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Stasera in TV, 8 ottobre: Non è per tutti la vampira bambina di Lasciami entrare

È già di culto la storia dolorosa e violenta della piccola protagonista dell'horror svedese del 2009, un fenomeno inutilmente imitato

08.10.2016 - Autore: Mattia Pasquini (Nexta)
Niente a che vedere con l'anomalo remake 'speculare' di Matt Reeves con Chloë Moretz, Blood Story (Let Me In), il film con cui Tomas Alfredson adattò l'omonimo romanzo di John Ajvide Lindqvist (anche autore della sceneggiatura) resta una perla della cinematografia scandinava e di genere. Purtroppo non avremo più il piacere di scoprirlo e vederlo per la prima volta, ma ogni passaggio televisivo comporta la possibilità che altri possano vivere questa gioia. A patto di non confondersi, e di non perdersi la visione di Lasciami entrare (Let the Right One In).

Il film. 1981. A Blackeberg, quartiere degradato alla periferia ovest di Stoccolma, il ritrovamento del cadavere completamente dissanguato di un ragazzo segna l'inizio di una lunga scia di morte. Sembrerebbe trattarsi di omicidi rituali, ma c'è anche chi pensa all'opera di un serial killer. Mentre nel quartiere si diffonde la paura, il dodicenne Oskar, affascinato dalle imprese dell'assassino, gioisce segretamente sperando che sia finalmente giunta l'ora della rivalsa nei confronti dei bulletti che ogni giorno lo tormentano a scuola.



Dietro le quinte. Noto a molti, il titolo si riferisce al fatto che - secondo il mito - i vampiri abbiano bisogno di essere 'invitati' a entrare in casa di qualcuno, come si vede anche nel film, quando Eli va a casa di Oskar. E dire che sia il regista sia l'autore ammisero di non amare, né di esser particolarmente interessati, ai vampiri… termine che per altro, in tutto il film, viene pronunciato solo due volte. Mai, invece, si esplicita l'età della piccola protagonista - per quanto lo stesso Oskar gliela chieda due volte - che dovrebbe avere intorno ai 300 anni. Tornando al film, nel quale vale la pena notare che ogni scena contiene il colore rosso o arancione (chiaramente riferito al colore del sangue), per quanto sia ambientato a Blackeberg, un sobborgo di Stoccolma, venne girato principalmente e Luleå, nel nord della Svezia, dove c'erano le giuste condizioni climatiche, quanto a neve e freddo.

Perché vederlo. Una non frequente declinazione del tema vampiresco e un inusuale trattamento di quello della diversità, bambini annessi, con buona pace della correttezza politica e di determinati canoni cui possiamo essere abituati. La non prevedibilità di alcuni sviluppi e la resa essenziale - per colore e calore, senza scadere nell'estetizzato - di quelli più attesi fanno comunque di questo film un piccolo gioiello. Forse non un modello, ma certo un riferimento, come dimostrano la serie tv appena annunciata e il 'quasi instant' remake di Blood Story (Let Me In), con il quale il confronto è impietoso, per quanto non da disdegnare. Le atmosfere nordiche hanno certo molta 'responsabilità' relativamente al risultato finale, per rarefazione, solitudine e senso di sofferenza. Ma tra frustrazioni, bullismo, affetto sincero e interessato e ambiguità di ruoli, sono molti i livelli nei quali si può andare a scavare durante e dopo la visione, meglio se ripetuta, di Lasciami entrare (Låt den rätte komma in).



La scena da antologia. L'incontro nella neve, la passeggiata sulla facciata dell'ospedale? Meglio ancora la scena della piscina. Un prefinale che lascia aperte molte ipotesi su quello che possa essere in realtà il rapporto tra Eli e Oskar, o quello che potrebbe diventare dopo l'assenza forzata del 'vecchio' Hakan. In ogni caso una scena coerente con il tono del resto del film, composta di empatizzazione, ellissi e barbara violenza, per quanto fuori scena.

I Premi. Una pioggia di nomination e di vittorie (principalmente per Tomas Alfredson) per uno dei film più belli e sorprendenti del 2009, almeno secondo associazioni di categoria, indie awards e premi nazionali. Tra i vari - oltre al Best Narrative Feature del Tribeca Film Festival - si segnalano gli Scream e Fangoria Awards che gli appassionati del genere ben conoscono, come quello di Neuchâtel o il Méliès d'oro. Dall'Italia arrivarono anche il Premio Gianni Di Venanzo 2009 per la Miglior fotografia straniera e i due Premi Italia Sceneggiatura come Migliore sceneggiatura originale internazionale a John Ajvide Lindqvist e Migliori dieci film a Carl Molinder e John Nordling.

Dove e quando. Alle 23.05 su Rai Movie, canale 24 del digitale terrestre e 14 della piattaforma satellitare TivùSat.