

Twixt

Uno scrittore horror in declino arriva in una piccola città per un tour editoriale, ma viene coinvolto nel misterioso delitto di una giovane. La notte in sogno gli appare un fantasma di nome V., ma non riesce a comprendere il suo legame col delitto. Nonostante tutto, ora ha una nuova storia da scrivere.

L'esecuzione del vampiro, il covo di streghe, undici bambini sgozzati,
una gang di presunti satanisti ai confini della città. E non è finita:
uno sceriffo burbero che custodisce il cadavere impalato di una bambina,
e il di lei spettro che si aggira nei boschi chiedendo salvezza.
In una parola “Twixt”, l'incubo di Francis Ford Coppola approdato in Europa sul palcoscenico del Torino Film Festival che lo ha scelto come evento di chiusura. C'è una sottile linea che
separa l'horror dell'anima dal caos dell'anima e il regista de “Il padrino” vuole raccontarci la sua nuova storia lungo quei confini. Un budget di soli sette milioni di dollari gli permette di creare un esperimento visivo di indubbio fascino, che finisce per diventare kitsch.
Un viaggio allucinogeno nel mondo reale e in quello del sogno, due realtà destinate a incrociarsi e contagiarsi a vicenda. Dopo una prima mezz'ora ipnotica, Coppola sembra indeciso:
continuare con il mistero o scegliere la logica narrativa?
L'indecisione rallenta il ritmo. Non rimane che sperimentare realizzando
due sequenze in 3D che nulla aggiungono alla storia. Quasi Coppola
fermasse tutti gli ingranaggi al fine di sperimentare anche lui la nuova
tecnologia.
Si salvano l'interpretazione di Val Kilmer – fantastico nella sequenza in cui tenta di buttare giù le prime righe di un romanzo – e il fantasma di Edgar Allan Poe,
scelto dal regista come guida del protagonista all'interno dell'orrore.
Lontano da Hollywood e con parte della critica che ormai non crede più
nel suo cinema, Coppola non si preoccupa e continua a fare film
personali. Anche per questo continuiamo a fare il tifo per lui, sebbene
il suo “Twixt” si riveli un bell'esperimento non riuscito.