando, e gli ho dato Gioventù bruciata, Fronte del porto e Un tram che si chiama desiderio. In lui rivedo la stessa energia iconica che aveva James Dean, e credo che sarà una voce per le nuove generazioni.

è più difficile per te recitare sopra le righe o contenuto come in Joe?
è lo stesso procedimento, cambia solo lo stile di recitazione ma emotivamente è la stessa cosa. Anche uno stile più barocco ha bisogno di poggiarsi su contenuti emotivi. Nel caso di Joe volevo lasciar respirare il ruolo, cercare la spontaneità.

Nel film sembri davvero imponente. Hai fatto palestra per il ruolo?
Un po' sì. Non volevo che Joe avesse l'aspetto di un palestrato, ma che fosse un orso d'uomo, barbuto, forte, ma anche con un po' di pancetta visto che beve.

Quindi bevevi sul set?
No, quando recito non bevo, credo sia importante rimanere concentrati e alla mia età ho bisogno di almeno quarantotto ore per espellere completamente il vino dal mio corpo. Però mangiavo tante bistecche, molta carne rossa, perché volevo che Joe fosse così, un carnivoro, un po' simile a un cane. Larry Brown (autore del romanzo originale, ndr) era molto ossessionato dai cani e quindi il collegamento c'è.

Ma tu hai anche interpretato uno dei più famosi ubriachi di sempre...
Intendi in Via da Las Vegas? All'epoca però usavo un approccio diverso. Avevo perfino un drinking coach! Ho assunto un poeta alcolizzato, un amico di famiglia che si chiama Tony Damon, e gli ho chiesto di insegnarmi come bere. Lui mi dava dei consigli straordinari. Tipo: "Sto leggendo un libro su Rimbaud e lui diceva che se mangi una banana subito dopo aver bevuto non puzzerai di alcol". Per cui mi diceva: "Fatti un drink, ok perfetto ora giù la banana...". Quando ho fatto Il cattivo tenente, invece, è stata una performance impressionista, ho ripensato al passato e alla sensazione del bere e sono felice del risultato. Da lì ho capito che preferisco fare le cose da sobrio.

Presto apparirai anche in Left Behind, il film catastrofico cristiano tratto dai romanzi di Tim LaHaye e Jerry B. Jenkins. A che punto siete?
Lo stanno ancora girando ma io ho finito la mia parte. Direi che è stato eccitante interpretare un pilota per la prima volta. Per me non conta da dove viene la storia, se è cristiana, buddista, musulmana. Quando è buona mi interessa ho accettato la parte perché mi ha dato la chance di fare qualcosa di nuovo.


Qui il resoconto dalla conferenza stampa di Joe.

Cè una scena di Joe in cui afferri un serpente vivo. Come l'avete girata?
Beh, non è un segreto che io ami tutti gli aspetti della zoologia. I serpenti sono animali interessanti, si trovano in molte grandi storie, in Africa sono considerati sacri mentre i cristiani li vedono come satanici. Stavamo girando questa scena con Tye e l'adrenalina stava andando nella direzione sbagliata, così ho chiesto a David se potevo usare un serpente vero, promettendo che non sarei morto. Lui mi ha chiesto perché e io gli ho risposto: "Credo che mi rilasserebbe". Non l'ho fatto per la gloria, per me contava cavalcare l'onda di adrenalina, fino ad arrivare al momento in cui lo avrei afferrato. Il serpente, un mocassino acquatico, sibilava e ho dovuto girargli un po' il collo per evitare che spruzzasse il veleno in faccia a Tye. Alla fine vedere l'intera scena è stata una rivelazione, un momento esaltante per entrambi.
 
Quanto conosci le realtà di provincia che si vedono nel film? Ti capita mai di prendere l'auto da solo per esplorare i lati meno conosciuti del tuo Paese?
Non molto ormai. Una volta lo facevo spesso, mi piaceva andare a fare gite, avevo un furgone e lo guidavo in giro per il Paese, ma adesso non amo allontanarmi troppo dai miei figli.

Da fan dei fumetti, cosa ne pensi dell'attuale trend di supereroi a Hollywood?
Non ne sono sorpreso. Tanto per chiarire, non ho più letto un fumetto da quando avevo nove anni, ma sono fedele alla mia infanzia ed è grazie ai fumetti se ho imparato a leggere. Per me si tratta di una forma di intrattenimento pulita, che non parla di pistole e pallottole, ma di individui con superpoteri, ed è una bella cosa.

A parte Kick-Ass.
Beh sì, a parte quello!

A un certo punto stavi anche per interpretare Superman. Cosa ne pensi de L'uomo d'acciaio?
Non l'ho visto, ma ho sentito dire che è fantastico.

Quale sarà il tuo prossimo progetto?
Andrò in Cina per tre settimane a girare un film chiamato Outcast, con Hayden Christensen, un attore che mi piace molto sin da Star Wars. Voglio provare l'esperienza di mangiare cibo cinese e lavorare con una troupe cinese, anche se non so quale sarà il risultato. Martin Sheen una volta mi ha detto: "Quello che conta è se ti piaceva la gente con cui hai lavorato e i luoghi in cui hai girato", e credo che avesse ragione.

Per concludere, quale poster avevi in camera da ragazzo?
Arancia meccanica. Quando ero adolescente era un film molto importante. A volte mi sono anche messo le ciglia finte e mio padre mi rimproverava dicendo: "Sembra che il tuo occhio stia per saltare fuori dall'orbita!".
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