
Le dieci serie TV migliori del 2017

Le migliori serie TV dell'anno
Dopo avervi parlato dei migliori film del 2017 e delle serie TV più deludenti dell'anno, esploriamo la crème de la crème della produzione televisiva degli ultimi dodici mesi. Ecco dunque uno sguardo sulle migliori serie TV che hanno debuttato nel corso del 2017. Serie TV rigorosamente nuove, dunque, non seconde o terze o quarte stagioni, fatta eccezione per Twin Peaks, che abbiamo considerato un reboot (ventisei anni di distanza dalla stagione precedente dovrebbero essere sufficienti, no?). Seguiteci...
GUARDATE ANCHE:
Dieci attori che hanno detto addio a Hollywood nel 2017
I più grandi flop cinematografici dell'anno

American Gods
Tratta dal romanzo di Neil Gaiman, American Gods racconta di un gruppo di antichi dei costretti a una vita anonima nell'America di oggi, dove sono altre divinità - quelle del consumismo - a regnare. Una storia epica e bizzarra, cosparsa di sequenze memorabili e attori in grande spolvero, da Ian McShane a Peter Stormare. Da noi è arrivata su Amazon Prime e dunque è facilmente recuperabile in binge watching durante le Feste. Uomo avvisato...

Big Little Lies
Creata da David E. Kelley a partire dal romanzo di Liane Moriarty, e diretta dal regista di Dallas Buyers Club Jean-Marc Vallée, Big Little Lies è una cupa riflessione su quanto la violenza domestica possa essere penetrante nelle vite delle persone ordinarie e soprattutto delle donne. Reese Witherspoon, Nicole Kidman, Shailene Woodley e Laura Dern offrono performance memorabili e Vallée e Kelley trovano il perfetto equlibrio tra inquietudine e umorismo.

Big Mouth
Netflix ha già fatto centro nel reparto animazione con il capolavoro Bojack Horseman. Big Mouth non è altrettanto sconvolgente (sarebbe impossibile!), eppure mette a segno un bel colpo: raccontare la pubertà, i primi amori ma anche l'emergenza della sessualità con forti dosi di umorismo scorretto fino al midollo. Se parlare esplicitamente di sesso, mestruazioni, eiaculazioni e tensioni omoerotiche vi disturba, questa serie non fa per voi. Tutti gli altri troveranno di che gioire e divertirsi. Tantissimo.

The Deuce - La via del porno
Dal creatore di The Wire e Treme, David Simon, The Deuce è un appassionante sguardo sulla New York del 1971. Ambientata intorno a Times Square, tra baristi, papponi, mafiosi, sbirri e prostitute, la serie racconta un sottobosco di sesso e corruzione. Al centro di tutto c'è James Franco nel ruolo di due gemelli con legami loschi con la malavita e Maggie Gyllenhaal nella parte di una prostituta che vorrebbe darsi al porno.

GLOW
Una delle serie Netflix più travolgenti dell'anno, GLOW narra la genesi di ua lega di donne wrestler negli anni '80. Allison Brie interpreta un'aspirante attrice di scarso successo che trova la sua vocazione, ricucisce in qualche modo i rapporti con la sua migliore amica (dopo essere andata a letto con suo marito) e trova anche una sorta di amore (forse, vedremo la stagione 2). Fa ridere, esalta, emoziona molto. E dura troppo poco!

The Handmaid's Tale
Dal romanzo distopico di Margaret Atwood, The Handmaid's Tale porta avanti la riscossa delle donne nel 21° Secolo con un racconto di rara potenza espressiva. Non per tutti, perché richiede davvero uno stomaco forte sopportare i soprusi e le violenze rituali a cui viene sottoposta la protagonista June Osborne (Elisabeth Moss). Ma se riuscirete ad arrivare alla fine, ne sarà davvero valsa la pena.

Legion
20th Century Fox ha portato avanti la saga degli X-Men tra alti e bassi, ma ha azzeccato due cose nel 2017: Logan - The Wolverine e Legion, prima serie TV ambientata nel mondo dei mutanti Marvel. Dan Stevens interpreta un mutante estremamente potente e completamente fuori di testa, figlio del leader degli X-Men Charles Xavier. Ma ciò che distingue Legion dalla pletora di serie Marvel che abbiamo visto negli ultimi anni è la scrittura di quel geniaccio di Noah Hawley, creatore di Fargo, che si sbizzarisce con la narrazione meno immediata possibile. Un incubo psichedelico coinvolgente e magistrale.

Mindhunter
Più che una serie, un lungo film di dieci ore. Mindhunter è senza alcun dubbio la migliore serie Netflix dell'anno e porta avanti l'evoluzione della serialità: libera dalle costrizioni della televisione e improntata ormai al binge-watching come regola generale, la serie prodotta e in parte diretta da David Fincher si snoda su un percorso coinvolgente che elimina quasi del tutto la struttura episodica. Oltretutto stupisce per come riesca a incollare lo spettatore per tutta la sua durata, nonostante non sia davvero un thriller. E' più che altro uno studio sulla nascita della moderna scienza comportamentale del FBI basato su una lunga serie di dialoghi tra gli agenti protagonisti (Jonathan Groff, Holt McCallany e Anna Torv) e una manciata di serial killer schizzati.

Suburra - La serie
Ci ha stupito, Suburra. Ammettiamolo: la prima serie originale Netflix prodotta in Italia parte malissimo, con due episodi introduttivi (diretti da Michele Placido), che pendono più verso la fiction Rai da prime time che non le acclamate atmosfere delle nuove serie italiane di Sky (Gomorra e Romanzo criminale). Ma poi la serie si riprende, comincia a ingranare e infine sorprende. Se Alessandro Borghi è funzionale alla trama, per quanto si impegni anche troppo a sgranare gli occhi facendo il matto assassino, è lo Spadino di Giacomo Ferrara a rubare la scena. Lui è il personaggio con l'arco narrativo più interessante e sfaccettato, quello che ci fa sentire sporchi perché, a volte, finiamo per tifare per lui anche se è un bastardo. Ora attendiamo la seconda stagione con ottimismo.

Twin Peaks
La regina delle serie dell'anno è senz'altro questa. Come per Mindhunter, anche per Twin Peaks vale il discorso sulla nuova serialità. Certo, il revival della serie di David Lynch e Mark Frost è stato trasmesso a puntate nel corso di svariate settimane, come le serie classiche. Ma è a tutti gli effetti un lunghissimo film, che schiva qualsiasi cliché della serialità - dai cliffhanger, evitati quasi sempre, a una generale noncuranza per la comprensione dello spettatore medio - e ci va giù pesante con sequenze oniriche, terrore e umorismo a braccetto, il tutto confezionato con lo stile più surreale di Lynch. Che praticamente rivede tutta la sua opera, da Eraserhead a Inland Empire, consegnando alle masse un testamento filmico di grande impatto. Il finale beffardo non è stato capito e ci vorrà molto tempo prima che la terza stagione di Twin Peaks venga compresa nella sua importanza. Lo scarso successo della messa in onda era inevitabile e dimostra alla perfezione come questo oggetto alieno sia fuori dal tempo e da ogni logica. Ma proprio per questo lo abbiamo amato alla follia.