Se esistesse un premio per la migliore imitazione di Nanni Moretti, Kim Rossi Stuart lo vincerebbe a mani basse solo grazie ai primi venti minuti di Tommaso, la sua opera seconda che l’attore e regista ha presentato alla Mostra di Venezia. L’esplorazione della psiche tormentata di un attore frustrato, incapace di relazionarsi con l’altro sesso e reso freddo e nevrotico dalla vita e dal “retaggio famigliare” (come ha spiegato Rossi Stuart alla stampa), strizza più di un occhiolino – non si sa quanto consapevole – al cinema e alle tipiche caratterizzazioni dei personaggi di Moretti. Non solo nella mimica e nell’abbigliamento, non solo nel look barbuto, ma persino nel timbro e nella cadenza della voce, tutto si combina per creare un protagonista alienato, puntiglioso, irresistibilmente antipatico e fuori dal tempo, come sono sempre gli antieroi morettiani.
La cosa è talmente smaccata da rovinare la prima parte del film, ma poi il riferimento diventa meno esplicito a mano a mano che Tommaso palesa sempre di più le sue difficoltà comunicative e le sue insicurezze. Se c’è una cosa che unisce i protagonisti di Moretti è il loro essere fieramente certi delle loro posizioni al di là di ogni evidenza contraria, mentre Tommaso è un insicuro, e in questo ricorda anche, con le dovute pinze, i personaggi di Woody Allen.
La regia di Kim Rossi Stuart è totalmente al servizio della storia e dei personaggi, ovvero Tommaso e le sue donne, con cui è impegnato in relazioni tormentate dagli esiti disastrosi: Jasmine Trinca, Cristiana Capotondi e Camilla Diana fanno un buon lavoro di caratterizzazione e sono ben dirette, ma è la terza a rubare la scena con la sua sessualità carica e dirompente. Salvo qualche breve sprazzo di messa in scena, concentrato esclusivamente nei brevi ma intensi sogni di Tommaso, la regia è dunque “invisibile” come nella tradizione di questi film. La scrittura è più stilizzata, mette in bocca al protagonista battute “morettiane” e raggiunge l’apice nel tratteggio del complesso personaggio della Diana, Sonia, una gatta seduttrice dal carattere elusivo e indecifrabile.
Tommaso, in sostanza, si fa guardare, procede dritto per la sua strada e mantiene saggiamente una struttura semplice e comprensibile, senza tentare voli pindarici. Ma per questo motivo a stento lascia il segno dopo la visione.
In uscita l’8 settembre, Tommaso sarà distribuito nelle sale da 01.
Film.it è come ogni anno in prima linea alla Mostra di Venezia. Seguite il nostro speciale.
La cosa è talmente smaccata da rovinare la prima parte del film, ma poi il riferimento diventa meno esplicito a mano a mano che Tommaso palesa sempre di più le sue difficoltà comunicative e le sue insicurezze. Se c’è una cosa che unisce i protagonisti di Moretti è il loro essere fieramente certi delle loro posizioni al di là di ogni evidenza contraria, mentre Tommaso è un insicuro, e in questo ricorda anche, con le dovute pinze, i personaggi di Woody Allen.
La regia di Kim Rossi Stuart è totalmente al servizio della storia e dei personaggi, ovvero Tommaso e le sue donne, con cui è impegnato in relazioni tormentate dagli esiti disastrosi: Jasmine Trinca, Cristiana Capotondi e Camilla Diana fanno un buon lavoro di caratterizzazione e sono ben dirette, ma è la terza a rubare la scena con la sua sessualità carica e dirompente. Salvo qualche breve sprazzo di messa in scena, concentrato esclusivamente nei brevi ma intensi sogni di Tommaso, la regia è dunque “invisibile” come nella tradizione di questi film. La scrittura è più stilizzata, mette in bocca al protagonista battute “morettiane” e raggiunge l’apice nel tratteggio del complesso personaggio della Diana, Sonia, una gatta seduttrice dal carattere elusivo e indecifrabile.
Tommaso, in sostanza, si fa guardare, procede dritto per la sua strada e mantiene saggiamente una struttura semplice e comprensibile, senza tentare voli pindarici. Ma per questo motivo a stento lascia il segno dopo la visione.
In uscita l’8 settembre, Tommaso sarà distribuito nelle sale da 01.
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