Blood Story

Blood Story - Locandina

Owen è un ragazzino che viene costantemente tormentato dai bulli a scuola, e si sente un outsider. Un giorno, fa conoscenza con Abby, la sua nuova vicina di casa. Una ragazzina strana e diversa, come lui. Ma sotto c'è ben di più: Abby è in realtà una vampira...

VALUTAZIONE FILM.IT
TITOLO ORIGINALE
Let Me In
GENERE
NAZIONE
Stati Uniti
REGIA
CAST
DISTRIBUZIONE
Filmauro
DURATA
115 min.
USCITA CINEMA
30/09/2011
ANNO DI DISTRIBUZIONE
2011

Bastano un paio di minuti per superare quella sensazione di scetticismo che ci allontana dal remake istantaneo di “Lasciami entrare”. Quelle prime sequenze iniziali dalle quali è chiaro che Matt Reeves – regista che già aveva lasciato il segno con “Cloverfield” – ha ancora tanto talento nel suo serbatoio creativo.

Grazie alla sua passione per il film di Tomas Alfredson e per il romanzo di John Lindqvist (edito in Italia da Marsilio), Reeves mette in scena un remake che sta all'originale come “Vanilla Sky” stava ad “Apri gli occhi”: raccontando la medesima storia, con scene che si susseguono più o meno nello stesso ordine (ad eccezione dell'apertura del film), il regista riesce a trovare una sua strada narrativa elaborando anche sequenze sorprendenti.

Blood Story” è un film che cerca di essere meno freddo del precedente e puntare più sul ritmo, tagliando diverse sottotrame come le varie storie del vicinato che vengono semplificate. È anche merito di un cast in stato di grazia tra giovani talenti e celebri caratteristi come Richard Jenkins ed Elias Koteas perfetti per far schizzare in alto il termometro della tensione.

E se gli effetti speciali in digitale usati per gli agguati vampireschi non convincono del tutto, sequenze come l'incidente stradale filmato in soggettiva dall'interno di un'auto lasciano a bocca aperta. Rimanendo comunque contrari ai remake istantanei, diamo una possibilità a “Let Me In” (questo il titolo originale), rifacimento che da operazione commerciale (perfetta per un'audience americana sempre più stanca di sforzarsi a leggere i sottotitoli) si trasforma in una pellicola girata con talento e sincerità.

Matt Reeves si confronta col materiale originale come se stesse adattando Shakespeare (tant'è che il bardo viene citato costantemente nel corso del film) e strizza anche l'occhio allo Spielberg più dark, raccontando quanto l'infanzia possa essere dolorosa, senza però negarci tensione ed emozioni.

di Pierpaolo Festa