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Westworld, la seconda stagione si conclude con un finale spettacolare e ambizioso (La recensione)

(ATTENZIONE, QUALCHE SPOILER) Molte domande trovano risposta, altre vengono poste negli ultimi minuti di un episodio che chiude la stagione con grandi colpi di scena

Westworld

25.06.2018 - Autore: Marco Triolo
Ambizione. È questa la parola d'ordine del finale di stagione di Westworld. Un'ambizione talmente vasta da finire, alle volte, per schiacciare sotto il suo peso la comprensibilità dell'episodio (e della serie, in generale). Westworld si è sempre mosso come una serpe tra colpi di scena, timeline, ribaltamenti continui. Contiene i pregi e i difetti maggiori della poetica dei Nolan (qui Jonathan, ma non fa grande differenza): il gusto per ottimi twist narrativi, ma purtroppo anche a scapito della coerenza e senza troppa cura per i dettagli.
 
Ci sono parecchie svolte, nella serie e in questo finale, che vanno accettate dando per scontato che, “siccome i protagonisti sono robot”, possano fare un po' tutto quello che vogliono. E questo è un peccato perché va a cozzare con una mitologia costruita meticolosamente con grande dispendio di mezzi e pignoleria (altra caratteristica nolaniana).



LEGGETE QUI LA RECENSIONE DELLA PRIMA PARTE DELLA STAGIONE.
 
Ma sono bazzecole quando ci si trova ad ammirare l'affresco di Nolan e Lisa Joy. Insieme, hanno preso Il mondo dei robot di Michael Crichton e lo hanno lentamente trasformato in qualcos'altro. Il film era un semplice racconto ammonitorio incentrato sugli umani in fuga dalla rivolta delle macchine. La serie è invece una riflessione su autocoscienza e libero arbitrio, su cosa significhi realmente essere umani, oltretutto vista principalmente dal punto di vista delle macchine. Hanno idee diverse, prendono schieramenti diversi, fanno scelte a volte incondivisibili, ma non possiamo non metterci nei loro panni. È anche una parabola sulla liberazione dalle catene della schiavitù affidata a categorie – donne, minoranze etniche – ancora oggi in lotta per la parità dei diritti. È, insomma, una metafora dell'America odierna, come quasi tutte le storie americane.
 
Ma è anche grande fantascienza. È avventura. È quasi disperatamente aggrappata a un'idea di se stessa come serie intellettuale e autoriale ma è, allo stesso tempo, intrattenimento di prim'ordine. La voglia degli autori di mescolare continuamente le carte a volte infastidisce, sa di forzata superiorità e sfoggio di bravura, al punto che non sempre i colpi di teatro atterrano in piedi (vedere la rivelazione sulla vera identità di Bernard nella prima stagione, davvero troppo stiracchiata anche se indubbiamente affascinante). Ma quando lo fanno non ce n'è davvero per nessuno nella televisione attuale.



CONFERMATA LA TERZA STAGIONE DI WESTWORLD.
 
L'àncora per farci digerire anche i momenti più sopra le righe sono gli attori. Nolan e Joy hanno messo insieme un cast eccellente, su tutti uno stratosferico Jeffrey Wright. Il suo Bernard è allo stesso tempo gelido esecutore e cuore della battaglia interiore dei robot. Evan Rachel Wood non ha avuto grande spazio per brillare in questa stagione, ma il suo passaggio da eroina a villain (o anti-eroe) è così ben sfumato da avvincere. Ed Harris, Thandie Newton e Tessa Thompson rendono davvero difficile il compito di staccare loro gli occhi di dosso. Anthony Hopkins è incredibilmente controllato ed efficace.
 
E ora, qualche SPOILER...
 
Ci ritroviamo, così, a un finale con qualche difetto – la raffigurazione del “paradiso dei robot” è ridicolmente patinata, e quel continuo passaggio dal 16:9 al widescreen una scelta estetica di grana grossissima – ma che non cessa mai di stupire. La doppia timeline arriva a convergere nella parte finale e scopriamo quanto Bernard sia una figura ben più centrale di quello che pensavamo nello svolgersi degli eventi. C'è tempo anche per un ultimo urrà di Anthony Hopkins e per una scena post titoli di coda che lascia di stucco. Anche questo, come tanto di ciò che vediamo nella serie, è un trucco: no, William/Uomo in Nero non è un robot, almeno non quello che abbiamo visto nelle due stagioni passate. Come ha spiegato Lisa Joy, quella scena si svolge molto avanti nel futuro, una timeline a cui forse arriveremo se HBO concederà agli autori tante stagioni.

 
Ciò che conta, ora, è che il mondo di Westworld diventerà molto più grande nella terza stagione, con Bernard, Dolores e un “host” non meglio identificato nel corpo di “Charlotte Hale” finalmente liberi nel mondo reale. Ora, la vera domanda è: come sarà questo mondo reale? Sarà il nostro, oppure una versione distopica, un futuro in cui tutto è andato a rotoli? E scopriremo mai gli altri parchi Delos ancora rimasti avvolti nel mistero, o dove si situi fisicamente Westworld? Attendiamo, come sempre, fiduciosi.