

Rapunzel - L'Intreccio della Torre

Flynn Rider, il bandito più ricercato e più affascinante del regno, si ritrova costretto a stringere un patto con una ragazza dai lunghissimi capelli d'oro che vive imprigionata all'interno di una torre. L'improbabile coppia intraprende una rocambolesca fuga in compagnia di un cavallo "poliziotto", un camaleonte ultraprotettivo e una burbera banda di balordi. Grazie al suo bell'aspetto, la sua parlantina e una discreta dose di fortuna, il baldo fuorilegge ha sempre avuto vita facile. Ma una volta rifugiatosi nella misteriosa torre la buona sorte sembra avergli voltato le spalle per sempre. Flynn viene messo fuori combattimento, legato e preso in ostaggio dalla bella e stravagante Rapunzel, i cui oltre venti metri di capelli non sono la sua sola stranezza. Rapunzel vede nel bel ladro la sua unica possibilità di fuga dalla torre in cui è tenuta prigioniera. Flynn e la sua singolare compagna d'avventura saranno i protagonisti di una delle favole più “intrecciate” mai raccontate!

Di “licenze di riadattamento” la Disney se ne era prese parecchie già con "Aladdin", ma con “Rapunzel” supera se stessa. Del resto se la fiaba dei fratelli Grimm ripresa
anche da Calvino ("Prezzemolina") non era mai stata trasposta in cartoon
un motivo c'è – e non è, come ci hanno fatto credere, la difficoltà di
“gestire” tutti quei capelli o il fatto che raccontare di una fanciulla
sempre chiusa in una torre risulti troppo statico. La verità è che la
favola originaria narra di rapporti prematrimoniali apertamente, di un
parto gemellare prima del matrimonio, e di isolamento per la vergogna.
La fiaba affonda le sue radici nel mito greco di Danae e, anche saltando
il rapporto clandestino del principe con Raperonzolo, si sarebbe
comunque potuto restare più fedeli al racconto. L'unico aspetto che
invece la casa di Topolino mantiene, per giunta esasperandolo, è la
metafora della genitrice iperprotettiva, ma lo falsifica con il mito
della magia e della promessa di eterna giovinezza e beltà.
Sicuramente il divertimento non manca, più per i grandi che per i
piccini, dal momento che la Disney non solo non rispetta le fiabe, ma
non ha più il fegato di correre i suoi rischi e di raccontare un sogno,
quello di incontrare un principe che sposi la fanciulla, riducendo così
il target alle sole bambine. Ecco allora che il principe
diventa un manigoldo, quella con la “dote” è Rapunzel e tanta azione si
sprigiona durante il loro viaggio – almeno anche i maschietti potranno
guardarlo e identificarsi nel desiderio malsano di voler fare tanti
soldi. E non è che questa Rapunzel bondage dai piedi sempre nudi si
presti a meno doppi sensi rispetto a quella che riceveva le visite del
principe di notte, di nascosto dalla matrigna. E il sogno, se non è più
quello di incontrare un uomo, si riduce al voler vedere dal vivo delle
lanterne. Della serie: punta in basso, ragazzina.
Poco da dire dal punto di vista tecnico: le location sono dettagliate, il 3D è luminosissimo e qualche tecnologia è stata infilata a forza (rottura della diga e
gestione di galloni e galloni d'acqua), peccato per i personaggi,
talmente stilizzati da risultare poco espressivi. E sarà meglio
sorvolare sul pessimo doppiaggio di Laura Chiatti.
Certo, adesso chi non vorrebbe avere un camaleonte come animaletto
personale – o in alternativa un vecchietto beone vestito da Cupido?
Se preso come film animato, “Rapunzel – L'intreccio della torre” è lontano dal capolavoro, ma è comunque un prodotto ben confezionato.
Però non è la favola dei fratelli Grimm, e se gli fosse stato dato un
altro titolo, allora si serebbe forse potuto apprezzare. Mantenere un
titolo e raccontare tutt'altro, invece, è come il brutto "King Arthur" di Fuqua. Aspettiamo che qualcuno porti sullo schermo la fiaba di Raperonzolo. La Disney non lo ha ancora fatto.